Libia – La proposta turca di dispiegamento di truppe in loco inviata al Parlamento di Ankara

La mossa, che arriva prima del previsto, segna un’accelerazione dei piani del Presidente Recep Tayyip Erdoğan

Elaborazione da fonti: BBC, 30 December 2019, 16:43; Ayla Jean Yackley, in Al-Monitor, December 26, 2019

La Turchia ha presentato una proposta di legge al Parlamento per consentirle di dispiegare truppe in Libia.

Mentre il conflitto libico si intensifica, la Turchia sostiene che potrebbe degenerare in una guerra civile per procura (alimentata da Paesi vicini, stati del Golfo e governi europei) e minacciare i suoi interessi nel Paese. La proposta di legge consente lo schieramento di truppe non combattenti, che agiranno da consiglieri e addestratori per le forze governative di Tripoli.

Giovedì scorso il Presidente Erdoğan, rischiando ulteriori discordie con i rivali regionali, aveva dichiarato che, dopo la richiesta di sostegno da parte del Governo di Accordo Nazionale (GNA), il suo governo avrebbe chiesto l’approvazione parlamentare per dispiegare truppe in Libia. Inizialmente Erdoğan aveva affermato che la mozione sarebbe stata sottoposta alla Grande Assemblea Nazionale Turca [la sua nuova sede nella foto sotto] dopo la pausa invernale che si concluderà il 7 gennaio, riferisce l’Associated Press. La proposta di legge verrà invece discussa giovedì, anche se non è chiaro quando verrà votata. Si prevede che la legge sarà approvata, visto che il Partito della Giustizia e dello Sviluppo di Erdoğan si ritiene abbia abbastanza sostegno nel Parlamento unicamerale per l’approvazione della mozione.

La Turchia è alleata con il governo libico del Primo Ministro Fāyiz Muṣṭafā as-Sarraj [con Erdoğan nella foto d’apertura], istituito nel 2016 con un accordo mediato dalle Nazioni Unite e che ha sede nella capitale Tripoli. La Turchia sostiene il GNA fornendo droni, armi e camion per potenziare i suoi sforzi nel conflitto in corso contro le forze del Gen. Khalīfa Belqāsim Ḥaftar. Il governo di Tripoli riceve aiuti anche da Qatar e Italia.

Subendo un assedio che dura da otto mesi e ha provocato oltre 1.000 vittime, con siti bombardati a Tripoli e in altre città (che secondo la fazione ribelle detenevano armi fornite dalla Turchia), il governo libico sta contrastando un’insurrezione da parte del rinnegato Esercito Nazionale Libico (fazione politica fedele al Consiglio dei Deputati insediato a Tobruk) (LNA) del Gen. Ḥaftar, che è basato nella Libia orientale e controlla anche gran parte del sud. Le forze del signore della guerra sono sostenute, tra gli altri, da Egitto, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, ma anche da quella che è ritenuta una forza di mercenari russi. La Francia ha tacitamente prestato sostegno a Ḥaftar con armi presumibilmente sofisticate e, secondo Erdoğan, Sudan e Russia hanno inviato migliaia di mercenari.

L’Esercito Nazionale Libico ha cercato di catturare la capitale. I combattimenti intorno a Tripoli si sono intensificati nelle ultime settimane dopo che il Gen. Haftar aveva dichiarato una battaglia “finale” e decisiva per la capitale. Ad aprile aveva lanciato un grande tentativo di impossessarsi della città, ma le sue forze avevano incontrato resistenza ed erano state a lungo impantanate nella periferia sud di Tripoli. “Abbiamo dato e continueremo a fornire ogni tipo di supporto al governo di Tripoli, che sta combattendo un generale golpista sostenuto da vari Paesi europei e arabi”, ha affermato il Presidente Erdoğan in un discorso trasmesso in diretta. “Dato che siamo stati invitati lì, accetteremo la richiesta” di inviare soldati, ha detto.

Il mese scorso la Turchia ha firmato due accordi di difesa con il GNA: uno sulla sicurezza e la cooperazione militare, che include la condivisione di informazioni di intelligence e armamenti navali; l’altro sui confini marittimi nel Mediterraneo orientale. I critici sostengono che l’accordo estenderebbe notevolmente le rivendicazioni territoriali di Ankara includendo aree rivendicate a loro volta da Grecia e Cipro, che vogliono costruire un gasdotto per trasportare gas naturale in Europa dal Mediterraneo orientale.

La Turchia è stata esclusa dal Forum del Gas del Mediterraneo Orientale, istituito all’inizio di quest’anno da Egitto, Cipro, Israele, Grecia, Giordania, Palestina e Italia, perché Ankara non riconosce Cipro a seguito dell’intervento del 1974 per proteggere la minoranza etnica turca. Sostiene invece la Repubblica Turca di Cipro del Nord, mentre le altre nazioni considerano la Repubblica di Cipro a dominanza greca l’unica legittima dell’isola.

L’Unione Europea ha minacciato di sanzionare la Turchia per le sue “perforazioni non autorizzate” nelle acque cipriote, dove Ankara ha anche inviato navi da guerra e droni per contrastare l’esplorazione di idrocarburi da parte della Repubblica di Cipro, che è membro dell’U.E. E questo mese il Congresso degli Stati Uniti ha approvato due progetti di legge che revocano l’embargo sulle armi a Cipro come monito alle attività della Turchia nel Mediterraneo.

“Non credo che la Turchia stia correndo questi rischi per nulla”, ha detto Edgar Şar, Presidente dell’Istituto di ricerca politica IstanPol. “Erdoğan e il suo governo non possono evitare questi rischi, perché non possono fare niente altro”. Şar sostiene che Ankara si sia rivolta alla Libia e abbia scelto la più debole delle due principali fazioni in guerra perché mancano opzioni migliori. “La Turchia è in contrasto con Egitto, Israele e Cipro, che hanno unito le forze contro la Turchia, convincendo la Grecia a salire a bordo al fine di isolare la Turchia. Erdoğan e il suo governo avvertono questo come un grande danno per la Turchia e hanno avviato un dialogo con i pochi attori rimasti nella regione”, ha detto Şar ad Al-Monitor. Mercoledì scorso il Presidente Erdoğan ha anche fatto una visita non programmata in Tunisia, dove ha discusso con il Presidente Kaïs Saïed [foto sotto] di aiutare le parti libiche in guerra a raggiungere un cessate il fuoco e riportarle al tavolo dei negoziati.

Colloqui sul conflitto, patrocinati dalle Nazioni Unite, sono programmati per gennaio a Berlino per cercare di porre fine ai combattimenti. Francia ed Egitto hanno chiesto la “massima moderazione” da parte delle autorità libiche e internazionali per evitare l’escalation del conflitto in Libia, secondo quanto affermato in un comunicato dell’ufficio del Presidente Emmanuel Macron.

L’offensiva di Ḥaftar non è che l’ultimo capitolo della violenza in Libia da quando il dittatore di lunga data Mu‘ammar Gheddafi è stato rovesciato e ucciso dai ribelli appoggiati dalla NATO nel 2011. Da allora nessuna autorità ha avuto il pieno controllo e il Paese è estremamente instabile.

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