Elaborazione da fonti: LesEchoes.fr, 30/12, 20:06 e Afrique en ligne, 31/12/2013
Mentre il trattato che 100 anni fa ha sigillato il ricongiungimento dei Protettorati del Nord e del Sud della Nigeria (all’epoca sotto il dominio coloniale britannico) ha concluso i suoi effetti il 1° Gennaio 2014, una coalizione di diversi gruppi etnici, sotto l’egida del Movimento per una Nuova Nigeria (NNM) (nella foto il suo logo), chiede una ristrutturazione del Paese.
La Nigeria è afflitta da molti problemi: una corruzione endemica, la questione della spartizione delle ricchezze petrolifere, una sanguinosa insurrezione islamista e antiche controversie etniche, settarie e religiose. Secondo il Movimento, all’origine dei problemi che il Paese oggi affronta vi sono l’accordo iniziale del 1914, il regime militare al potere fino al 1999 e la successiva Costituzione imposta dall’ultimo Capo di Stato militare, il Generale di etnia hausa Abdulsalami Alhaji Abubakar. Per di più, i primi accordi, soprattutto commerciali, che avevano portato all’indipendenza nel 1960, sono rimasti paralizzati da controversie, a causa delle differenze storiche che dividono il Paese più popoloso dell’Africa.
Il Movimento, che raggruppa il Congresso del Basso Niger, la yoruba Federazione del Popolo O’odua, il Congresso della Middle Belt e la Casa della Comunità Oporoza, ha reso nota la sua posizione in una conferenza stampa lunedì 30 dicembre a Lagos.
“Da gennaio 2014 la Nigeria in quanto Stato esisterà solo sulla carta, perché il trattato che ha suggellato la sua fusione cesserà tecnicamente di esistere” ha dichiarato alla stampa Fred Agbeyegbe, Coordinatore del movimento. “Anche se rimangono i poteri esecutivo, legislativo e di altre strutture, ciò che è importante oggi è che le diverse nazionalità, in occasione della conferenza costituzionale in programma per il prossimo anno, rinegozino e decidano su quali basi vogliono coesistere” ha detto.
Agbeyegbe attribuisce l’origine dei problemi socio-politici ed economici che affliggono il Paese alla riunificazione, che, secondo lui, è stata imposta alla popolazione e all’allontanamento dal federalismo introdotto nel 1966. “Quello che respingiamo non è la Nigeria in sé, ma il sistema unitario, il carattere diseguale della struttura che accaparra le nostre risorse e il rifiuto di cambiare il sistema. Noi diciamo semplicemente che vogliamo una Nigeria migliore”. “La fusione è stata fatta senza consultazione. Lord Frederick Lugard ha preso la terra appartenente ai gruppi etnici e le loro risorse. Noi reclamiamo la nostra sovranità, che ci è stata data da Dio; l’ingiustizia e l’oppressione devono cessare” ha aggiunto.
Secondo il Movimento per una Nuova Nigeria, il dialogo nazionale è l’unico modo per risolvere i problemi che scuotono il Paese e sarebbe un “disastro monumentale” se il Presidente Goodluck Jonathan non rispettasse la sua promessa, annullando i colloqui. Nell’ottobre scorso il Presidente nigeriano ha istituito una commissione incaricata di studiare come designare i rappresentanti e ha promesso che avrebbe cominciato ad ascoltare le lagnanze di ciascuno all’inizio del 2014.
Ma il Presidente della Nigeria sta affrontando una crisi politica dopo la defezione di diversi alti esponenti del suo partito, il Partito Democratico Popolare (PDP, di ispirazione centrista e dilaniato da lotte intestine) e la conseguente perdita della maggioranza in Parlamento.
Jonathan è soprattutto accusato di non aver rispettato la regola secondo cui la Presidenza debba essere detenuta a turno da un candidato musulmano del nord e successivamente da un candidato cristiano del sud. Jonathan è un cristiano originario del sud del Paese. La prossima elezione presidenziale è in programma per il 2015.