di Ahmad Abu Amer*
Libera traduzione da: Al-Monitor, September 19, 2018
Mentre i sostenitori filo-palestinesi intensificano le loro richieste di boicottaggio dell’Eurovision Song Contest 2019 che si terrà in Israele, il Ministro della Cultura palestinese Ehab Bseiso ha invitato tutti i promotori culturali in Europa e altrove a usare la cultura come “strumento di giustizia, non di oppressione”.
Parlando in una conferenza stampa a Rāmallāh il 17 settembre, Bseiso ha accusato Israele di violare regolarmente i diritti dei Palestinesi nei territori occupati, in particolare degli artisti, limitando i loro movimenti, arrestandoli per le loro opere d’arte e chiudendo le istituzioni culturali.
“Consideriamo Eurovision come un concorso per promuovere la cultura e l’arte”, così l’agenzia di stampa locale ha citato le parole del Ministro. “Pertanto, qualsiasi evento culturale che non sia in linea con la legittimità internazionale sarebbe un riconoscimento della politica di occupazione”.
Ha elogiato gli artisti europei che hanno firmato una petizione che chiede a Eurovision di non organizzare il suo evento in Israele. “La dichiarazione che è stata pubblicata e firmata da un’élite di intellettuali uomini e donne – in particolare dall’Europa – è per noi un importante messaggio che dimostra che la Palestina non è sola”, ha affermato.
Le osservazioni del Ministro seguono una lettera aperta a The Guardian, firmata da 140 artisti provenienti da 18 Paesi europei e non, inclusi sei artisti israeliani.
La lettera aperta, pubblicata il 7 settembre, diceva: “Non dovrebbe esserci normale routine con lo Stato che sta negando loro i loro diritti fondamentali … Comprendiamo che l’European Broadcasting Union [EBU] stia chiedendo che Israele trovi una posizione “non divisiva” per Eurovision 2019 “in ordine alla possibilità di mantenerla a Gerusalemme”. Ha continuato: “Dovrebbe cancellare completamente l’organizzazione israeliana della competizione e trasferirla ad un altro Paese con un migliore protocollo sui diritti umani”.
La lettera degli artisti è arrivata dopo un appello del 12 giugno pubblicato sul sito web del movimento Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) dal sindacato dei giornalisti palestinesi e da una rete di organizzazioni culturali palestinesi, che chiedeva ai membri dell’EBU, ai partecipanti all’Eurovision e al pubblico di boicottare il concorso musicale a causa dell’oppressione israeliana sui Palestinesi.
L’appello dichiarava: “Dal 30 marzo 2018 i cecchini israeliani attuano la politica di sparare per uccidere o mutilare, avendo ucciso almeno 117 manifestanti palestinesi disarmati, tra cui 13 bambini, ferendone oltre 13.000, lasciando molti con disabilità invalidanti … Solo il 14 maggio, appena due giorni dopo la vittoria all’Eurovision, Israele ha massacrato 62 Palestinesi a Gaza, compresi sei bambini”.
Il 13 maggio il sindaco di Dublino Mícheál Mac Donncha [nella foto sotto, N.d.T.] è stato il primo a chiedere il boicottaggio dell’Eurovision Song Contest del prossimo anno. Mentre i parlamentari irlandesi chiedevano che il loro Paese si astenesse dal prendere parte al concorso, 26.000 persone dall’Islanda presentavano una petizione contro l’Eurovision 2019, poche ore dopo che Israele aveva ucciso 62 Palestinesi nella striscia di Gaza durante pacifiche proteste.
In un’intervista ad Al-Monitor il 14 settembre Bseiso ha espresso gratitudine per tutti gli artisti partecipanti al boicottaggio e ha detto di aver capito che si erano schierati per il ricorso alla pace, per la legittimità internazionale e per la stabilità in Medio Oriente e nel mondo. Ha osservato che c’è un’inclinazione verso Israele, che sta perseguitando i Palestinesi.
Ha aggiunto: “Attraverso Al-Monitor chiediamo a tutte le istituzioni e gli organi mondiali che si occupano di Israele di attenersi alle risoluzioni internazionali relative al conflitto tra Palestinesi e Israeliani e di non fare un salto che accrescerebbe le tensioni”.
Tel Aviv è stata scelta rispetto a Gerusalemme il 13 settembre per ospitare l’Eurovision Song Contest il 14-18 maggio 2019. Dopo la selezione di Tel Aviv, Jon Ola Sand, il supervisore esecutivo EBU dell’Eurovision Song Contest, ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto forti offerte, ma alla fine abbiamo deciso che Tel Aviv ha la migliore impostazione complessiva per ospitare il più grande spettacolo di intrattenimento al mondo. … Spero di vedervi tutti in Israele a maggio”.
ESCToday, un sito web specializzato nelle notizie di Eurovision, ha riferito il 18 settembre che fino ad ora 27 Paesi hanno confermato la loro intenzione di partecipare al concorso in Israele.
Charlie McGettigan, che ha vinto l’Eurovision Song Contest nel 1994, ha dichiarato ad Al-Monitor che l’uccisione di Palestinesi da parte dell’esercito israeliano è la ragione per cui non parteciperà alla gara in Israele.
Ha detto ad Al-Monitor: “Stavo guardando le notizie in una notte di maggio mentre il Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu era alla cerimonia d’apertura dell’Ambasciata USA a Gerusalemme. I partecipanti erano indifferenti all’uccisione di 62 Palestinesi a Gaza che protestavano contro l’apertura”.
Ha aggiunto: “Se questo atto barbarico dovesse accadere nel nostro Paese [Irlanda], tutte le forme di celebrazione sarebbero cancellate”.
McGettigan ha affermato di non essere né antisemita né ostile nei confronti del popolo ebraico, spiegando che cerca di far luce sulla situazione nei territori palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza.
Il movimento BDS è riuscito ad ottenere da 16 artisti internazionali – come la cantante americana Lana Del Rey, la cantante britannica Little Simz, così come Henry Laufer [in arte Shlohmo, N.d.T.], DJ Python [conosciuto anche come Luis o DJ Wey, N.d.T.] e la DJ Volvox – l’annullamento delle esibizioni ad un festival tenutosi il 6 settembre nel nord di Israele, come parte della campagna palestinese dei dj.
Un attivista del movimento BDS, che ha chiesto l’anonimato, ha detto ad Al-Monitor di aver contattato, sia di persona che attraverso i social media, molti dei personaggi che boicotteranno l’Eurovision Song Contest 2019 e altre attività in Israele. Ha osservato che questi personaggi erano provvisti di documenti e prove che dimostrano l’entità dei crimini israeliani contro i Palestinesi, che li hanno spinti a firmare la petizione e boicottare l’Eurovision 2019.
L’autore palestinese Yusri al-Ghoul ha dichiarato ad Al-Monitor che l’obiettivo è che le istituzioni culturali palestinesi facciano straordinari sforzi per far annullare il concorso in Israele. Ha detto che gli sforzi non dovrebbero limitarsi all’appello verso gli artisti europei e occidentali per boicottare la competizione.
Ghoul prevede che presto un maggior numero di artisti boicotterà il concorso, soprattutto perché il movimento BDS continua a compiere sforzi in tal senso, in collaborazione con le istituzioni culturali palestinesi e i sostenitori della causa palestinese in tutto il mondo. Ha spiegato che, in quanto Palestinesi, sono a favore di comunicazioni interculturali con persone e Paesi diversi in tutto il mondo, ma non con Israele – il Paese che li sta perseguitando.
* Ahmad Abu Amer è uno scrittore e giornalista palestinese che ha lavorato per numerosi media locali e internazionali. È coautore di un libro sul blocco di Gaza per l’agenzia turca Anadolu. Ha conseguito un master presso l’Università Islamica di Gaza.