Medio Oriente – Come l’ISIS sta lacerando la secolare mappa dell’accordo Sykes-Picot

di Charles M. Sennott, Vice President, Editor-at-Large and co-founder of GlobalPost

Libera traduzione da: globalpost, June 17, 2014 07:09, on the recommendation of Maha Hamdan, Intelligence Analyst at TheIntelligenceCommunity.com

Immagine tratta da: irfgzr2.tr.gg – HARİTALAR

Mentre acquisisce territori-chiave iraqeni, lo Stato Islamico d’Iraq e Siria sta smontando l’accordo Sykes-Picot dell’epoca della Prima Guerra Mondiale

Quasi 100 anni fa, quando il mondo era in preda alla guerra, un documento segreto anglo-francese chiamato accordo Sykes-Picot divideva il Medio Oriente tra le potenze coloniali con disinvoltura e noncuranza.

Potrebbe sembrare uno di quegli oscuri riferimenti storici da tempo dimenticato, da una lezione di storia delle scuole superiori sulla Prima Guerra Mondiale.

Ma avventuratevi in questi giorni negli angoli oscuri dei siti militanti islamici e vedrete che i confini territoriali stabilite dal “Sykes-Picot” sono molto presenti nella mente dello Stato Islamico d’Iraq e Siria (ISIS), mentre i suoi combattenti stringono la presa su un fascia di Siria e ora su Mosul, in Iraq, e minacciano di spingerla verso Baġdād.

Quello cui stiamo assistendo, nel rapido e brutale assalto militare di ISIS durante il fine settimana e nel crollo virtuale dell’esercito iraqeno addestrato dagli Stati Uniti, non è altro che un tentativo di cancellare i confini della mappa Sykes-Picot – confini che hanno tenuto insieme il Medio Oriente per oltre un secolo.

Questa offensiva in corso di ISIS, a volte indicato anche come Stato Islamico in Iraq e Levante, è vista come un audace rifiuto all’arroganza coloniale che il “Sykes-Picot” ha da tempo incarnato per molti che vivono in Medio Oriente – sia laici nazionalisti arabi sia Islamisti.

E dal fumo che si alza sopra la città petrolifera di Mosul, nel nord dell’Iraq, emergono due spettri temibili. Il primo è la possibilità di una conflagrazione regionale in Siria e ora in Iraq, che taglierebbe pericolosamente le linee sunnite e sciite, un argomento che GlobalPost ha sollevato con ampia segnalazione per oltre un anno in un Report Speciale intitolato “Nella terra di Caino e Abele”. Il secondo è la prospettiva che le Forze Armate statunitensi vengano trascinate di nuovo nel calderone delle divisioni etniche e religiose che stanno frantumando l’Iraq.

Deciso a stabilire un Califfato Islamico che si estenda dalla Siria fino in Iraq, questa campagna dell’ISIS è un impressionante evento storico, che richiede a chiunque abbia a cuore il Medio Oriente di rispolverare i libri di storia o di navigare online e iniziare a studiare ciò che è in gioco qui. Una regione molto volatile potrebbe essere in procinto di disfarsi in un modo che renderà la Primavera Araba apparire come un insieme pittoresco e sfortunato dei rally pro-democrazia.

Il consigliere diplomatico britannico Sir Mark Sykes e il suo omologo francese François Georges Picot erano una strana coppia, quando collaboravano nel 1916 a creare l’accordo segreto che delineava come suddividere il Medio Oriente quando la Grande Guerra sarebbe finalmente finita.

Mentre stilavano questo accordo, era ancora incerto chi avrebbe vinto la guerra. Solo dopo 10 milioni di vite perse sui campi di battaglia d’Europa, l’armistizio veniva finalmente raggiunto nel 1918 all'”undicesima ora dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese”.

E solo allora fu chiaro che la Germania, l’Impero Austro-Ungarico e gli Ottomani erano “dalla parte sbagliata della storia”, che i loro Imperi sarebbero crollati, producendo un nuovo ordine mondiale e un Medio Oriente rimodellato.

Ma prima di tutto ciò, questi due uomini, Sykes e Picot, avevano srotolato mappe topografiche e si erano riuniti per redigere le linee su come lo strategico Medio Oriente ricco di petrolio sarebbe stato diviso quando la guerra sarebbe finita. Scelsero nomi biblici, come Mesopotamia e Palestina, per riorganizzare l’Impero Ottomano e le sue ex province.

Poiché sia Sykes sia Picot erano cattolici, la loro comprensione della terra dal deserto d’Arabia fino alle montagne del Libano era immersa nella storia delle Crociate e della corsa per la Terra Santa. Sykes, in particolare, vedeva il ritorno degli Ebrei alla terra della Bibbia in termini religiosi e fu tra i primi Cristiani sionisti.

I confini furono elaborati in un modo che, ovviamente, soddisfaceva i loro rispettivi Imperi e i loro alleati russi. Cioè, fino alla Rivoluzione del 1917 in Russia, che in definitiva avrebbe comportato per i bolscevichi il ritiro dalla guerra. Furono infatti i bolscevichi che fecero trapelare l’accordo Sykes-Picot come un modo per rivelare le avide intenzioni degli Imperi di lucrare sulla guerra.

La loro mappa – con alcune lievi modifiche del Trattato della Conferenza di Pace di Parigi che seguì la guerra nel 1919 – disattendeva una cultura tribale complessa, ignorava le identità etniche profonde di Curdi e Arabi e trascurava le divisioni teologiche tra Sunniti e Sciiti.

Fu una grande arroganza e ignoranza che portarono sul tavolo, oltraggiando il leggendario arabista britannico Sir Lawrence d’Arabia, che si era innamorato delle tribù arabe ed era giunto a comprenderle, come descritto da Scott Anderson in “Lawrence in Arabia: Guerra, inganno, follia imperiale e realizzazione del moderno Medio Oriente”.

Che le potenze britannica e francese ignorassero quanti conoscevano la regione e invocassero gente come Sykes e Picot, è una sorta di peccato originale che ha generato gravi incomprensioni e, infine, sollevazioni violente in Medio Oriente. Il mondo e in particolare i popoli del Medio Oriente stanno letteralmente pagando da decenni per questa ignoranza.

Sykes e Picot essenzialmente previdero che Libano e Siria cadessero sotto il controllo francese e diedero ai Britannici quello che chiamavano Mesopotamia, il moderno Iraq, comprese le città pregiate di Mosul, Baġdād e Baṣra.

Insieme con questo, i Britannici ricevevano un Mandato su Transgiordania e Palestina, oggi Israele, Cisgiordania occupata e Gaza. Fu solo all’ultimo momento che i diplomatici britannici alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919 furono in grado di elaborare i termini che hanno portato Mosul dalla loro parte. Gurdavano a Mosul perché avevano ricevuto alcuni spunti geologici sulla possibilità di trovare petrolio, che divenne sempre più importante per l’Impero Britannico per alimentare la sua Marina e la sua industria.

In definitiva, gli Iraqeni respinsero il dominio coloniale che i Britannici attuavano indirettamente attraverso i Reali Hashemiti. Il nazionalismo arabo laico arrivò nella forma del partito Ba’ath, che in Siria era guidato da Ḥāfiẓ al-Asad, padre di Baššar, e in Iraq da Ṣaddām Ḥusayn. Quando Ṣaddām consolidava il suo potere negli anni ’70 e ’80, fu un alleato degli Stati Uniti per molti anni e il petrolio fluiva liberamente quando imponeva una crudele dittatura a tutti gli Iraqeni – curdi, sciiti e sunniti – e sostanzialmente aderiva alle linee di Sykes e Picot. Poi, invase il Kuwait, alla ricerca del suo petrolio.

E da lì, la trama si fa più familiare su come gli Stati Uniti si siano impigliati fatalmente nella definizione del confronto con Ṣaddām nel 1990, mentre tragicamente non riusciva a proteggere i Curdi nel nord e gli Sciiti nel sud.

Poi, a seguito dell’ 11 settembre, il Presidente George W. Bush decideva di affrontare nuovamente Ṣaddām nel 2003, con la scusa (che oggi conosciamo come falsa) che stava costruendo un arsenale di armi di distruzione di massa. La disastrosa invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti dimostrò l’assenza di armi di distruzione di massa e alla fine ribaltò l’equilibrio etnico ancora una volta e produsse una nuova forma di tirannia sotto una struttura di potere prevalentemente sciita. Una furia di violenza etnica si è scatenata ed ha raggiunto il suo picco nel 2006.

Alla fine, una certa calma era stata ripristinata dopo l’aumento di truppe a guida USA e dopo che si sono svolte le elezioni che hanno insediato Nūrī al-Mālikī, al suo secondo mandato come Primo Ministro e percepito come promotore del predominio sciita. Tale posizione dominante sta nuovamente esaltando gli odi etnici lungo la divisione tra Sunniti e Sciiti ed è respinta da un’opposizione sunnita che questa volta è apparsa sotto forma dei micidiali militanti dell’ISIS.

Così ora è ISIS che sta osservando, e per ora controllando, il petrolio di Mosul, mentre il gruppo militante ridisegna violentemente i confini, una volta stabiliti da Skyes e Picot.

Una domanda in questo centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale è: quanto a lungo gli Stati Uniti e i loro alleati saranno condannati a ripetere il passato, per favorire politiche costruite sulla difettosa comprensione e percepita stabilità che le linee viziate di Sykes e Picot hanno rappresentato per così tanto tempo? Ora sembra che l’ISIS possa rispondere a questa domanda della storia e ridisegnare i confini sulla mappa del Medio Oriente non con penna e inchiostro, ma con il sangue.

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