Elaborazione da fonte: Al Jazeera, 5 January 2016; Deutsche Welle, 4 January 2016
Circa 20 dei 30 candidati nell’elezione per la Presidenza della Repubblica Centrafricana hanno chiesto alle autorità di fermare il conteggio dei voti, denunciando frodi, e hanno detto che i cittadini potrebbero mettere discussione i risultati. La richiesta è stata presentata in una conferenza stampa lunedì 4 gennaio, dopo che quasi il 40 per cento dei voti era stato scrutinato.
I cittadini della Repubblica Centrafricana hanno votato il 30 dicembre scorso alle elezioni nazionali molte volte rinviate e che si sperava avrebbero portato stabilità dopo due anni di violenze rovinose. La Commissione Elettorale potrebbe impiegare fino a 15 giorni prima di annunciare i risultati finali. Un turno a eliminazione diretta è fissato per il 31 gennaio.
Si sono registrati più di 1,8 milioni di elettori in più di 500 seggi elettorali in tutta la Nazione, che sono stati garantiti da forze di pace delle Nazioni Unite e da forze di sicurezza nazionali. Gli elettori dovevano pronunciarsi anche su 1.800 candidati in competizione per 105 seggi dell’Assemblea Nazionale.
Domenica 3 gennaio i funzionari elettorali, dopo il conteggio di un quarto dei voti, avevano detto che il candidato presidenziale Faustin Archange Touadéra, 58 anni, ex Primo Ministro, aderente alla Convergenza Nazionale “Kwa Na Kwa” (“il lavoro, nient’altro che il lavoro” in lingua Sängö), aveva ottenuto più di 120.000 voti, ossia il 23 per cento dei voti. Al secondo posto, il coetaneo Anicet-Georges Dologuélé, un altro ex Primo Ministro, Presidente della social-democratica Unione per il Rinnovamento Centrafricano, che aveva riportato 68.500 dei suffragi scrutinati.
Touadéra è stato Primo Ministro nel governo del Presidente massone François Bozizé dal 2008 al 2013. Nonostante la sua esperienza, l’ex Rettore e professore di matematica era considerato un outsider nella votazione presidenziale.
L’autorità per le elezioni aveva detto che Désiré Kolingba, aderente al social-democratico Raggruppamento Democratico Centrafricano e figlio dell’ex Presidente centrafricano cattolico André, risulterebbe terzo con meno di 40.000 voti. Kolingba si sarebbe piazzato davanti all’ex Ministro Jean-Serge Bokassa, figlio dell’autoproclamato Imperatore Jean-Bédel Bokassa, che ha governato il Paese africano dal 1966 al 1979.
La missione di pace MINUSCA delle Nazioni Unite ha descritto le elezioni di fine dicembre come “un successo”, nonostante intoppi che hanno provocato ritardi nella votazione in diversi seggi elettorali. “Siamo completamente soddisfatti, questo è un successo” ha detto dopo il voto Parfait Onanga-Anyanga, Capo della missione. Balla Keita, Capo militare della MINUSCA, era ancora più ottimista nella sua valutazione: “Onestamente, abbiamo compiuto un miracolo in un Paese in guerra”.
I ribelli di un gruppo a maggioranza musulmana, chiamato Séléka, aveva preso il potere nella Nazione a maggioranza cristiana a marzo 2013, costringendo il Presidente ex-golpista deposto François Bozizé a fuggire, insediando al suo posto il leader musulmano Michel Djotodia e provocando rappresaglie da parte delle milizie cristiane note come anti-Balaka. Sia a Bozizé sia a Djotodia è stato impedito di prendere parte alle elezioni. Attualmente sono entrambi in esilio e sono sotto sanzioni ONU per le violenze nel Paese.
Da allora i capi delle milizie hanno alimentato un ciclo di violenza religiosa e tra comunità, che ha ucciso migliaia di persone e costretto un quinto dei cinque milioni di abitanti del Paese ad abbandonare le proprie case.
Le autorità avevano ripetutamente ritardato l’elezione e ora il nuovo Presidente dovrà affrontare la sfida di disarmare le milizie e convincere i loro leader ad abbandonare il territorio.