Elaborazione da fonti: Dale Gavlak, in Voice of America, July 27, 2021, 12:14 PM; Adil Zaari Jabiri, in MAP, Agence Marocaine de Presse, 27 Juillet 2021, 10:14
Najīb Mīqātī, miliardario magnate delle telecomunicazioni, è stato designato lunedì nuovo Primo Ministro del Libano con il compito di formare un gabinetto di specialisti per attuare le riforme richieste dalla comunità internazionale e sbloccare i fondi assolutamente necessari per il Paese devastato dalla crisi. Mīqātī, fondatore del Movimento Azm di orientamento laico, ha ottenuto il sostegno della maggioranza del Parlamento libanese. Durante le consultazioni parlamentari guidate dal Presidente libanese Michel Aoun, Mīqātī, 65 anni, ha ricevuto il sostegno di 72 parlamentari, mentre 42 si sono astenuti.
La sua nomina arriva dopo la ricusazione di Saʿd ad-Dīn al-Ḥarīrī il 15 luglio e dopo nove mesi di stallo con il Presidente Aoun sulla formazione di un governo. Anche il diplomatico Muṣṭafā Adīb, nominato dopo l’esplosione nel porto di Beirut nell’agosto 2020, non era riuscito a formare un governo a causa delle estenuanti trattative politiche.
Secondo i media locali, Mīqātī, il quale ha già presieduto due gabinetti nel 2005 e nel 2011, prima della sua nomina ha promesso di formare un nuovo governo entro un mese. Gli analisti dicono che anche lui potrebbe avere difficoltà nonostante le sue affermazioni di avere “garanzie internazionali e americane che il Libano non crollerà”.
Alla notizia della designazione di Najīb Mīqātī, il valore della valuta del Libano è balzato da 22.000 a 16.500 lire rispetto al dollaro. Ma rimangono le domande se il Primo Ministro incaricato potrà portare a termine la formazione di un gabinetto, non essendo riuscito a ricevere il sostegno di alcuni partiti cristiani. Nel frattempo, Moḥammad Raad, uno degli ideologi di Ḥizb Allāh e membro del suo comitato esecutivo, ha minimizzato il fatto se Mīqātī possa formare rapidamente un nuovo governo o assicurarsi l’accordo politico richiesto sulla sua composizione.
Mohanad Hage Ali, Direttore delle comunicazioni e membro del Carnegie Middle East Center, ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian che “le accuse di corruzione dell’ultima volta che Mikati è stato Primo Ministro non sono ancora state affrontate” e ha indicato uno “scandalo sui prestiti immobiliari”, un’accusa che Mīqātī nega.
L’analista libanese Dania Koleilat Khatib, dell’Issam Fares Institute for Public Policy and International Affairs dell’Università Americana di Beirut, parlando con Voice of America, ha detto: “La situazione in Libano è piuttosto tesa. La nomina di Mikati non è accolta con favore dal popolo in generale. La gente sottolinea che il nitrato che ha causato l’esplosione di Beirut è arrivato in Libano nel 2013 mentre era Primo Ministro. Ghada Aoun, Pubblico Ministero del Governatorato del Monte Libano, ha accusato Mikati di corruzione. Otto mesi fa è stato accusato di corruzione. Sta formando un governo. Non credo che ci sarà presto un accordo su un governo”.
Sami Moubayed, storico e già esperto di Carnegie Endowment for International Peace, ha dichiarato al quotidiano Gulf News di Dubai che Gebran Gerge Bassil, l’ambizioso leader del Movimento Patriottico Libero cristiano-maronita e genero del Presidente libanese Michel Aoun, “vuole candidarsi alle elezioni presidenziali dell’ottobre 2022 dove spera di sostituire” Aoun. Moubayed ha affermato che Bassil vede Mīqātī come “troppo potente e troppo indipendente” e “avrebbe difficoltà a controllarlo o a influenzare la sua decisione quando sarà il momento di eleggere un nuovo Presidente”. Ma Moubayed ha anche osservato che Mīqātī è “accettabile per tutti gli attori regionali, tra cui Arabia Saudita, Siria e Iran”.
Mīqātī ha detto alla stampa che conosce i suoi “limiti nella relazione tra Ḥizb Allāh e Iran. Non vogliamo che il Libano diventi un canale di cospirazione contro nessun Paese arabo”. Ma i critici hanno definito Mīqātī “un burattino di Ḥizb Allāh” e dicono propagandisticamente che ai manifestanti libanesi è stato ancora una volta negato un Primo Ministro esterno a quella che molti chiamano “l’élite politica corrotta”.
Mīqātī ha promesso che, quando il gabinetto sarà formato, affronterà una tabella di marcia internazionale per sbloccare miliardi di dollari in fondi promessi dai donatori e per cercare di ricondurre il Libano fuori dall’orlo del disastro economico e sociale.