Elaborazione da fonte: Al Arabiya, 17 April 2016, KSA 15:51 – GMT 12:51
La Commissione Superiore della Magistratura per le Elezioni ha annunciato nella tarda giornata di sabato che Ḥizb al-Ba’ath al-‘Arabī al-Ishtirākī (il Partito Arabo Socialista Ba’ath, Rinascita) al governo in Siria e i suoi alleati hanno ottenuto la maggioranza dei seggi alle elezioni parlamentari tenute la settimana scorsa nelle parti del Paese controllate dal governo.
In una vittoria ampiamente prevista in elezioni etichettate come una “farsa” dall’opposizione siriana, il movimento Ba’ath del Presidente Baššar al-Asad (nella foto sotto) e i suoi alleati si presentavano con la coalizione “Unità Nazionale” e hanno conquistato 200 dei 250 seggi del Parlamento: cioè, tutti i 200 candidati della lista “Unità Nazionale” sono risultati vincitori.
Secondo l’agenzia statale SANA (Al-Wakāla al-ʿArabīya as-Sūrīya li-l-Anbāʾ, Agenzia Araba Siriana), la Commissione Superiore della Magistratura per le Elezioni siriana ha reso pubblici i nomi di tutti i candidati che hanno conquistato il seggio nel voto del 13 aprile.
“Su 8.834.994 aventi diritto, più di cinque milioni hanno espresso il proprio voto”, ha detto il Capo della Commissione Hishām ash-Shaar secondo una citazione.
Inizialmente un numero record di 11.341 candidati aveva cercato di partecipare alle elezioni. Ma sono rimasti circa 3.500 candidati, dopo che il resto si era ritirato “dicendo che non avevano alcuna possibilità di vincere” ha detto Shaar.
Questa elezione parlamentare è stata la seconda dall’inizio della guerra nel 2011, ma l’ONU dice che non la riconoscerà.
Il partito Ba’ath al potere ha governato la Siria con il pugno di ferro nell’ultimo mezzo secolo. Da quando il conflitto siriano è scoppiato, più di 270.000 persone sono morte e altri milioni sono stati costretti a fuggire dalle loro case. L’economia del Paese è del tutto collassata e fasce di territorio rimangono fuori dal controllo del governo.
Il governo e l’opposizione siriana sono a Ginevra questa settimana per colloqui di pace appoggiati dalle Nazioni Unite finalizzati a porre fine alla violenza. I colloqui si propongono di portare a una transizione politica, una nuova Costituzione e nuove elezioni presidenziali e parlamentari da settembre 2017.