di Glauco D’Agostino
La notizia ha dell’incredibile. L’ex casalinga Ursula Albrecht, che, in sfida alle tendenze femministe occidentali, si fa chiamare col cognome del più titolato marito, von der Leyen, e fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso si nascondeva sotto il nome Rose Ladson, il cognome della sua bisnonna della Carolina del Sud, sfida, secondo un insano delirio di onnipotenza, l’autorità della Chiesa Ortodossa Russa, sanzionando il Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie Kirill.
Non c’è limite all’impudicizia degli arrivisti politici e degli scalatori sociali, specie se non hanno mai dovuto lottare per un ideale e si nascondono sotto le insegne di un partito cristiano senza conoscere né i fondamenti religiosi né la storia della Cristianità. Vorrei sottolineare che la famiglia del Patriarca annovera un prelato rinchiuso nel gulag delle Isole Solovetskij e che l’insulto della sanzione offende centinaia di milioni di Ortodossi che hanno subito le vessazioni di un regime ateo-comunista mentre la Ursula faceva la “fiesta” democratica negli Stati Uniti. Le sue liste di proscrizione emulano quelle sovietiche del peggiore Stalin e legittimano una resistenza democratica contro queste imposizioni anti-storiche.
La pur volenterosa Ursula, mai all’altezza dei compiti che le sono stati affidati, non capisce la mancanza di legittimità, l’inopportunità diplomatica nell’attaccare un leader religioso della valenza del Patriarca Kirill e, soprattutto, la disparità di livello culturale e di leadership che la separa dal Primate della Chiesa Ortodossa Russa.
Il tentativo è chiaro. Quello di coinvolgere istituzioni religiose entro un conflitto che riguarda Stati secolari e loro inconfessabili interessi geo-politici e discriminatori. Niente a che fare con finalità religiose che, in ogni caso, riguardano le sensibilità dei fedeli nel loro rapporto con le rispettive istituzioni di rappresentanza simbolica. Le istituzioni nazionali, quelle economico-commerciali (come l’Unione Europea) e quelle politico-militariste non possono interferire con gli affari religiosi proprio in virtù della separazione tra poteri laici e quelli religiosi. La Albrecht viola impunemente questi principi e istiga all’odio religioso per mascherare la propria manifesta incapacità di gestire questioni complesse che investono, invece, le sue competenze politico-burocratiche interne all’Unione. Persino la politica estera le è preclusa e gli atteggiamenti del suo presunto Alto Rappresentante (un “funzionario”, secondo quanto espresso da qualche autorevole Capo di Stato) non riflettono le posizioni dei membri dell’Unione, che mai hanno delegato tale funzione.
Credo che la parola passi, sul piano politico, al partito di appartenenza della Ursula, l’Unione Cristiano-Democratica di Friedrich Merz, e al Partito Popolare Europeo del polacco Donald Tusk, i quali devono subito esprimersi se condividono le posizioni estremiste della Albrecht sulle sanzioni personali da infliggere al Patriarca Kirill e se non sia il caso di censurare il comportamento dell’improvvisata statista.
Questi atteggiamenti osceni spingono verso guerre di religione che mascherano le nefandezze di nazionalismi laico-integralisti attualmente in auge. È evidente che sono in atto tentativi di delegittimare i già difficili colloqui di pace esistenti o in progress, tentativi i cui esiti potrebbero configurarsi come crimini contro la pace e i cui mandanti potrebbero essere incriminati dai competenti organi giudiziari internazionali.
Non solo gli Ortodossi, ma tutti gli uomini di buona volontà offrono la loro solidarietà a Sua Santità il Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie Kirill per questo infame oltraggio alla sua figura personale, religiosa e istituzionale.