Repubblica Islamica dell’Iran – L’ex Presidente Āyatollāh Rafsanjānī morto all’età di 82 anni

Elaborazione da fonti: January 08 2017, 17:30

L’Āyatollāh Rafsanjānī  (nato a Bahremān, nella regione di Kermān, con il nome di ‘Alī-Akbar Hāshemī Bahramāni), ancora influente e controversa figura della politica iraniana e Presidente dell’Iran dal 1989 al 1997, è morto oggi a causa di un disturbo cardiaco, secondo quanto riferito dalla TV di stato. Aveva 82 anni ed era considerato il mentore dell’attuale Presidente Ḥasan Ruhani. Dal 1989 deteneva ancora la carica di Presidente del Consiglio del Discernimento dell’Interesse Superiore del Sistema.

Rafsanjānī aveva avuto un infarto attorno alle 18:00 di ieri ed è deceduto alle 7:30 circa (16:00 GMT) all’ospedale Shohadaye Tajrish, nella parte nord di Tehrān. Era presente il Presidente Ruhani. La televisione di Stato ha interrotto la programmazione per annunciare la sua morte. Il corpo dell’ex Presidente è stata portato nel distretto di Jamaran, vicino alla casa del defunto Na’eb-e Imām Āyatollāh Ozmā Seyyed Ruhollāh Khomeini.

La sua maliziosa arguzia e una reputazione di autore di abili mosse – sia in politica sia negli affari – sono valse a Rafsanjānī una serie di soprannomi, come Akbar Shāh (Grande Re), nel corso di una vita che ha interessato tutti i principali eventi degli affari iraniani già prima della Rivoluzione Islamica del 1979.

La sua presenza – in modo diretto o tramite canali indiretti – è stata avvertita in molti modi. Era stato uno dei membri dell’intima cerchia del fondatore della Repubblica Islamica, l’Āyatollāh Ozmā Ruhollāh Khomeini. Dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 era presto divenuto Presidente del Parlamento. Era stato un leader saldo negli anni turbolenti dell’Iran dopo il rovesciamento dello Shāh sostenuto dagli Stati Uniti, un veterano di lotte politiche interne del Paese e un occulto intermediario di intrighi come l’affare Iran-Contra sulle armi negli anni ’80.

Come Presidente dell’Assemblea degli Esperti dell’Orientamento, l’organismo che sceglie il Rahbar (la Guida Suprema), dopo la morte di Khomeini nel 1989 fu determinante nella scelta dell’Āyatollāh Seyyed Alī Khāmene’i (a sinistra con lui nella foto). Divenne Presidente dopo pochi mesi. Si dedicò alla ricostruzione dell’Iran dopo la dannosa guerra con l’Iraq del 1980-88, incoraggiando le privatizzazioni e cercando, nel contempo, collegamenti con l’Asia Centrale e gli Stati arabi, inclusa la riconciliazione con l’Arabia Saudita. Tuttavia, il successo fu limitato e il riformista Seyyed Muḥammad Khātamī vinse la Presidenza nel 1997.

Rimase in primo piano nella politica iraniana e corse per la Presidenza nel 2005. Accusato di corruzione per fatti inerenti il suo patrimonio personale, perse contro Maḥmūd Ahmadinejad. La vittoria a sorpresa di Ahmadinejad lasciò Rafsanjānī e il suo potente clan in una posizione di feroce critica verso il Presidente. Fu eletto Presidente dell’Assemblea degli Esperti dell’Orientamento nel 2007.

A luglio 2009, settimane dopo le proteste avviate per contestare la rielezione di Ahmadinejad, Rafsanjānī utilizzò il suo sermone come Imām della Preghiera del Venerdì di Tehrān per richiedere consenso verso le manifestazioni: quella fu la sua ultima Preghiera del Venerdì. Subito dopo due dei suoi figli subirono pesanti procedimenti giudiziari: Mehdi Hāshemī fu accusato di manipolazione elettorale e frode e fu infine arrestato nel settembre del 2012; sua figlia Faezeh Hāshemī fu imprigionata per sei mesi nel 2012. Perso il favore di figure chiave del regime, inclusa la Guida Suprema, nel 2011 Rafsanjānī decise di non concorrere per la carica di Presidente dell’Assemblea degli Esperti, pur rimanendo a capo del Consiglio per il Discernimento.

Dopo anni di influenza in calo, gli ultimi anni gli avevano anche concesso un’inattesa ripresa politica.

Prospettandosi un sostegno a suo favore, nel 2013 annunciò la sua candidatura per la Presidenza. Ne fu escluso dal Consiglio dei Guardiani, ma molti liberali si erano rivolti a Ḥasan Ruhani come espressione di voto indiretto per Rafsanjānī e questa candidatura si trasformò in una vittoria a sorpresa per l’attuale Presidente. La conseguente apertura ad un blocco centrista in cui Rafsanjānī era influente consegnò all’ex Presidente un ruolo partecipe degli sforzi riformisti, che includevano la spinta di Ruhani ai colloqui diretti con Washington sul nucleare.

L’ex Presidente continuò a incentivare polemiche. Attirò l’ira dei sostenitori della linea dura e dell’ufficio del Rahbar Khāmene’i con la sua ipotesi che la Guida Suprema, alla sua morte, fosse sostituita da un Consiglio di cinque religiosi con durata limitata. La sua rinnovata proposta di riconciliazione con l’Arabia Saudita fu inficiata dalla rottura dei rapporti fra Riyāḍ e Tehrān a gennaio 2016.

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