Tchad-Sudan – Ucciso alla frontiera capo di una fazione islamista del Darfur

Elaborazione da fonte: Radio Dabanga, 13 May

Moḥamed Bashar Aḥmed, leader di una fazione secessionista del movimento islamista Ḥarakat al-ʿAdl wal-musāwāḥ (Movimento Giustizia e Uguaglianza), e il suo vice Suleyman Arko, sono stati uccisi domenica scorsa durante un attacco nei pressi del confine tra Tchad e Sudan. Bashar stava tornando in Darfur da N’Djamena, la capitale del Tchad, prima di andare a Kharṭūm per l’attuazione di un accordo di pace firmato con il governo sudanese a Doha il 6 aprile scorso.

Notizie contrastanti sulle circostanze dell’attacco sono state diffuse dalle due fazioni del Movimento, la corrente principale accusata di avere sferrato l’attacco mortale, e la fazione cha fa capo a Moḥamed Bashar. In un rapporto del Sudan Tribune, Nahar Osman, consigliere di Bashar, ha detto che più di 30 veicoli ribelli hanno attaccato il convoglio di Bashar a Pamina, in Tchad, quattro chilometri dal confine con il Sudan. Secondo Osman, Bashar e la sua delegazione non avevano alcuna scorta militare e il suo gruppo era stato accompagnato alla frontiera da un solo agente di sicurezza del Tchad. Ha aggiunto che 10 persone sono morte durante l’attacco, tra cui i due leader, il responsabile tchadiano della sicurezza e due allevatori che erano nei pressi della zona al momento dell’attacco. Osman ha ribadito che il gruppo scissionista continuerà ad impegnarsi per il processo di pace, nonostante gli attacchi che hanno ucciso i compagni.

L’11 settembre 2012 una fazione scissionista del Movimento aveva annunciato la sua separazione dal principale gruppo ribelle del Darfur, accusandolo di essere diventata un’organizzazione di parte e di non essere più trasparente. In risposta, Jibril Adam Bilal, portavoce del Movimento Giustizia e Uguaglianza, aveva detto che questi nuovi sviluppi non dovrebbero influenzare il Movimento e aveva promesso di continuare a combattere contro il Partito del Congresso Nazionale del Presidente ‘Omar el-Bashir. Pochi mesi dopo Moḥamed Bashar Aḥmed firmava con il governo sudanese il documento di Doha, in Qatar, per la pace in Darfur. Il documento di Doha disciplina i rapporti tra il governo sudanese e i gruppi armati del Darfur che hanno abbandonato la ribellione. Ancor prima, un accordo di pace era stato firmato a metà del 2011 da parte del Movimento di Liberazione e Giustizia, guidato da Tijani Sese.

Un portavoce del ramo principale del Movimento ha detto a Radio Dabanga che sono stati catturati 20 ribelli di Bashar, ma di non poter ancora confermare la cifra esatta delle vittime, perché l’attacco è avvenuto di notte e i 20 prigionieri devono ancora essere interrogati. Ha sostenuto che le loro forze hanno respinto un attacco da parte del gruppo scissionista nella città di Tina, nel nord del Darfur, non lontana dal confine con il Tchad e “controllata” dai ribelli. Inoltre, ha detto che il gruppo è giunto a N’Djamena da Doha e che è entrato domenica scorsa in Sudan attraverso il Darfur “con 30 veicoli 4×4, carichi di armi e attrezzature militari”. “I prigionieri – ha aggiunto – non saranno trattati come prigionieri di guerra secondo il diritto internazionale, ma come traditori; saranno oggetto di indagine, e poi sottoposti a un processo equo da parte del Movimento”. Infine, ha ribadito che “il Movimento Giustizia e Uguaglianza è un movimento politico armato. Il suo obiettivo dall’indipendenza del Sudan nel 1956 è stato quello di rappresentare i diritti degli emarginati “.

A nome del governo, il Servizio di Sicurezza e il Ministero degli Esteri sudanese hanno rilasciato una dichiarazione che condanna “l’assassinio a sangue freddo dei due leader”. La dichiarazione descrive l’incidente come “un atto di terrorismo che mina il processo di pace ed è un crimine”. Il governo del Tchad non ha ancora commentato l’accaduto.

Al Movimento Giustizia e Uguaglianza è stata attribuita l’uccisione lo scorso aprile di Saleh Moaḥmed Jerbo, Vice Comandante Generale della fazione secessionista, durante gli scontri nella zona remota di Furawiyya, nel Nord Darfur, ma il Movimento “non è stato in grado di confermarne o smentirne la morte”. Jerbo era stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale per il presunto omicidio nel 2007 di 12 caschi blu dell’African Union – United Nations Hybrid Operation in Darfur (UNAMID) e il suo processo era stato fissato per il 5 Maggio 2014. Ma, secondo quanto riferito, il giudice deve avere la prova della sua morte prima che il caso decada.

In una dichiarazione del 13 maggio scorso il Capo dell’UNAMID Moḥamed ibn Chambas ha condannato “nei termini più forti l’attacco criminale del 12 maggio, che ha portato all’uccisione di Moḥamed Bashar e un certo numero di suoi colleghi”. Chambas ha detto che questo gruppo aveva “chiaramente indicato la sua preferenza per una soluzione pacifica del conflitto nel Darfur” ed ha esortato tutte le parti coinvolte nel conflitto in Darfur, e in particolare i movimenti armati non firmatari, a cessare le ostilità, rispettare il diritto internazionale umanitario e impegnarsi pienamente nella soluzione pacifica del conflitto.

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