Palestina – Gaza: lo scenario del peggio. Si prepara l’Intifāḍa? Oggi nuova manifestazione

Decine di Palestinesi si riuniscono ancora una volta vicino al luogo dove si sono verificati gli scontri mortali di ieri

Kesaksian Pilu Penyerangan Qalandiya

Elaborazione da fonti: Tribune de Genève, 31.03.2018, 15h56; Marc Allgöwer, in Tribune de Genève, 30.03.2018, 20h31

Decine di giovani palestinesi si sono riuniti di nuovo oggi vicino al recinto che separa l’enclave di Gaza dallo Stato di Israele. Si sono ammassati lì il giorno dopo la morte di almeno quindici manifestanti palestinesi durante una grande manifestazione. Migliaia di abitanti di Gaza hanno iniziato venerdì una “marcia del ritorno” per rivendicare il loro diritto a tornare nelle terre confiscate da Israele nel 1948.

La protesta di ieri ha segnato l’inizio di un massiccio movimento di protesta palestinese che dovrà protrarsi per sei settimane, con la creazione di villaggi di tende in cinque località lungo il confine con Israele volti a garantire il diritto per i rifugiati palestinesi di tornare nello Stato ebraico.

Tutto questo continuerà almeno fino al 15 maggio, il giorno della commemorazione della Nakba o “catastrofe”, che segna il dislocamento di centinaia di migliaia di Palestinesi durante la creazione dello Stato di Israele, il quale il giorno prima festeggerà il suo 70° compleanno. Nello stesso momento l’Ambasciata degli Stati Uniti sarà trasferita a Gerusalemme. E il mondo musulmano entrerà nel periodo del Ramaḍān. In una regione in cui date e simboli sono più importanti che altrove, questa concatenazione ha un aspetto esplosivo.

Gaza – Veduta

L’agenzia di stampa Reuters ha appreso dai residenti che oggi nella parte meridionale della Striscia di Gaza i soldati israeliani hanno sparato colpi di avvertimento verso una folla di giovani, alcuni dei quali stavano bruciando pneumatici. Secondo funzionari del servizio di soccorso palestinese, due persone sono rimaste ferite. Un portavoce dell’esercito israeliano ha detto che stava verificando queste informazioni.

Il Presidente palestinese Maḥmud ‘Abbās ha annunciato che oggi sarebbe stato un giorno di lutto dopo gli eventi di ieri. Ha invitato a una giornata di scioperi in Cisgiordania.

Si è spesso previsto lo scoppio di una terza Intifāḍa. Se non è ancora successo, quello che succede da venerdì al confine tra la Striscia di Gaza e Israele deve ancora accendere tutte le luci sui quadri della valutazione diplomatica.

Certo, questa “marcia del ritorno” è pacifica. E sebbene sia incoraggiata da Ḥamās, che controlla la Striscia di Gaza, trova la sua origine nella società civile. Ma gli animi si scaldano da entrambe le parti e questo fa temere il peggio. Gli abitanti di Gaza stanno soffocando dopo dieci anni di blocco. La riconciliazione tra Fataḥ e Ḥamās non sta andando avanti. L’unica iniziativa diplomatica, quella degli Stati Uniti, non ha possibilità di successo dopo che l’Amministrazione Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele. E lo Stato ebraico avverte che i manifestanti si troveranno ad affrontare proiettili veri.

Le prossime sei settimane potrebbero così vedere moltiplicarsi i morti. Non è escluso che la repressione di questo nuovo movimento porti ad un’insurrezione violenta. La terza Intifāḍa, tante volte annunciata, sarà allora una realtà.

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