Nigeria – Elezioni: un rinvio pericoloso

Il rinvio, forse motivato dalla politica piuttosto che dalla sicurezza, è un cattivo esempio per una regione già attraversata da numerosi sconvolgimenti

Libera traduzione da: International Crisis Group, 12 February 2015

Perché il rinvio, e più ampiamente le sfide elettorali in Nigeria, sono importanti per l’Africa?

La Nigeria è il Paese più popoloso dell’Africa (178 milioni di abitanti stimati) e la più grande economia (un PIL di oltre 500 miliardi di dollari). Il crescente rischio di instabilità potrebbe avere profonde implicazioni economiche, umanitarie e sulla sicurezza. Inoltre, qualsiasi sovvertimento del progresso democratico del Paese potrebbe frenare gli sviluppi democratici del continente. In particolare, l’elezione in Nigeria avrebbe dovuto essere la prima di sei in Africa Occidentale quest’anno. Il rinvio è un cattivo esempio per una regione già attraversata da numerosi sconvolgimenti.

Quali sono le implicazioni di questo rinvio delle elezioni?

Il rinvio dà al Presidente Goodluck Jonathan (nella foto sotto a sinistra), candidato del Partito Democratico Popolare (PDP), sei settimane in più raccogliere il consenso e indebolire l’ex Capo militare dello Stato Muḥammadu Buhari (sotto a destra), candidato dell’All Progressives Congress (APC) – e, in Nigeria, un Presidente in carica ha enormi poteri e risorse per farlo. Ma il rinvio intensificherà anche l’antica acrimonia tra i due maggiori partiti politici, aggraverà le tensioni tra il nord (a maggioranza musulmana e pro-Buhari) e il sud (in gran parte cristiano e sostanzialmente pro-Jonathan) e potrebbe provocare ulteriori violenze. Inoltre, dato che il ruolo delle Forze Armate nella decisione di rinvio ha sollevato seri interrogativi circa la loro neutralità politica, i manifestanti dell’opposizione potrebbero non accettare l’Esercito come un credibile esecutore di pace se, come sembra probabile, eromperà la violenza post-elettorale.

 

Come e perché sono state rinviate le elezioni?

Il 7 febbraio Attahiru Jega, Presidente della Commissione Nazionale Elettorale Indipendente (INEC), ha annunciato che le elezioni nazionali e statali, originariamente previste per il 14 e 28 febbraio, erano state rinviate rispettivamente al 28 marzo e 11 aprile. Questo ha aggiunto ulteriori tensioni a quella che era già la stagione elettorale più controversa da quando nel 1999 la Nigeria è passata da un governo militare ad uno civile, con violenza crescente prima delle elezioni e successivamente con rischi montanti di violenza.

Il primo invito a rinviare è venuto il 22 gennaio alla Chatham House di Londra da Sambo Dasuki, Consigliere della Sicurezza Nazionale (NSA) del Presidente Jonathan. L’appello, ha detto, era basato sulla sua osservazione che l’INEC doveva ancora consegnare le Permanent Voters’ Cards (PVCs) a milioni di elettori.

Questo ha sollevato pubbliche obiezioni, con molti che hanno messo in discussione il tentativo improprio dell’NSA di influenzare la Commissione Elettorale. Tuttavia, il 4 febbraio Dasuki ha aumentato la pressione per il rinvio, scrivendo all’INEC e facendo presente che la sicurezza non poteva essere garantita in quattordici aree di governo locale del nord-est, dove Boko Haram sta conducendo una brutale rivolta dal 2010 (la Nigeria ha 774 aree di governo locale). Ha poi fortemente consigliato il Presidente dell’INEC Jega di rinviare le elezioni di sei settimane, sostenendo che un tale spostamento rientrerebbe ancora nell’ambito delle disposizioni di legge e che il governo “sperava” per allora di ripristinare la normalità nel nord-est.

Il giorno dopo, il 5 febbraio, in una riunione del Consiglio Nazionale di Stato (NCS), un forum consultivo composto da presidenti attuali e passati e presieduta dal Presidente Jonathan, militari ed altri capi della sicurezza hanno detto al Presidente dell’INEC che avevano appena avviato un’importante, decisiva offensiva contro Boko Haram, che sarebbe durata sei settimane. Hanno detto che durante le settimane suddette non avrebbero avuto truppe per garantire la sicurezza e il supporto logistico per le elezioni. Nonostante questo, l’NCS non ha approvato il rinvio della votazione.

A seguito di ulteriori pressioni per rinviare le date delle elezioni, il 7 febbraio Jega ha avuto consultazioni con i leader della società civile e funzionari dell’agenzia elettorale provenienti da tutto il Paese, ma ha concluso che: “La Commissione non può respingere con leggerezza i consigli dei capi della sicurezza nazionale”. Quindi ha rinviato le elezioni di sei settimane.

Quanto è credibile l’affermazione che l’INEC non era ancora preparata alle elezioni?

La Commissione è stata chiaramente in difficoltà. Sui PVC aveva riferito che 45,1 milioni su 68,8 milioni di elettori registrati (il 66 %) avevano ritirato le loro carte. Questo significa che circa il 34 % non lo aveva fatto. Ma la Commissione ha anche detto che stava aumentando il suo tasso di consegna prima della scadenza dell’8 febbraio individuato per il ritiro dei PVC. Fino alla sua conferenza stampa del 7 febbraio, Jega affermava ancora che: “Il nostro livello di preparazione, nonostante qualche difficoltà, è sufficiente per condurre a elezioni libere, eque e credibili per il 14 e il 28 febbraio, come da programma” e che l’INEC sarebbe stato “capace di offrire elezioni ancora migliori” rispetto a quelle del 2011. Queste erano state largamente acclamate come un successo, anche se più di 1.000 persone erano state uccise in violenze post-elettorali.

Quanto è credibile l’affermazione delle Forze Armate e dei servizi di sicurezza che stavano concentrando attività e risorse su un’offensiva contro Boko Haram e quindi non avrebbero avuto alcun personale per supportare le elezioni?

Tale affermazione è contestabile. Primo, la sicurezza elettorale è in primo luogo responsabilità della polizia e dei corpi della difesa civile, con i militari soltanto tenuti a supportare tali organismi, in conformità con la legge elettorale. Il 2 febbraio l’Ispettore Generale della Polizia Suleiman Abba aveva affermato che la polizia era pronta ad affrontare tutti i problemi di sicurezza riguardanti le elezioni, promettendo che avrebbe preso “tutte le misure legali per garantire la sicurezza dei Nigeriani in ogni momento”.

Secondo, l’affermazione dai capi militari contraddice direttamente le loro precedenti posizioni pubbliche. Nel corso della riunione del 2 febbraio del Comitato Nazionale di Pace per le elezioni del 2015, presieduto ad Abuja dal Generale Abdulsalami Abubakar (sopra), ex Capo dello Stato, il Maresciallo Capo dell’Aria Alex Badeh, il Gen. Kenneth Minimah e il Maresciallo dell’Aria Adesola Amosun, Capi di Stato Maggiore rispettivamente della Difesa, dell’Esercito e dell’Aeronautica, avevano fornito solide garanzie che erano pronti per le elezioni e stavano già sostenendo l’INEC per il trasporto aereo di materiale elettorale. È quindi difficile conciliare la loro affermazione che non ci sarebbero state le truppe per la sicurezza elettorale con le loro assicurazioni date solo pochi giorni prima.

Potrebbe essere stata motivata politicamente la pressione per il rinvio, secondo quanto leader dell’opposizione e altri Nigeriani stanno sollevando contro il Presidente Jonathan?

Il rinvio sembra essere stato motivato dalla politica piuttosto che dalla sicurezza. Nel corso dei mesi precedenti, il sostegno pubblico per Jonathan e il suo PDP al potere si era ridotto. Questo era dovuto alle allarmanti conquiste di Boko Haram a gennaio, alle tensioni economiche derivanti dalla caduta del prezzo del petrolio mondiale e all’incapacità della sua amministrazione di mostrare un reale progresso nella lotta contro la corruzione e nel miglioramento delle infrastrutture dal 2010. Allo stesso tempo è cresciuto il sostegno per l’APC, il quale lo scorso dicembre ha pacificamente tenuto le sue primarie e successivamente ha lanciato il suo candidato alla Presidenza Buhari come il migliore in grado di combattere l’insicurezza e la corruzione. A gennaio alcuni sondaggi di opinione, in particolare quelli di Afrobarometer, hanno riferito che la corsa elettorale era diventata troppo vicina alla sua indizione; altri, tra cui alcune iniziative online da parte di Reno Omokri, Assistente Speciale di Jonathan sui social media, mostravano che Buhari stava andando verso la vittoria. Il rinvio è stato quindi visto come un tentativo di Jonathan e del PDP di guadagnare tempo e combattere più aggressivamente il crescente sostegno all’opposizione.

Dal momento che ritardare le elezioni dà ai due partiti uguale tempo per la campagna, perché è così pericoloso?

Questo ritardo è problematico per due ragioni. Primo, la logica che il governo ha offerto, spingendo per il ritardo, non è convincente: non vi è alcuna garanzia che la situazione della sicurezza, cupa per gran parte degli ultimi due anni, migliorerà sensibilmente entro sei settimane. Nonostante i recenti interventi da parte delle forze del Tchad e del Camerun, Boko Haram ha dimostrato la sua continua capacità di colpire. Ha organizzato assalti sul confine del Niger e si impadronito di un autobus e ha sequestrato i suoi passeggeri in una città di confine con il Camerun. La Multinational Joint Task Force (MNJTF) di 7.500 uomini, autorizzata dall’Unione Africana il 30 gennaio scorso, deve ancora iniziare a schierarsi. Se la situazione della sicurezza non migliorerà sostanzialmente entro la fine di marzo, ci sono serie preoccupazioni su quello che succederà dopo. Un secondo rinvio elettorale scatenerebbe senza dubbio proteste su larga scala nel Paese.

Un secondo problema è il modo in cui il rinvio è stato fatto passare. Il leader della minoranza parlamentare Femi Gbaja Biamila ha detto: “L’indipendenza dell’INEC è stata messa in discussione …. I suoi poteri di determinare le date delle elezioni sono stati usurpati e le Forze Armate ora determinano quando potremo avere elezioni in questo Paese. Questo è un precedente pericoloso”. La decisione di rinviare le elezioni avrebbe dovuto essere il risultato di consultazioni di tutte le parti interessate e di consenso, piuttosto che un braccio di ferro e un ricatto. Un importante avvocato, Femi Falana, ha messo in discussione la legittimità della procedura di rinvio, sostenendo che l’NSA ha agito al di là dei suoi poteri costituzionali e scrivendo direttamente al Presidente dell’INEC che solo il Consiglio di Sicurezza Nazionale, di cui l’NSA è solo un membro, aveva il mandato per farlo.

Come hanno reagito i partiti politici al rinvio?

Il PDP di Jonathan e quindici altri partiti minori hanno accolto con favore la modifica delle date. Buhari, dell’APC, ha espresso “disappunto e frustrazione”, ma ha fatto appello alla calma. Tuttavia, ha anche avvertito che qualsiasi ulteriore rinvio sarà saldamente respinto. Undici altri partiti, appartenenti alla Coalizione dei Partiti Politici Progressisti, hanno espresso disappunto per la decisione dell’INEC, ma hanno anche esortato i Nigeriani ad accettare le nuove date.

Qual è stata la reazione dei cittadini?

L’opinione pubblica è divisa. Alcuni dicono che il rinvio consentirà a più elettori di ritirare i loro PVC. Per la maggior parte, però, il rinvio è stato un cinico tentativo di aggrapparsi al potere, aggravando il problema di credibilità del Presidente, e un brusco disappunto.

Negli ultimi mesi molti avevano visto le elezioni come un’occasione per estromettere i leader e i rappresentanti corrotti e inefficienti. Una recente indagine condotta dal Centro per l’Educazione all’Applicazione della Legge (CLEEN Foundation) e dall’Open Society Initiative for West Africa (OSIWA) ha riferito che circa l’89 % degli elettori era disposto a votare. Come Jega ha osservato nella sua conferenza stampa del 7 febbraio: “Molte persone saranno assai arrabbiate e infastidite”.

Qual è stata la reazione del pubblico alle Forze Armate, considerando il loro ruolo nel rinviare le elezioni?

La reazione è stata ampiamente negativa. Il 7 febbraio, prima ancora che il rinvio fosse annunciato, la Nigeria Civil Society Situation Room, una rete di circa 70 organizzazioni della società civile, ha invitato tutti i capi delle Forze Armate e della Polizia a dimettersi, dicendo che avevano fallito nella “loro responsabilità costituzionale di garantire la vita e la proprietà in qualsiasi momento, anche durante le elezioni”. Il 9 febbraio un’altra coalizione di 18 organizzazioni della società civile ha condannato i capi dei Servizi “per il braccio di ferro con l’INEC” e per abdicazione alla responsabilità nazionale. Intervenendo a nome della coalizione, Ibrāhīm Zikirullahi, Presidente del Transitional Monitoring Group (TMG), ha detto che è “una chiara indicazione del baratro in cui le Forze Armate sono discese”.

Zakari Moḥammed, portavoce della Camera dei Rappresentanti, ha avvertito che l’utilizzo delle “Forze Armate per motivi politici” potrebbe avere gravi conseguenze. Inoltre, se si scoprisse infine che i capi militari sono stati complici in qualsiasi tentativo fraudolento di tenere Jonathan in carica, potrebbero indurre ad una rivolta da parte dei propri ufficiali.

Che cosa è probabile che accada da qui alla scadenza delle sei settimane?

È probabile che Jonathan e il PDP facciano di tutto per riprendere l’iniziativa. In primo luogo, porteranno avanti azioni legali già in tribunale, cercando di escludere Buhari e ponendo questioni sul suo atto di nascita e sui suoi titoli di studio. Secondo, potrebbero estromettere Jega (mandandolo in congedo finale), sostituirlo con un successore più flessibile, quindi spingere per ottenere più tempo al fine di consentire al nuovo Presidente della Commissione Elettorale di insediarsi prima di tenere eventuali elezioni. Terzo, potrebbero spingere per impedire all’INEC di utilizzare i nuovi lettori elettronici di carte PVC, destinate a scoraggiare le frodi nei giorni di elezione. La tesi del governo potrebbe essere che l’INEC non ha testato il lettore di schede in tutte le precedenti elezioni locali e non deve utilizzare le elezioni presidenziali e dell’Assemblea Nazionale per farlo; ma il vero obiettivo potrebbe essere quello di eliminare i lettori di schede, in modo da rendere più facile i brogli. Quarto, poiché al 28 marzo potrebbero ancora essere pendenti nei tribunali diversi casi su elezioni e candidati, agenti o simpatizzanti del PDP potrebbero sollecitare ingiunzioni dei tribunali per fermare le elezioni fino a quando tutti questi casi non siano stati risolti. Le prossime sei settimane sono piene di lotte difficili per proteggere la democrazia duramente conquistata in Nigeria.

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