Libera traduzione da: BBC, 8 June 2017
Il Ministro degli Esteri iraniano [nella foto sopra, N.d.T.] ha denunciato come “ripugnante” una dichiarazione della Casa Bianca sull’attacco terroristico di mercoledì a Tehrān, che aveva affermato che l’Iran è uno “sponsor del terrore”.
Il Presidente Trump aveva detto di pregare per le vittime, ma aveva aggiunto che “gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di cadere vittima del male che promuovono”.
Ma Javad Zarif ha dichiarato che l’Iran “respinge tali pretese amicizie” e ha affermato che gli aggressori del cosiddetto Stato Islamico sono “sostenuti da clienti degli Stati Uniti”.
Negli attacchi sono morte tredici persone.
Mercoledì mattina uomini armati e attentatori suicidi hanno preso di mira il Parlamento e il Mausoleo dell’Āyatollāh Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica, in un attacco gemello senza precedenti che è durato diverse ore.
L’Iran dice che gli assalitori, tutti uccisi, erano Iraniani che avevano aderito allo Stato Islamico. Il gruppo militante ha minacciato ulteriori attacchi contro i Musulmani sciiti iraniani.
In un precedente tweet, Zarif sembrava incolpare i suoi rivali regionali per l’attacco: “I despoti che sponsorizzano il terrorismo minacciano di portare la lotta nella nostra Patria. I mandatari attaccano ciò che i loro maestri disprezzano: la sede della democrazia”.
L’Arabia Saudita, gestita da Sunniti e alleato fondamentale degli Stati Uniti, e l’Iran a maggioranza sciita, sostengono parti opposte nei conflitti di tutta la regione.
Le autorità saudite hanno fornito soldi e armi alle fazioni ribelli islamiste estremiste che cercano di rovesciare il Presidente siriano Baššar al-Asad – fedele alleato dell’Iran. Associazioni di beneficenza con sede in Arabia Saudita e individui sauditi sono stati accusati di finanziare gruppi estremisti sunniti in tutta la regione negli ultimi due decenni.
Il Presidente Trump ha visitato l’Arabia Saudita il mese scorso e ha fatto un discorso che incolpa l’Iran per l’instabilità regionale.
Il potente Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha già accusato l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti di essere dietro gli attacchi. Entrambi i Paesi hanno condannato la violenza.
Tuttavia, il Leader Supremo iraniano Āyatollāh ‘Alī Khāmene’i ha minimizzato il significato dell’attacco, affermando che terroristi “che armeggiano con petardi non sono in grado di influenzare la volontà della nostra Nazione”.
Questo, in mezzo a crescenti tensioni in Medio Oriente, con l’Arabia Saudita e altri Stati arabi che rompono i legami con il Qatar per il supposto sostegno a militanti islamici nella regione e più stretti legami con l’Iran.
Che tipo di presenza ha lo Stato Islamico in Iran?
Rivendicando l’attacco, lo Stato Islamico ha pubblicato un video che mostra quello che sostiene essere riprese dall’interno dell’edificio del Parlamento.
Si sente una voce dire in Arabo: “Non stiamo andando da nessuna parte. Restiamo per sempre”.
Jenny Norton, della BBC Persian Television, afferma che, nonostante il coinvolgimento attivo dell’Iran nel combattere lo Stato Islamico sia in Iraq che in Siria, il gruppo sunnita non ha ancora portato alcun attacco all’interno dell’Iran e sembra avere scarso sostegno in questo Paese prevalentemente sciita.
Tuttavia, la nostra analista afferma che negli ultimi mesi il gruppo ha intensificato i suoi sforzi propagandistici in lingua farsi rivolti all’irrequieta minoranza sunnita iraniana.
Le agenzie di intelligence iraniane sostengono di aver sventato una serie di complotti ispirati dallo Stato Islamico.
Ma, mettendo in scena un attacco di successo, lo Stato Islamico potrebbe rivendicare un colpo da maestro contro un nemico tradizionale che altri gruppi jihādisti sunniti, tra cui il suo rivale al-Qāʿida, non sono riusciti a portare in passato.
Qual è il probabile effetto degli attacchi?
L’analista di Medio Oriente Dina Esfandiary afferma che una possibile conseguenza sarà l’aumento degli appelli estremisti per azioni più severe contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria.
Il sostegno pubblico a favore dell’azione in Iraq è probabile che cresca, come quando nel 2014 lo Stato Islamico conquistò una serie di territori nel Paese.
Ma il coinvolgimento dell’Iran in Siria non è popolare, dice la nostra analista – è considerato apportare pochi benefici e troppe vite iraniane.
Gli attacchi incoraggeranno anche la popolarità delle Guardie Rivoluzionarie, viste come protettrici della Nazione.