Elaborazione da fonte: Al Jazeera, 07 Nov 2013, 10:15
Secondo la Commissione Elettorale Centrale del Tadzhikistan (CEC), il Presidente Emomalj Rakhmon, 61 anni (nella foto una sua gigantografia), ha ottenuto un nuovo mandato settennale nelle elezioni di mercoledì 6 novembre, ricevendo l’83,1 % dei voti dopo che tutte le schede sono state scrutinate. La CEC ha detto che la partecipazione alle elezioni è stata dell’86,6 %.
Rakhmon, che ha aumentato il numero e la durata del suoi mandati modificando la Costituzione attraverso un referendum, è al timone del più povero Paese ex-sovietico dal 1992 e nelle precedenti elezioni del 2006 aveva ottenuto il 79 % dei voti. Secondo la Costituzione il suo prossimo mandato deve essere l’ultimo.
Ha corso contro cinque candidati poco noti e in gran parte leali, dopo che era stato eliminato il suo unico serio avversario in rappresentanza dell’opposizione. I cinque candidati che gareggiavano contro Rakhmon erano virtualmente sconosciuti anche all’interno del Paese, con quasi nessuna possibilità di vittoria.
Il candidato rivale potenzialmente più significativo, l’avvocato dei diritti della donna Oinikhol Bobonazarova, 65 anni, del Partito della Rinascita Islamica del Tadzhikistan di opposizione moderata, non è riuscito a restare in gara, dopo che per un soffio aveva mancato il numero di firme necessarie per registrare la propria candidatura. Bobonazarova aveva raccolto solo 202.000 delle 210.000 firme necessarie, che equivale al 5 % dell’elettorato, una carenza del suo partito accusato di molestie sui suoi attivisti da parte delle autorità locali durante la campagna di raccolta firme. Il portavoce del suo partito ha confermato che il Partito della Rinascita Islamica non avrebbe partecipato alla competizione elettorale e avrebbe dato le proprie valutazioni dopo le elezioni.
Un altro importante partito di opposizione, il Partito Social-Democratico, aveva annunciato il boicottaggio delle elezioni a causa di “violazioni della Costituzione, falsificazioni organizzate e la mancanza di democrazia e trasparenza”.
I critici dicono che Rakhmon stia affrontando crescenti tensioni sociali nel Paese musulmano sunnita, dove circa la metà degli otto milioni di abitanti vive in povertà. Dipende dalle rimesse di oltre un milione di tadzhiki che lavorano in Russia, costituendo quasi la metà del PIL nazionale. Inoltre si trova sull’itinerario del traffico di eroina dall’Afghanistan verso la Russia e l’Europa.
Il Tadzhikistan potrebbe dover affrontare minacce alla sua sicurezza da parte di gruppi armati del vicino Afghanistan dopo il ritiro nel 2014 della maggior parte delle truppe da combattimento a guida USA. La Collective Security Treaty Organization, che riunisce sei repubbliche ex-sovietiche e guidata da Mosca, ha dichiarato a settembre che avrebbe fornito “assistenza collettiva supplementare” al Tadzhikistan per proteggere il suo confine con l’Afghanistan dopo il ritiro nel 2014 delle forze a guida USA. Lo scorso ottobre il Tadzhikistan ha ratificato un accordo con la Russia, in base al quale i soldati russi saranno schierati in una base in Tadzhikistan per un trentennio.
In compenso, hanno detto funzionari tadzhiki, Rakhmon ha ottenuto un accordo che consente alcune importazioni in franchigia di prodotti petroliferi e il consenso di Mosca a non mostrarsi dura nei confronti dei migranti tadzhiki.