Palestina – Il discorso di Haniyeh mostra unità nella resistenza

di Ramona Wadi, independent researcher

Libera traduzione da: MEMO, Middle East Monitor, 24 March 2014, 17:28

Fig. 67 - Il Primo Ministro palestinese Ismā'īl Haniyeh 

Migliaia di Palestinesi a Gaza hanno commemorato il 10° anniversario dell’assassinio mirato dello Sceicco Aḥmad Yāsīn (nella foto a destra), durante una manifestazione organizzata da Ḥamās sotto lo slogan “Lealtà e rispetto per l’Anniversario del Leader Martire”. La manifestazione si è tenuta anche in memoria di altri due leader di Ḥamās assassinati da Israele, ʿAbd al-ʿAzīz ar-Rantīsī e Ibrāhīm al-Makadima.

In un discorso che ha sintetizzato l’essenza di resistenza e liberazione nel corso dei decenni di colonizzazione, il Primo Ministro Ismā’īl Haniyeh (nella foto a sinistra) ha sottolineato il contrasto tra la resilienza palestinese contro l’aggressione continua di Israele e la resa dell’Autorità Palestinese agli inaccettabili negoziati che stanno portando ad un’ulteriore espansione dello Stato colonizzatore sionista.

Il discorso di Haniyeh ha evidenziato le divisioni imposte ai Palestinesi da parte sia di Israele sia dell’Autorità Palestinese, entrambi complici nel ridurre la resistenza palestinese al terrorismo. Evocando le differenze tra l’avallo intrinseco e la partecipazione alla resistenza, da un lato, e l’approccio divisivo dell’Autorità Palestinese con la persistenza nelle trattative mediate dagli imperialisti, Haniyeh ha dichiarato: “L’evento odierno rappresenta un referendum popolare su un programma di resistenza. Il processo di pace non ha prodotto nulla; ha solo ripulito l’immagine dei sionisti e ha fornito una copertura per le loro pratiche aggressive di insediamento, di giudaizzazione e di terrorismo “.

Il baluardo della resistenza incarnata dai Palestinesi di Gaza è stato illustrato con una metafora che ha evocato lo Sceicco Yāsīn, il quale ha affrontato restrizioni di enorme entità, trasformate in affermazioni formidabili e inflessibili della lotta anti-coloniale.

Condannando l’assedio illegale di Gaza, Haniyeh ha anche denunciato i recenti commenti di ministri israeliani, che hanno ipotizzato necessarie infiltrazioni nel territorio, utilizzando il “terrorismo” come pretesto per ulteriore accaparramento e controllo di terre. “Stiamo attraversando una fase difficile e dure sfide, ma non siamo terrorizzati e non siamo sconfitti” ha detto Haniyeh.

Forse l’affermazione più evidente riguardo all’unità palestinese è stata pronunciata durante il ricordo dei recenti omicidi commessi da Israele, in cui sono stati annientati tre combattenti della resistenza di Jenin. “Il martirio di tre Palestinesi di diverse appartenenze politiche conferma che la resistenza unisce i Palestinesi e il processo di pace li disperde”.

Intanto, domenica si sono intensificati i propositi israeliani di aggressione contro i Palestinesi a Gaza, come testimoniano messaggi diffusi sulle reti di social media che sollecitavano un bombardamento dell’enclave durante la manifestazione, giudicando il raduno “un’opportunità” per uccidere il maggior numero di membri di Ḥamās. “Dobbiamo sganciare bombe su questa manifestazione, a prescindere dai risultati. La reazione potrebbe essere una protesta internazionale per un mese e poi si potrebbe vivere tranquillamente per 40 anni” diceva un messaggio.

Mentre Ḥamās resta etichettata come organizzazione terroristica in un modo che soddisfa i piani coloniali e imperialisti per sostenere l’aggressione contro i Palestinesi, Israele è autorizzata non solo a definire la propria impunità, ma anche ad ostentare l’abbondanza illimitata che le è stata accordata dalla comunità internazionale sotto gli auspici della vana retorica preoccupata delle Nazioni Unite. Se il raduno fosse stato preso di mira, senza dubbio il risultato sarebbe stato equivalente alla previsione aggressiva degli istigatori sionisti.

Tenuto conto della costante conferma di complicità internazionale nel mantenere lo stato illegale dei colonizzatori, il messaggio unificante e logico di Ḥamās dovrebbe essere accolto prima di qualsiasi retorica su una pace ormai compromessa. Ciò consentirebbe al movimento di resistenza e ai Palestinesi la possibilità di creare la dinamica di un movimento che opera dall’interno della storia collettiva di tutti i Palestinesi, in modo da garantirne il mantenimento della memoria come una componente essenziale della storica continua lotta di liberazione.

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