Il senatore pakistano Mawlana Abdul Ghafoor Haidery
Elaborazione da fonte: Aamir Latif, OnIslam Correspondent, Tuesday, 16 April 2013, 00:00
La Commissione Elettorale del Pakistan ha presentato un codice di condotta che vieta ai partiti politici e confessionali di usare la religione nella prossima campagna elettorale, pena l’esclusione dalle urne per i candidati inadempienti. La decisione sta provocando le proteste dei partiti islamici.
“Il cosiddetto codice di condotta è una chiara violazione della Costituzione del Pakistan, che in sé è islamica e spiega che nessuna legge ripugnante per l’Islam possa essere imposta nel Paese”, ha detto il senatore Mawlana Abdul Ghafoor Haidery, 56 anni, Segretario Generale del deobandi Jamā‘at ‘Ulemā’-e-Islām (Assemblea del Clero Islamico), uno dei due principali partiti religiosi in Pakistan. “Anche noi siamo contro la ricerca di voti per motivi confessionali, linguistici e localistici, ma chiedere voti in nome della religione è un nostro diritto democratico, in linea con la costituzione della Repubblica islamica del Pakistan”. Il JUI e altri partiti religiosi hanno inviato lettere alla Commissione Elettorale, chiedendo la revoca del divieto.
Il Mawlana Sami-ul-Ḥaqq, Capo dell’alleanza Muttahida Deeni Mahaz (Alleanza Religiosa Unita) fra sei partiti religiosi, è stato anche critico: “È ridicolo che nella Repubblica islamica del Pakistan possa essere vietato cercare voti in nome dell’Islam. Noi non accetteremo alcun divieto. Il Pakistan è un paese islamico e rimarrà un paese islamico. Questi tipi di divieti sono volti a trasformare il Paese in uno stato laico”.
“Cercare il voto in nome dell’Islam o utilizzare simboli islamici in campagna elettorale non comporta alcuna discriminazione nei confronti di qualsiasi altra religione” ha detto Imran Khan, giocatore di cricket prestato alla politica e anche il leader politico più favorito tra i giovani pakistani.