Re ʿAbdullāh II ha chiesto a ‘Omar ar-Razzaz, Ministro dell’Educazione e ex economista della Banca Mondiale, di formare un nuovo governo
Libera traduzione da: BBC, 4 June 2018
Il Primo Ministro giordano Hāni al-Mulki [foto sopra, N.d.T.] ha rassegnato le dimissioni dopo giorni di proteste contro aumenti delle tasse e misure di austerità.
Le recenti manifestazioni nel Paese, che è un alleato chiave dell’Occidente, sono le più grandi degli ultimi anni.
I manifestanti hanno cantato slogan antigovernativi e si sono scontrati con la polizia, che ha sparato gas lacrimogeni e bloccato le strade.
I dimostranti dicono che una nuova legge fiscale sostenuta dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) danneggerà i poveri e la classe media.
Le proteste sono continuate per quattro notti consecutive e la polizia ha detto che decine di persone sono state arrestate e più di 40 appartenenti alle forze di sicurezza sono stati feriti.
Mulki si era rifiutato di rimuovere il provvedimento, dicendo che spetta al Parlamento decidere se approvarlo o meno.
Il suo governo ha detto di aver bisogno di soldi per finanziare i servizi pubblici e che la nuova legge fiscale significherebbe che chi guadagna di più pagherà di più.
Ma i manifestanti temono che avrebbe ulteriormente peggiorato gli standard di vita. Negli ultimi anni i Giordani hanno visto aumentare i prezzi, con gli stipendi che non riescono a tenere il passo.
Mulki aveva prestato giuramento come Primo Ministro nel giugno 2016. È un ex diplomatico e ministro di governo e figlio dell’ex Primo Ministro Fawzi al-Mulki.
Lunedì è stato convocato da Re ʿAbdullāh, che gli ha chiesto le dimissioni.
“Il Primo Ministro Hāni al-Mulki ha presentato le dimissioni al Re questo pomeriggio durante un incontro a Palazzo al-Husseiniya e il Re ha accettato le dimissioni”, ha detto una fonte governativa all’agenzia di stampa AFP.
In Giordania il Monarca ha ampi poteri e può nominare i governi e approvare le leggi.
Secondo quanto riferito, Re ʿAbdullāh ha chiesto a ‘Omar ar-Razzaz [foto a lato, N.d.T.], Ministro dell’Educazione e ex economista della Banca Mondiale, di formare un nuovo governo.
All’inizio di quest’anno l’imposta sulle vendite è stata aumentata e i sussidi per il pane sono stati rimossi nell’ambito di un piano per tagliare il debito del Paese.
Mulki ha detto che spera che le riforme, necessarie per riportare l’economia giordana “di nuovo a posto”, saranno completate entro la metà del 2019.
La Giordania è un alleato chiave dell’Occidente ed è stata in gran parte risparmiata dai gravi disordini che hanno portato al rovesciamento dei leader di lungo corso in Egitto e Tunisia e allo scoppio della guerra nella vicina Siria nel 2011.
Ma, essendo un Paese con risorse naturali limitate che ora ospita oltre 700.000 rifugiati – la maggior parte dei quali provenienti dal conflitto siriano – la Giordania è stata profondamente colpita dagli eventi della Primavera Araba. La situazione è stata aggravata da alti tassi di disoccupazione e inflazione.
In Giordania proteste erano scoppiate in passato, soprattutto in risposta agli alti costi del carburante o al ritiro delle sovvenzioni, ma il Re ʿAbdullāh rimane una forza unificante.
Il Paese ospita forze militari straniere attive nel conflitto siriano ed è uno dei principali destinatari degli aiuti statunitensi. Dopo la cattura e il brutale omicidio di uno dei suoi piloti da parte dello Stato Islamico nel 2015, la Giordania gli aveva lanciato contro degli attacchi aerei.