Gli ordini sembravano chiari. Delegittimare a prescindere. E il “Quarto potere” si allinea. La fake news del giorno? Il governo Diyāb è ispirato dall’Iran. Esegue gli ordini di Ḥizb Allāh. Il più prudente? Pompeo, non incredibilmente.
Elaborazione da fonti: Al Jazeera, 22 Jan 2020; Dion Nissenbaum and Nazih Osseiran, in The Wall Street Journal, Jan. 22, 2020 7:47 pm ET; Firas Maksad, in Foreign Policy, January 22, 2020, 4:15 PM; AGI, 21 gennaio 2020, 23:00;
La Presidenza del Libano lo aveva annunciato. Il Primo Ministro Ḥasan Diyāb [foto in alto], professore di 60 anni dell’Università Americana di Beirut, ora dirige un gabinetto di 20 membri, per lo più esperti sostenuti dai partiti politici.
Martedì, pochi istanti dopo aver letto la formazione nel Palazzo Presidenziale della capitale Beirut, Diyāb ha detto: “Sono stato nominato a fronte di molte accuse. Volevo lavorare, non discutere. Ho rispettato la legge per la formazione di un governo. Ho seguito le regole e i regolamenti per formare una nuova squadra di ministri … Questo è un governo che rappresenta le aspirazioni dei manifestanti che sono mobilitati a livello nazionale da più di tre mesi”. Ha promesso che il suo governo “si adopererà per soddisfare le loro richieste per un sistema giudiziario indipendente, il recupero dei fondi sottratti, la lotta contro i guadagni illeciti”. “In questo momento decisivo, saluto la rivoluzione e la rivolta che ci ha spinto verso questo, il Libano è diventato vittorioso. Raggiungeremo la coesione sociale. Ci sarà responsabilità”.
Ha aggiunto: “Questo [è un] governo che non aspira al clientelismo e ai favori. Nessuno dei membri del governo si schiererà per le prossime elezioni. Questo governo è composto da persone non partigiane che non sono influenzate da dispute politiche”.
Questa la notizia. Subito prestigiosi giornali internazionali, più realisti del Re (leggasi Pompeo), si sono affrettati a presentare la situazione attraverso slogan. Pochi accennano alla complessità della situazione politica libanese e alla difficoltà di dotarsi di un governo. In particolare la fake news proposta (e che orienta l’atteggiamento pubblico nel senso desiderato) è considerare il neonato governo come servo dell’Iran e agli ordini di Ḥizb Allāh. Anche se fosse così, potrebbe essere negativo per alcuni, non è detto che lo sia per altri. La deontologia imporrebbe che fossero riportate anche le interpretazioni degli altri. Ma è inutile sperarlo. Il problema è che l’ipotesi che sottende la notizia è quanto meno dubbia. E le cose non dette sono maggiori di quelle affermate con sicumera. Almeno per i seguenti motivi:
- il Premier Diyāb è un professore universitario dell’Università Americana di Beirut, è indipendente ed è stato già ministro nel 2° governo di Najīb Mīqātī, fondatore del Movimento Azm di orientamento laico;
- il Premier Diyāb è naturalmente un sunnita, secondo il Patto Nazionale che regge l’ordinamento dei poteri in Libano. Improbabile che possa piegarsi acriticamente a imposizioni politiche in favore di Tehrān. A meno che questo non sia determinato dall’interesse nazionale. Ma questa possibile opzione attribuitagli va dimostrata e documentata, non precostituita come se fosse attuale;
- i suoi ministri non sono prevalentemente sciiti, ma non sono neanche prevalentemente musulmani, rispecchiando le proporzioni dell’Accordo di Ṭāʾif. Basta scorrere la lista: su 20 ministri, 4 sono sciiti, 4 sunniti, 4 cristiano-maroniti, 3 greco-ortodossi, 2 drusi, 2 greco-cattolici, 1 armeno-ortodosso;
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la coalizione che lo ha proposto non è pregiudizialmente filo-iraniana. L’alleanza Amal-Ḥizb Allāh-Movimento Patriottico Libero è composta più o meno equamente da cristiani e musulmani, che sono entrambi circa il 40% rispetto al totale dei parlamentari dell’alleanza, e da altri gruppi di ispirazione laica;
- attribuire al Presidente Michel Aoun, cristiano-maronita e fondatore del Movimento Patriottico Libero, posizioni pregiudizialmente filo-iraniane farebbe ridere qualsiasi Libanese;
- la volontà del popolo libanese sulla scelta del Primo Ministro si è espressa in Parlamento, dove il prof. Diyāb ha ricevuto più voti del candidato sostenuto dagli Stati Uniti. L’opzione è “democrazia in Parlamento” o “democrazia nelle piazze”;
- tra gli sciiti, le posizioni di Amal e Ḥizb Allāh non sono coincidenti in quanto a lealtà verso Tehrān e Amal e i suoi alleati superano in Parlamento i rappresentanti di Ḥizb Allāh riuniti nel gruppo politico Fedeltà alla Resistenza;
- Ḥizb Allāh [una sua bandiera nella foto sotto], d’altra parte, ha piena legittimità di giocare il suo ruolo politico, non soltanto in virtù dei suffragi ricevuti dal popolo e dei suoi numeri in Parlamento, ma anche per il suo ruolo di difensore dell’integrità nazionale riconosciuto dalla gran parte dei Libanesi.
Di seguito alcuni estratti di articoli proposti dai giornali internazionali.
Il 22 gennaio The Wall Street Journal titola: “Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha negato il sostegno al governo libanese sin dalla sua prima riunione” e scrive che “l’Amministrazione Trump ha detto di non essere sicura che funzionerà con la coalizione dominata dall’alleato iraniano Hezbollah e dai suoi alleati cristiani”.
A questo proposito, il pan-arabo The NewArab, con sede a Londra, riporta il giorno dopo una dichiarazione di Pompeo: “Il test per il nuovo governo del Libano saranno le sue azioni e la sua risposta alle richieste del popolo libanese di attuare riforme e combattere la corruzione”. Una timida apertura.
E sempre il 23 gennaio, l’Ambasciata degli Stati Uniti in Libano riporta l’intervista di Pompeo a Bloomberg, dove tra l’altro, il Segretario di Stato USA dice: “Vogliamo un governo non corrotto che rifletta la volontà del popolo libanese. Se questo governo rispondesse a questo e ci fosse un nuovo gruppo di leader che è pronto a prendere quegli impegni e a mantenerli, questo è il tipo di governo che sosterremo in tutto il mondo e il tipo di governo che sosterremmo in Libano”. Un aggiustamento di tiro.Foreign Policy titola: “Il governo libanese di Halloween. I manifestanti hanno ragione nella misura in cui è sinistro che il nuovo governo del Paese lo avvicina all’Iran”. E scrive: “Il governo del Primo Ministro entrante Hassan Diab è il primo ad essere composto interamente da tecnocrati da quando l’ordine conseguente alla guerra civile del Libano è stato cementato circa 30 anni fa. Vanta anche un numero record di ministri donne, tra cui la prima Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa. Ma è qui che finisce la buona notizia. Il governo di Diab sarà il primo nella storia del Libano che è esclusivamente legato a una coalizione parlamentare guidata dall’alleato libanese dell’Iran, Hezbollah”. E continua: “Alcuni Libanesi, incluso il Governatore della Banca Centrale Riad Salamé, sperano di essere salvati dal Qatar, i cui leader attraversano regolarmente le acque instabili tra Iran e Occidente. Il Qatar ha aiutato Hezbollah in passato, e il suo Emiro e il Ministro degli Esteri hanno entrambi visitato l’Iran dall’uccisione del Comandante della Quds Qassem Suleimani il 3 gennaio”.
Alcuni commenti della stampa di Paesi arabi filo-occidentali influenzati da Riyāḍ:
“Diab ha forse sorpreso molti accettando inizialmente di eseguire gli ordini di Hezbollah e accettando di essere designato come Primo Ministro, ma la sua insistenza nel piegarsi completamente al piano generale regionale di Hezbollah mettendo in campo un gabinetto così deludente, è a dir poco suicida”.
Il nuovo governo mostra che «l’acquisizione del Libano da parte di Hezbollah è completa»”, attribuendo la frase a Marwan Hamadé, un membro di spicco dei drusi libanesi guidati da Walīd Jumblatt. Il quotidiano continua: “Alla domanda sul nuovo Ministro degli Esteri Nassif Hitti, ex inviato della Lega Araba, Hamadé ha dichiarato: «Hitti sarà in grado di fare cose minori attraverso la sua personalità, ma la politica e la diplomazia libanese non saranno nelle sue mani – purtroppo saranno in quelle di Hezbollah»”.
Mai sorprendente il modo di presentare le notizie in Italia:
L’Agenzia Giornalistica Italia scrive: “Al di là delle intenzioni manifestate, il governo, in cui e’ dominante la presenza di Hezbollah, dovrà darsi molto da fare per conquistare la fiducia dei libanesi, che indicano la composizione dell’esecutivo, in cui hanno trovato posto numerosi tecnici, un modo per tenere al potere i clan familiari e religiosi che hanno in mano da tempo il Paese dei cedri”.
TGcom24, canale TV prodotto da Mediaset, titola: “Il Libano ha un nuovo governo: vicino a Hezbollah”.
“Il “nuovo” esecutivo libanese è espressione del vecchio sistema di potere. L’azionista di maggioranza è Hezbollah, che ora è molto più esposto”. Poi L’Esercito si è tenuto le mani libere e al momento opportuno potrebbe entrare in partita”.
Altre testate internazionali hanno riportato la notizia in maniera professionale:
Al Jazeera, più correttamente, scrive: “Hezbollah e i suoi alleati hanno siglato un accordo su un gabinetto che ora ha il compito di affrontare la peggiore crisi economica del Paese negli ultimi decenni. Il Paese era senza un governo effettivo da quando il Primo Ministro ad interim Saad Hariri si è dimesso ad ottobre dello scorso anno sotto la pressione delle proteste contro la corruzione e la cattiva gestione dello stato”.
La tedesca Deutsche Welle, aderendo alla realtà, scrive invece: “Diab è anche supportato dal movimento sciita Hezbollah sostenuto dall’Iran”.
Anche “Hassan Diab deve la sua nomina a questa coalizione [l’Alleanza dell’8 Marzo, N.d.T.], alla quale appartengono i partiti sciiti Hezbollah e Amal, così come il Movimento Patriottico Libero (CPL) del Presidente cristiano-maronita Michel Aoun. La gestione delle finanze è quindi tornata all’economista Ghazi Wazni, ex consigliere economico di Nabih Berri, Presidente del Parlamento da 27 anni e leader del partito Amal. I “candidati” del CPL hanno anche ottenuto 9 portafogli su 20″.
Notimérica, portale di notizie della spagnola Europa Press Agency, opportunamente sottolinea che Ḥizb Allāh ha chiesto alla popolazione di dare un’opportunità al nuovo governo del Libano “che ha accettato di affrontare questo difficile compito”.