Oman – Per quanto tempo ancora può essere un’oasi di pace in Medio Oriente?

di Mirren Gidda*

Libera traduzione da: Newsweek, 1/28/17, 8:00 AM

Il Paese desertico dell’Oman non ha i più stabili dei vicini. Ad ovest si trova l’Arabia Saudita, che annovera tra i suoi cittadini importanti contributori dei gruppi militanti islamisti. A sud-ovest c’è lo Yemen, dove Arabia Saudita e Iran stanno appoggiando diverse fazioni di una guerra civile che ha ucciso almeno 10.000 civili e ha attirato sia al-Qā‘ida sia il gruppo militante dello Stato Islamico (IS).

L’Oman ha cercato di isolarsi il più possibile da questi due turbolenti vicini di casa. Finora è riuscito a evitare di essere risucchiato in un genere di conflitto che ha rovinato quasi tutti gli altri Paesi del Medio Oriente. L’Oman è riuscito a rimanere fuori dalle controversie, mantenendo buoni rapporti con gli alleati occidentali e con altri Paesi del Medio Oriente, compreso l’Iran. Ed è riuscito a respingere le minacce dello Stato Islamico e di altri estremisti.  Nel 2015 il Centro Internazionale per lo Studio della Radicalizzazione e della Violenza Politica del King’s College di Londra ha rilevato che neppure un cittadino omanita si era aggregato agli oltre 20.000 stranieri che combattono al fianco dello Stato Islamico.

Gli sforzi del Paese per restare fuori dalle guerre della regione hanno dato i loro frutti. A novembre l’Istituto per l’Economia e la Pace con sede a Sydney ha pubblicato il suo annuale Indice Globale di Terrorismo, che valuta l’impatto del terrorismo su 163 Paesi mediante una scala da zero a 10. A solo 34 Paesi viene assegnato zero. L’Oman è l’unico Paese del Medio Oriente in questo gruppo. (I punteggi di Stati Uniti e Regno Unito oscillano attorno a 5.0.) Ma mentre il punteggio ottenuto dall’Oman è stato motivo di soddisfazione, non è chiaro se il 2017 sarà altrettanto pacifico.

La più grande minaccia per la stabilità dell’Oman è connessa alla persona che ha contribuito a garantirla – il leader del Paese, il Sultano Qābūs bin Saʿīd [nelle foto a lato e in basso]. Il Sultano governa l’Oman da 46 anni, essendo il governante arabo più longevo ancora al potere, ma ora versa in condizioni di salute instabili. Nel 2014 organi di informazione omanite e internazionali hanno iniziato a segnalare che il Sultano soffriva di cancro terminale.

Qābūs assunse il controllo dell’Oman dal padre, il cui regime repressivo aveva portato a una guerra civile durata dal 1965 al 1975. Dopo aver preso il potere, Qābūs investì in progetti infrastrutturali su larga scala, trasformando l’Oman in uno Stato moderno e funzionale. Nel 1996 introdusse una nuova Costituzione, che garantì la libertà di stampa e prometteva che non ci sarebbe stata “nessuna discriminazione tra [persone] sul piano del genere, origine, colore, lingua, religione, setta, domicilio, condizione sociale”.

La tolleranza per tutte le religioni si è rivelata fondamentale per la stabilità dell’Oman. Ai sensi della Costituzione, le persone di tutte le fedi sono libere di praticare la loro religione, purché non perturbi l’ordine pubblico.

Questa libertà religiosa spiega in parte perché i Musulmani sunniti del Paese, che costituiscono ben il 45 per cento della popolazione, secondo alcune stime, non sono stati così vulnerabili alla retorica di gruppi sunniti estremisti come IS. Si potrebbe anche spiegare perché nessun tribunale – omanita o straniero – abbia mai condannato e imprigionato un omanita per aggressione violenta. Nessun omanita è stato coinvolto negli attacchi dell’11 settembre e delle 780 persone che una volta erano detenute in prigionia a Guantánamo Bay, non uno era omanita.

Tutto il merito per questo non è solo di Qābūs. L’Oman è l’unico Paese arabo con una popolazione a maggioranza musulmana ibadita. L’Ibadismo è una confessione relativamente piccola ed è moderata nei suoi insegnamenti. I combattenti sunniti di IS o al-Qā‘ida li considererebbero apostati, un peccato che punirebbero con la morte – il che rende improbabile che Musulmani ibaditi aderiscano a gruppi estremisti.

La stabilità dell’Oman ha a volte aiutato Qābūs ad agire da mediatore tra le parti contrapposte. A partire dal 2012 il Paese ha più volte ospitato in segreto sia l’Iran sia gli Stati Uniti nella sua capitale Masqaṭ. Quando a gennaio 2016 è stato finalmente raggiunto l’accordo nucleare iraniano, destinato a bloccare la costruzione di un’arma nucleare in quel Paese, molti esperti di politica estera hanno detto che l’Oman aveva contribuito a convincere le due parti a trovare un accordo.

(Questa traduzione riguarda solo una parte dell’articolo. Il resto può essere letto in Inglese all’indirizzo http://europe.newsweek.com/oman-sultan-qaboos-terrorism-isis-al-qaeda-548682?utm_source=email&utm_medium=newsletter&utm_campaign=newsletter&utm_content=read_more&spMailingID=1261928&spUserID=MTI0NzM2MjMzMDUS1&spJobID=710543719&spReportId=NzEwNTQzNzE5S0)

 

* Giornalista di Newsweek Europa, con sede a Londra. Prima di approdare a Newsweek, è stata stagista alla BBC, concentrandosi sulle notizie dal mondo. È stata praticante presso Time, Guardian, Times e la rivista Prospect.

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