Libera traduzione da: Africatime.com, 28/09/17
Ibrahim Boubacar Keïta [nella foro sopra, N.d.T.], Capo dello Stato del Mali e Presidente ad interim del G5 del Sahel [iniziativa istituzionale di cooperazione regionale tra Mali, Mauritania, Burkina Faso, Niger e Tchad, nata a Nouakchott il 19 dicembre 2014, N.d.T.], ha chiesto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di riconsiderare il suo decreto che vieta l’ingresso dei cittadini del Tchad negli Stati Uniti per il fatto che N’Djamena è “partner chiave” nella lotta al terrorismo in Africa e altrove nel mondo.
Secondo una dichiarazione rilasciata giovedì dalla Presidenza del Mali, “La Presidenza ad interim del G5 del Sahel ha appreso con sorpresa il decreto presidenziale americano che ha iscritto la Repubblica del Tchad nell’elenco dei Paesi ai cui cittadini sarà negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti d’America”.
“La Presidenza ad interim del G5 del Sahel – aggiunge la dichiarazione – ritiene che questa decisione possa incidere sull’impegno della Repubblica del Tchad, che si distingue come partner chiave nel dispositivo della lotta contro il terrorismo all’interno del G5 del Sahel e oltre”.
Accogliendo “gli sforzi del Tchad nella lotta contro il terrorismo e la criminalità transfrontaliera nella regione”, il Capo dello Stato maliano “sollecita la comprensione delle alte autorità americane al fine di consolidare la prosecuzione degli sforzi del G5 del Sahel”, sottolinea il comunicato.
Partendo da questo, Ibrahim Boubacar Keïta ha invitato il Presidente Donald Trump a riconsiderare la sua posizione sul decreto che vieta ai cittadini del Tchad [il suo Presidente Idriss Déby Itno a destra nella foro sopra, N.d.T.] di recarsi negli Stati Uniti.
«Interessata a salvaguardare le eccellenti relazioni di cooperazione tra il Tchad e gli Stati Uniti d’America, da un lato, e i Paesi membri del G5 del Sahel, dall’altro, la Presidenza ad interim del G5 del Sahel sollecita le alte autorità americane a esaminare favorevolmente la revoca delle sanzioni contro il Tchad, al fine di mantenere la pace e la stabilità regionale e internazionale”.
