di Glauco D’Agostino
La natura bellica dello Stato d’Israele non è una novità. Quella che è considerata l’unica democrazia del Medio Oriente ha propensione alla guerra in linea con le sue alleanze ideologiche e internazionali. L’attacco di oggi all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Damasco corrisponde ad un atto di guerra intesa ad innalzare la tensione internazionale. Non è la prima volta, intendiamoci, che le provocazioni di Tel Aviv colpiscono in Siria, ritenuta l’anello debole dello schieramento per la lotta all’Isis. L’accondiscendenza verso gruppi terroristici adusi a colpire bersagli di nazioni coinvolte nella guerra al terrorismo li abbiamo visti durante l’ultimo decennio in Iran, in Afghanistan, in Libano e dovunque in tutto il Medio Oriente. Frutto di un’impunità di cui Eretz Israel ha goduto a causa della “accondiscendenza” dell’Occidente (se il termine ha un significato) verso crimini di guerra di alleati ideologici superprotetti.
Non è il tempo del silenzio verso l’inettitudine dei servizi che intimidiscono e condizionano. Questa inefficienza conduce all’inevitabilità di una guerra, che non sarà come quelle vissute negli ultimi decenni, con popolazioni martoriate e, in molti casi, annichilite dalla bombe “intelligenti”, mentre le oligarchie dei Paesi dominanti pasteggiavano a champagne e caviale (di importazione illegale russa e iraniana per via delle “inique” e, allo stesso tempo, ipocrite sanzioni). Stiamo per sprofondare nel baratro per incompetenza di squallide intelligence che non rispondono più neanche a quello Stato profondo che un tempo garantiva la sicurezza.
Islamic World Analyzes ha sempre percorso le strade della pace, della comprensione reciproca etnica e religiosa. Già dagli anni 2000 ambienti economico-finanziari e lobbistici stanno fomentando la contrapposizione identitaria e qualunquisticamente nazionale per raggiungere l’obiettivo dello scontro a tutti i costi. Gli Stati Uniti d’America, verso cui abbiamo sempre rivolto i nostri strali in quanto potenza dominante e indiscutibile, non è più potenza dominante e indiscutibile e per questo non il solo o maggiore colpevole. Lo stiamo ripetendo da anni. Il biasimo (se la questione fosse etica) andrebbe rivolto nei confronti dei suoi gaudenti vassalli del passato, che oggi, in preda all’ubriacatura da alcool e droga di cui sono gaudentemente inondati, non sono in grado di valutare i pericoli per i propri interessi e per quelli dell’Umanità.
La consapevolezza dei cambiamenti in atto è fondamentale per la sicurezza dei popoli. La Storia serve per costruire il futuro. Ma la Storia non è conservazione, non è legittimo che lo sia in epoca di rivoluzioni tecnologiche che stravolgeranno il nostro futuro. Le intelligence sovrastate dall’Intelligenza Artificiale ci fanno un po’ sorridere. Cerchiamo di porre il tema a livello di élite e di opinione pubblica, ma le prime sono ormai al soldo degli oligarchi democratici dominanti, sazi delle laute prebende ingenuamente concesse dagli “alleati” americani, la seconda è ormai in mano agli “influencer” di ogni risma che ne ottenebra la mente.
La soluzione è l’Europa dei burocrati e degli oligarchi? Quella dell’intolleranza etnica e religiosa? Quella del malaffare generalizzato e delle improbabili Corti Penali? Quella degli Stati di capacità militare nucleare che istiga al coinvolgimento di propri cittadini in guerre distruttive senza speranza e futuro? Con la compiacenza delle orgogliose intellicence? Ecco il problema, le intelligence.
Europa, svegliati!