Il Presidente ad interim della Repubblica del Mali Dioncounda Traoré
Elaborazione da fonte: Jeune Afrique, 06/04/2013 à 09h:50
“È tecnicamente e politicamente fattibile” avere un “Presidente legalmente eletto in luglio” ha detto il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius il 5 aprile scorso durante l’incontro a Bamako con i massimi rappresentanti maliani, tra i quali il Presidente ad interim Dioncounda Traoré. “La comunità internazionale ha gli occhi puntati su di voi” ha ammonito Fabius. “Ristabilire la sicurezza è essenziale, ma il dialogo e la democrazia lo sono altrettanto” ha insistito. Il governo francese e l’ONU, che in luglio dovrebbe schierare una forza di pace (il Misma), contano sull’effetto “trascinamento” che potrebbe avere una elezione per fare passi avanti nella riconciliazione nazionale.
Il giorno precedente Moussa Sinko Coulibaly, Ministro maliano per l’Amministrazione Territoriale, aveva dichiarato di non avere alcun dubbio circa la data di luglio posta in agenda. Eppure molti osservatori esprimono scetticismo per una scadenza così ravvicinata, soprattutto per l’instabilità persistente nel nord del Paese e per il problema costituito da circa 400mila sfollati e rifugiati.
“Non saranno elezioni del tutto perfette”, concede una fonte diplomatica francese, sottolineando che un ritardo non cambierebbe di molto le cose e insistendo sulla necessità di celebrare almeno le elezioni presidenziali, anche se il secondo turno delle elezioni legislative potrà essere organizzato in settembre.
Il regime transitorio di Bamako è stato istituito nel mese di aprile 2012, dopo il colpo di stato militare che rovesciò il presidente Amadou Toumani Touré. Il colpo di stato ha favorito l’acquisizione del nord del Paese da parte dei berberi Tuareg e di gruppi islamisti, circostanza che ha condotto Parigi a intervenire militarmente a gennaio scorso in favore dei militari golpisti.