Mali, Türkmenistan, Mauritania – Vincono i partiti dei Presidenti

 

Elaborazione da fonti: BBC, 18 December 2013, 02:37 GMT e 19 December 2013, 12:10 GMT; Sidi Ould Abdel-Malek per Anadolu Agency, 23 December 2013, 13:06

 

Mali

Secondo i risultati provvisori annunciati alla tv di Stato da funzionari governativi, un’alleanza di partiti che sostengono il Presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keïta (nella foto in alto a sinistra) ha vinto le elezioni parlamentari.

A seguito del ballottaggio di domenica 15, il social-democratico Rassemblement pour le Mali (RPM) ed i suoi alleati hanno conquistato 115 dei 147 seggi all’Assemblea Nazionale. L’Union pour la République et la Démocratie (URD) ha conquistato fra 17 e 19 seggi, rendendo l’ex candidato presidenziale Soumaïla Cissé il leader dell’opposizione. I risultati delle elezioni parlamentari, che utilizzano un complesso sistema di liste, saranno ufficiali solo dopo la pronuncia della Corte Costituzionale del Mali.

L’affluenza alle urne al secondo turno è stato del 37,2%, in calo dal 38,6% al primo turno, che è già stato considerato deludente.

La nazione dell’Africa Occidentale aveva celebrato una pacifica elezione presidenziale nel mese di agosto, ma da allora ha visto un aumento della violenza.

La Francia ha ancora fino a 3.000 soldati nel Paese, dopo l’intervento a gennaio per spodestare i ribelli islamisti e secessionisti che avevano occupato il nord del Paese. Così come le forze francesi, la missione Minusma delle Nazioni Unite ha inoltre schierato più di 6.000 soldati e poliziotti nel Paese. Ma nonostante qualche successo, i gruppi islamisti hanno intensificato le loro operazioni.

 

Türkmenistan

Le elezioni parlamentari in Türkmenistan sono state vinte in modo schiacciante dai partiti che sostegno il Presidente Gurbangul’y Mjalikkulievič Berd’ymukhammedov (nella foto in alto a destra).

I media di stato hanno annunciato giovedì 19 che il Türkmenistanyň Demokratik partiýasy (il Partito Democratico al governo) ha conquistato 47 dei 125 seggi in Parlamento, mentre il neo-formato Partito degli Industriali e degli Imprenditori – il primo partito di opposizione legale, ma pure in sintonia con il Presidente – ha conquistato 14 seggi. I seggi rimanenti sono stati appannaggio di rappresentanti dei sindacati, gruppi di donne, organizzazioni giovanili e gruppi religiosi, tutti fermamente filo-governativi.

La massiccia affluenza alle urne è risultata del 91,33%.

Il voto di domenica 15 per la prima volta nella storia del Paese è stato contestato da più di un partito e gruppi per i diritti umani hanno criticato il risultato perché è stato caratterizzato da totale assenza di opposizione al Presidente Berd’ymukhammedov; ma le autorità turkmene dicono che il Paese sta diventando sempre più democratico.

Osservatori collegati all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) hanno detto che, mentre il Türkmenistan aveva ottenuto qualche miglioramento sul consolidamento del quadro giuridico per le elezioni, “le libertà fondamentali continuano ad essere limitate e la scelta tra concorrenti alternative politiche è ristretta”.

Amnesty International ha inoltre condannato le elezioni, sostenendo che si sono svolte in “un clima di repressione totale, negazione dei diritti umani fondamentali e la pervadente paura che da anni affligge la società turkmena”.

Farid Tukhbatulin, Capo di Turkmenskoj Initziativ’y po Pravam Chelaveka (Iniziativa Turkmena per i Diritti Umani) sostiene che la presenza di due partiti alle elezioni parlamentari è priva di significato, perché entrambi sono fedeli al Presidente e che i veri leader dell’opposizione sono in carcere o in esilio.

Berd’ymukhammedov, che è stato rieletto lo scorso anno per un altro mandato con una maggioranza schiacciante, avendo ottenuto ufficialmente più del 97% dei voti, è stato accusato dai critici di costruire il proprio culto della personalità. Già il suo predecessore, Saparmurat Ataevič Nijazov, morto alla fine del 2006, aveva costruito il culto della personalità ed era stato responsabile di una serie di politiche anticonformiste, tra cui il divieto dell’opera lirica e il cambio dei nomi dei mesi dell’anno – di cui due dedicati a se stesso e a sua madre.

Il Türkmenistan è un Paese di 5,5 milioni di persone a maggioranza musulmana. Anche se gran parte della sua popolazione si è impoverita, la maggior parte dei turkmeni beneficia di gas ed elettricità gratuiti.

 

Repubblica Islamica di Mauritania

La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente della Mauritania ha annunciato lunedì 23 che nel secondo turno delle elezioni parlamentari e comunali l’Union pour la République al potere, fondato nel 2009 dal Presidente Moḥamed Ould ‘Abd el-Aziz (nella foto in basso), ha conquistato la maggioranza dei seggi tanto nel Parlamento quanto nei Consigli locali.

Il Presidente della Commissione ‘Abdullāh Ould Aḥmed ha detto in una conferenza stampa che il partito al governo è riuscito a conquistare 22 dei 30 seggi parlamentari in palio nel secondo turno elettorale di sabato 21.

Il Rassemblement National pour la Reforme et le Developpement (informalmente Tawassoul, Intercessione), il Partito dei Fratelli Musulmani, ha conquistato 4 seggi.

La travolgente vittoria al secondo turno ha garantito al partito di governo una rappresentanza del 50,3% sui 147 seggi nel Parlamento della Mauritania. I successi del partito di governo, tuttavia, non si fermano qui, perché i suoi alleati raccolgono altri 36 seggi parlamentari.

Nel frattempo, la Commissione ha rilevato che i partiti di opposizione sono riusciti a conquistare solo 37 seggi parlamentari nei due turni, di cui 16 per il partito dei Fratelli Musulmani e 12 per il partito el-Wiam (Intesa).

Aḥmed ha detto che il partito di governo ha anche vinto le elezioni comunali in 80 delle 113 municipalità al voto nel secondo turno, il che significa che ha conquistato 161 dei 218 seggi municipali in palio nelle due tornate elettorali (circa il 74%).18 i seggi del Rassemblement National nei Consigli municipali.

Moḥammad Jemil Ould Manṣūr, fondatore e Presidente del Rassemblement National, aveva in precedenza lamentato ciò che aveva descritto come “gravi irregolarità elettorali”, mentre Shekhani Beebeh, un membro anziano del partito, si è scagliato contro la Commissione Elettorale per quello che ha delineato come incapacità di prendere sul serio le riserve del suo partito circa presunte irregolarità di voto.

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