di Jamal Ismail
Editor’s note
Islamic World Analyzes, by introducing the following article (Italian version), intends stressing its stance on the subject that has proposed several times as, while opposing to the war propaganda embraced by almost all international political analysts, it defended the need to deem the Tālibān as important players in the intricate Afghan political landscape and the process of appeasement among factions fighting each other, not as a terrorist force as the trivial bang the drum for campaign wished to spread worldwide (see for example: https://www.islamicworld.it/wp/afghan-taliban-territorial-and-social-rooting-that-bothers-usa/; https://www.islamicworld.it/wp/iwa-monthly-focus-19/; https://www.islamicworld.it/wp/taliban-afghani-obama-e-karzai-a-favore-dellistituzione-di-una-rappresentanza-in-qatar/).
It is obvious you cannot negotiate with terrorists. So now?
These events should serve as a warning to all the institutional entities (States, international organisations, etc.) that have been accomplices of tactics and strategies to meet outlying particular national interests having nothing to do with the worldwide people’s benefit or the human rights.
Of course, peace is still far away, and the Tālibān are not without faults, but very few analysts have made the effort of studying the origin of conflicts and responsibilities on the field, instead siding uncritically in favour of one party (uprooted from the problems of the area) realistically sponsoring their revenues of a position.
Lasting peace is gained with the consent of local people, but also with the support of involved regional powers, certainly not by force of weaponry and the fiction of “democratic” occupying regimes!
N.B.: The choice of photos is the responsibility of Islamic World Analyzes.
Nota dell’editore
Islamic World Analyzes, nel presentare questo articolo tradotto in Italiano, intende sottolineare la propria posizione sull’argomento presentata più volte quando, in opposizione alla propaganda di guerra abbracciata da quasi tutti gli analisti di politica internazionale, ha difeso la necessità di considerare i Tālibān come importanti attori nel complesso panorama politico afghano e nel processo di pacificazione delle fazioni in lotta tra di loro, non come forza terrorista, così come la volgare campagna pubblicitaria bellica ha voluto diffondere in tutto il mondo (vedi ad esempio: https://www.islamicworld.it/wp/afghan-taliban-territorial-and-social-rooting-that-bothers-usa/; https://www.islamicworld.it/wp/iwa-monthly-focus-19/; https://www.islamicworld.it/wp/taliban-afghani-obama-e-karzai-a-favore-dellistituzione-di-una-rappresentanza-in-qatar/).
È ovvio che con i terroristi non si tratta. E dunque adesso?
Queste vicende dovrebbero servire da monito per tutte quelle entità istituzionali (Stati, organismi internazionali, ecc.) che si sono fatte complici di tattiche e strategie volte a soddisfare interessi particolari nazionali esterni che nulla hanno a che fare con il bene comune planetario né tantomeno con i diritti dell’Umanità.
Certo, la pace è ancora lontana e i Tālibān non sono esenti da colpe, ma ben pochi analisti hanno fatto lo sforzo di studiare l’origine dei conflitti e le responsabilità sul campo, schierandosi invece acriticamente a favore di una parte (avulsa dai problemi dell’area) che verosimilmente sponsorizzava le loro rendite di posizione.
Una pace duratura si conquista con il consenso delle popolazioni locali, ma anche con il supporto delle potenze regionali interessate, non certo con la forza delle armi e la finzione di regimi “democratici” di occupazione!
N.B.: La scelta delle foto è responsabilità di Islamic World Analyzes.
Libera traduzione da: Asharq al-Awsat, 2 January, 2019, 11:30
I Tālibān afghani hanno confermato l’invio di una delegazione a Tehrān per discutere il futuro ritiro delle truppe straniere dall’Afghanistan e la questione della sicurezza e stabilità regionali.
«La delegazione ha visitato Tehrān per condividere con funzionari iraniani le opinioni dei Tālibān sullo scenario “post-occupazione” e sull’instaurazione di pace e sicurezza in Afghanistan e nella regione», ha detto Ẕabīḥullāh Mujāhid, portavoce dei Tālibān, in una dichiarazione che riflette una crescente fiducia tra i Tālibān per un’uscita a breve degli Stati Uniti dall’Afghanistan.
Questa è la seconda delegazione talebana a visitare l’Iran dopo una serie di colloqui sulla pace afghana svoltisi circa due settimane fa ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Mujāhid non ha rivelato alcun dettaglio sui membri talebani che hanno visitato Tehrān e incontrato funzionari iraniani.
Delegazioni talebane che ammettono pubblicamente di aver visitato l’Iran sono un indicatore di relazioni sempre più calorose tra il movimento ultraconservatore afghano e il sistema guidato dai religiosi a Tehrān. In precedenza l’Iran aveva attivamente negato di aver ospitato qualsiasi delegazione legata al gruppo.
Il cambio iraniano di politica è avvenuto pochi giorni dopo che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva annunciato piani per sgomberare le truppe dall’Afghanistan.
Tehrān, minacciata dalla presenza americana nel vicino Afghanistan, un Paese con il quale condivide un confine terrestre che si estende per circa 960 km, ha attivamente fatto ricorso al sostegno e armamento dei Tālibān. Washington ha accusato a lungo Tehrān di rifornire il gruppo armato con mine anticarro e carri armati per colpire le forze USA in Afghanistan.
In un’altra nota il Generale Scott Miller, che comanda le forze USA e la missione non da combattimento [in teoria, vista l’autorizzazione del Presidente Obama alle truppe USA a partecipare attivamente ai combattimenti, N.d.T.] a guida NATO Sostegno Risoluto (RS) in Afghanistan [iniziata il 1º gennaio 2015 dopo la fine della missione ISAF, N.d.T.], ha ribadito la necessità di una soluzione politica per porre fine al conflitto.
“Colloqui di pace [sono] a portata di mano, gli attori regionali premono per la pace, i Tālibān parlano di pace, il governo afghano parla di pace”, ha detto Miller a decine di soldati NATO riuniti nel Quartier Generale della RS a Kabul.
“Finché i Tālibān vogliono combattere, combatteremo”, ha detto il Colonnello David Butler, portavoce delle forze USA in Afghanistan.
Ha aggiunto che il 2019 porterà un’opportunità unica per la pace nel Paese, che è stato in guerra a intermittenza per quasi 40 anni da quando i guerriglieri afghani sostenuti dagli Stati Uniti hanno combattuto per respingere le forze dell’Unione Sovietica alla fine degli anni ’70.