Elaborazione da fonti: Le Parisien, 10.01.2014, 17h08 e Deutsche Welle
Mehdi Jomaa (nella foto), 51 anni, è stato ufficialmente nominato venerdì nuovo Primo Ministro della Tunisia. È stato incaricato di formare un gabinetto di indipendenti e condurre il Paese alle elezioni di quest’anno. “Farò tutto quanto in mio potere per affrontare le sfide, superare gli ostacoli e riportare stabilità e sicurezza in Tunisia” ha detto Jomaa.
Dopo le dimissioni giovedì del Primo Ministro islamista ‘Alī Larayedh, il Presidente Munṣif al-Marzūqī, secondo la procedura, aveva incaricato Rached Ghannouchi, leader del partito islamista Ḥizb an‐Nahḍa, maggioritario nell’Assemblea Costituente, di sottoporgli una candidatura.
La designazione di Mehdi Jomaa, Ministro uscente dell’Industria e sconosciuto al grande pubblico, è stata acquisita, in realtà, da metà dicembre, a seguito di un accordo tra l’opposizione e gli islamisti al potere. Il successore di Larayedh avrà 15 giorni di tempo per presentare la sua squadra. Dovrà poi ottenere la fiducia dell’Assemblea Nazionale Costituente.
La stampa ha sottolineato che il futuro Primo Ministro si insedia su un terreno minato, soprattutto sul piano sociale. L’ex Capo del governo ha sospeso giovedì una serie di nuove tasse sui trasporti che hanno innescato un’ondata di violente proteste nel Paese, in particolare nelle regioni interne svantaggiate, motore della rivoluzione del 2011. Il nuovo governo dovrà affrontare sfide, tra cui il contenimento dell’influenza dei jihādisti militanti e l’attuazione di riforme economiche volte a contrastare la disoccupazione, una povertà cronica e l’inflazione.
L’uscita dalla crisi richiede anche l’adozione della Costituzione, che la classe politica si è impegnata ad approvare prima del 14 gennaio, terzo anniversario della rivolta che ha lanciato la Primavera Araba e ha scacciato dal potere il regime di Zine el-Abidine ben Ali. Tra le polemiche i lavori della Costituente sono stati rallentati, così venerdì, dopo una settimana di esame del progetto articolo per articolo, gli eletti hanno rivisto circa un terzo del testo e quindi il calendario annunciato sembra difficile da mantenere. “Lavoriamo giorno e notte” ha osservato giovedì sera Muṣṭafā ben Jaʿfar, Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente.