Il governo di Nawaz Sharif ha sospeso la campagna di attacchi aerei contro i militanti nelle regioni tribali nord-occidentali del Paese
Elaborazione da fonti: The Guardian.com,
I Tālibān pakistani hanno annunciato che il proprio gruppo osserverà un mese di tregua come parte degli sforzi per negoziare un accordo di pace con il governo, dando nuova vita ad un processo di pace ormai naufragato.
Il portavoce Shahīdullāh Shahīd, in un comunicato inviato sabato ai giornalisti via e-mail, ha detto che i vertici del gruppo militante hanno ordinato a tutte le loro unità di rispettare il cessate il fuoco. “Tehrik-i-Tālibān Pakistan ha avviato colloqui con il governo con sincerità e per una buona causa” ha detto Shahīd, riferendosi al gruppo con il suo nome formale.
Come conseguenza, domenica il governo pakistano ha sospeso la campagna di attacchi aerei contro i militanti nelle regioni tribali nord-occidentali del Paese. L’annuncio della sospensione è stata fatta domenica sera dal Ministro degli Interni Chaudhary Nisar Ali Khan ed è giunto ore dopo che elicotteri d’assalto militari avevano preso di mira postazioni talebane nella zona tribale nord-occidentale di Khyber. Nelle settimane scorse aerei ed elicotteri pakistani avevano colpito nascondigli dei militanti nel nord-ovest. “Il governo e le Forze Armate del Pakistan si riservano il diritto di rispondere efficacemente ad atti di violenza” ha avvertito il Ministro degli Interni in un comunicato. Il Ministro Khan ha definito l’annuncio talebano del cessate il fuoco di un mese “uno sviluppo positivo”, anche se non ha annunciato un calendario per i negoziati futuri. Ha anche detto che il governo, dal momento che ha assunto il potere a giugno dello scorso anno, non ha effettuato “né un’operazione militare formale né alcuna attività ingiustificata”.
Irfan Siddiqui, responsabile della squadra governativa di negoziato, ha elogiato l’annuncio della tregua all’emittente pakistana Geo Television, dicendo che il governo esaminerà qualsiasi documento scritto dai Tālibān a questo proposito. “Oggi stiamo assistendo ad un grande passo avanti” ha detto Siddiqui.
Mawlānā Yousaf Shāh, coordinatore di un comitato che rappresenta i Tālibān, ha detto che i membri della sua squadra si riuniranno lunedì nella capitale Islamabad per elaborare una linea d’azione. Accogliendo con favore l’annuncio del governo, Shāh lo ha esortato a inviare un invito per il dialogo.
Il Primo Ministro Nawaz Sharif ha da tempo promosso negoziati sulle operazioni militari come modo per porre fine alla crisi in corso, costituendo un comitato per dialogare con i rappresentanti talebani il 29 gennaio scorso. I suoi sforzi si sono intensificati quest’anno, quando entrambe le parti hanno designato le squadre di negoziato per le prime riunioni. Ma le trattative sono state formalmente sospese il 17 febbraio, dopo la morte di 23 soldati paramilitari pakistani, secondo quanto riferito da una fazione di militanti talebani. Così Sharif è stato messo sotto pressione, con la richiesta di reagire a qualsiasi violenza dei Tālibān.
I critici del processo di pace dicono che i militanti hanno utilizzato i precedenti negoziati semplicemente per riorganizzarsi. Inoltre, si chiedono se ci sia spazio per trattare con chi non riconosce la Costituzione pakistana. I Tālibān in passato avevano chiesto la rimozione di tutte le forze militari nelle aree tribali, nonché la fine degli attacchi dei droni americani.
Mentre l’esercito stava martellando i nascondigli dei militanti, molti in Pakistan sono stati attentamente ad osservare se il governo avrebbe ordinato un’operazione di terra su vasta scala nella regione tribale del Nord Waziristan, che è considerata la roccaforte dei Tālibān. Tale operazione potrebbe innescare una violenta reazione in altre parti del Paese, in particolare nella provincia del Punjab, la base del potere politico di Sharif. Ma un temporaneo cessate il fuoco potrebbe essere difficile da garantire. Alcuni analisti fanno notare che i Tālibān pakistani non costituiscono un’organizzazione unitaria e ritengono che alcune delle fazioni non sostengano i colloqui di pace.