di Harun Yahya*
Libera traduzione da: Arabian Gazette, September 28, 2014
Dopo che l’ISIS ha iniziato l’avanzata verso Kobane la scorsa settimana, ancora una volta i Curdi sono ritornati in primo piano in tutto il mondo. Prima di tutto, la violenza in tutte le sue forme è malvagia e non può mai essere accettabile, non importa chi la fa e per quale scopo e indipendentemente da religioni o ideologie. La violenza non può mai essere una modalità ed è sempre una minaccia per l’umanità.
Tuttavia, gli sviluppi degli ultimi due giorni ci hanno ricordato alcuni fatti. In primo luogo, il mondo intero ha constatato finalmente che i racconti da parte dei media occidentali del cosiddetto “eroico PKK” sono lontani dalla verità e gli analisti politici che hanno proposto di armare il PKK, un’azione di guerriglia marxista-leninista contro l’ISIS, stavano pensando in modo molto sbagliato e superficiale.
Il PKK è un’organizzazione terroristica che è sopravvissuta per decenni solo nascondendosi, tendendo imboscate e attaccando vilmente l’esercito regolare della Turchia. Tuttavia, appena al cospetto dell’ISIS, che pure non ha combattuto secondo le regole, l’unica cosa che ha potuto fare è stata quella di fuggire. La codardia del PKK, che ha abbandonato 100 villaggi di Kobane, lasciando dietro di sé donne, bambini, anziani e malati, deve essere sufficiente al mondo occidentale per rivedere alcune vecchie idee.
L’unico rifugio sicuro dagli attacchi dell’ISIS per i Curdi siriani è la Turchia. Soltanto negli ultimi due giorni la Turchia ha accolto più persone rispetto a tutti i Paesi europei messi insieme nel 2013. Dopo avere ospitato circa due milioni di profughi siriani, nei prossimi giorni la Turchia vedrà senza dubbio un ulteriore afflusso di rifugiati. Mentre la Turchia accoglieva gente innocente che necessita di aiuto, dimostrando la propria compassione indipendentemente dalle differenze di religione, lingua o etnia, i sostenitori del PKK colpivano i soldati turchi con le pietre.
Invece di aiutare la gente in fuga dalla violenza e dalle bombe dell’ISIS, loro allestivano le cosiddette “tende della resistenza” e impedivano che gli aiuti raggiungessero i civili. A Siverek, durante la notte, hanno continuato il loro assalto con bombe molotov alle caserme e alle famiglie dei soldati.
Il PKK e i suoi sostenitori, dimostrando finto coraggio, hanno sostenuto di volere andare a Kobane e che i soldati turchi non lo avessero consentito. Per questo motivo stanno attaccando con pietre e bottiglie molotov i soldati turchi, che stanno aiutando i rifugiati siriani. I membri del PKK, che hanno illegalmente attraversato la frontiera negli ultimi 30 anni, avrebbero facilmente potuto farlo di nuovo se davvero avessero voluto combattere contro l’ISIS. Ma ovviamente questa non è la vera intenzione dei membri del PKK, che non hanno fatto altro che scappare alla vista dell’ISIS. Stanno mettendo in atto soltanto uno spettacolo che ricorda le risse tra gang, i cui membri urlano “lasciami andare e te la faccio vedere io”.
Anche se alcuni nei media occidentali lo supportano, il PKK non è assolutamente affidabile agli occhi dei Curdi locali. La maggior parte del popolo curdo è molto religiosa e, pertanto, non può nutrire alcuna simpatia verso un’organizzazione atea e marxista-leninista. Ma questo non ferma il PKK dal tentativo di mostrarsi come unico rappresentante del popolo curdo, che è quanto di più lontano dalla verità. Non dimentichiamo i dolori e le sofferenze che l’anno scorso il PYD (il Partito dell’Unione Democratica, affiliato al PKK, n.d.T.) ha causato al popolo curdo a Rojava. Infatti, la maggioranza del popolo curdo è andata nel nord dell’Iraq per allontanarsi dalla pressione del PYD. E le accuse infondate del PYD sui social media sulla cosiddetta “violenza verso il PYD” si sono rivelate infondate dopo che un gruppo indipendente di esperti è stato inviato nella regione per verificare la veridicità delle accuse.
Tenuto conto di tutti questi fatti, sarebbe più indicato che gli analisti e gli opinion leader occidentali fossero molto cauti rispetto alle informazioni fuorvianti offerte dal PKK.
La Turchia, con la sua struttura moderna, democratica e laica, rappresenta un rifugio sicuro per la gente della regione e un alleato affidabile per il mondo occidentale. Ora, la nuova Turchia che si sta costruendo è più democratica, più libera e difende i diritti umani più che mai. L’alleato di chi vuole che il radicalismo e il terrorismo abbiano fine non è un’organizzazione terrorista marxista-leninista che ha sulla coscienza il sangue di 40 mila persone, ma questa nuova Turchia.
Una Turchia forte e stabile non sarà solo un alleato affidabile per il mondo occidentale, ma anche il protettore di Curdi, Turkmeni, Arabi e di tutte le altre etnie e gruppi religiosi della regione.
* Lo scrittore è autore di oltre 300 libri tradotti in 73 lingue su politica, religione e scienza. Può essere seguito su @Harun_Yahya e www.harunyahya.com.