Un’alleanza guidata dalla Russia invia truppe dopo che il Presidente aveva chiesto l’aiuto di forze armate da Paesi post-sovietici. Il possibile impatto economico dei disordini sul confinante Kyrgyzstan, visto che le strade per la Russia passano oggi solo attraverso il Kazakhstan
Elaborazione da fonti: Ivan Nechepurenko, Valerie Hopkins and Andrew E. Kramer, in The New York Times, January 6, 2022, 09:49; Rob Picheta, Anna Chernova, Radina Gigova and Ivan Watson, in CNN, January 6, 2022, 05:02 GMT; AKIpress, January 5, 2022, 10:52 p.m.; BBC, 05 Jan 2022, 05:00 p.m.; Jan 5, 2022
Paracadutisti di un’alleanza militare guidata dalla Russia hanno iniziato ad arrivare in Kazakhstan giovedì per ristabilire l’ordine dopo che una notte di proteste nel Paese dell’Asia Centrale è diventata violenta. L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) – che comprende Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan – ha descritto l’operazione come missione temporanea di mantenimento della pace. Il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, che è anche Presidente di turno dell’Alleanza, ha detto che la missione mirerà a proteggere gli edifici del governo e gli obiettivi militari e che sarà limitata nel tempo “in considerazione della minaccia alle forze di sicurezza nazionali e alla sovranità della Repubblica del Kazakhstan”.
Secondo quanto riportato dall’emittente statale Khabar 24, lo stato di emergenza fino al 19 gennaio è stato dichiarato in tutto il Kazakhstan, dopo che lo stesso era stato fatto per la capitale Nur-Sultan, la città metropolitana di Almaty e la Provincia di Mañğystau. L’agenzia afferma che la circolazione di persone e veicoli, l’ingresso e l’uscita sono limitati e che le misure di sicurezza saranno rafforzate.
Nelle tre maggiori città i funzionari delle Amministrazione locali sono stati attaccati, gli edifici sono stati danneggiati e, secondo una dichiarazione del Ministero dell’Interno, “sono stati usati pietre, bastoni, gas, pepe e bottiglie molotov”. La polizia ha aperto il fuoco e ha riferito che decine di manifestanti antigovernativi, alcuni dei quali armati, sono stati uccisi e centinaia feriti. La polizia ha anche accusato i manifestanti di aver ucciso 13 agenti e di aver provocato 353 feriti.
Media locali hanno riferito che mercoledì nella città sud-orientale di Almaty, già capitale fino al 1997 e attualmente la città più popolosa, l’aeroporto è stato violato da manifestanti anti-governativi, che hanno catturato cinque aerei e stanno combattendo con i militari fuori città. In precedenza, manifestanti anti-governativi avevano fatto irruzione nell’Akimat [il Municipio, foto sotto]. Un giornalista di Almaty ha detto alla CNN che negli edifici vicini alla residenza del Presidente e all’Akimat le luci sembravano essere spente. I video sui social media hanno mostrato una colonna di fumo che si alzava dall’edificio, mentre si sentivano anche spari. Kanat Taimerdenov, Capo della polizia della città, ha affermato che “estremisti e radicali” hanno attaccato 500 civili e saccheggiato centinaia di attività commerciali. Fino ad oggi, circa 2.000 persone erano detenute ad Almaty, ha detto il Ministero dell’Interno in una dichiarazione letta dalla televisione di stato.
Le manifestazioni, innescate dal forte aumento dei prezzi del carburante, sono iniziate domenica nell’ovest del Kazakhstan, prima di espandersi in tutto il Paese. Oltre che ad Almaty, proteste di massa sono scoppiate anche in diverse altre città, nella capitale Nur-Sultan nonostante lo stato di emergenza, e nella Provincia occidentale di Mañğystau, sul Mar Caspio. Le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni e granate assordanti. Cannoni ad acqua sono stati usati contro i manifestanti nella città occidentale di Aқtöbe. La polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti nella città petrolifera di Atyrau, alla foce del fiume Ural, uccidendo almeno una persona. Ci sono rapporti secondo cui in alcune località le forze di sicurezza si sarebbero schierate con i manifestanti.
Dopo che martedì aveva destituito il governo dell’economista Asқar Mamin, il Presidente Қasym-Žomart Қemelevič Toқaev [foto sotto] ha appena assunto l’incarico di Presidente del Consiglio di Sicurezza del Kazakhstan. Questa decisione mette presumibilmente da parte il suo predecessore Nursultan Nazarbaev [foto in basso], il Presidente che ha guidato il Paese da quando era ancora una Repubblica sovietica fino alle sue dimissioni nel 2019. Da allora, è rimasta una figura influente ma controversa, dietro le quinte e nel Consiglio di Sicurezza, che fino ad oggi presiedeva.
Toқaev ha accusato i manifestanti di minare il “sistema statale” e ha affermato che “molti di loro hanno ricevuto addestramento militare all’estero”. In un discorso alla televisione nazionale mercoledì, ha promesso una risposta dura, definendo le proteste un “periodo nero” nella storia del Paese. “Come Presidente, sono obbligato a proteggere la sicurezza e la pace dei nostri cittadini, a preoccuparmi dell’integrità del Kazakhstan”, ha dichiarato in un discorso televisivo. Ha definito i manifestanti “cospiratori motivati finanziariamente”. In un secondo discorso televisivo, il Presidente aveva chiesto aiuto a un’alleanza militare composta da stati post-sovietici.
Da martedì i servizi Internet nel Paese sono interrotti. NetBlocks, un’organizzazione non governativa fondata nel 2017 per monitorare la libertà di accesso a internet, ha riferito mercoledì che il Kazakhstan è “nel mezzo di un blackout di internet su scala nazionale”.
Le proteste sono state causate da provvedimenti governativi che hanno alzato il tetto massimo del prezzo del gas di petrolio liquefatto, che molte persone usano per alimentare le auto. Il prezzo è raddoppiato in pochi giorni. Il Presidente ha annunciato il ripristino del tetto precedente, ma l’annuncio non ha posto fine alle proteste.
Il dissenso e le proteste sono rari in Kazakhstan, che ha dichiarato l’indipendenza nel 1991 durante il crollo dell’Unione Sovietica. Tuttavia, la città di Žañaözen, proprio nella citata Provincia di Mañğystau, è stata teatro di disordini mortali nel 2011: almeno 14 lavoratori del settore petrolifero sono stati uccisi in un giro di vite della polizia durante una protesta su salari e condizioni di lavoro. La città è stata anche uno dei principali centri degli ultimi disordini.
Possibile impatto in Kyrgyzstan
Il Kyrgyzstan, che condivide un confine di 1.200 chilometri con il Kazakhstan, segue con interesse gli eventi nel Paese vicino e si prepara all’impatto che i disordini politici potrebbero avere sull’economia del Paese. Almeno in termini di sicurezza, ci sono pochi segnali di preoccupazione immediata. Il servizio di frontiera a Bishkek, città che dista solo 190 km da Almaty, ha detto ai giornalisti che intraprenderà “azioni appropriate” se la situazione in Kazakhstan dovesse peggiorare. “Il servizio di frontiera … sta monitorando la situazione nel Paese vicino e stiamo tenendo sotto osservazione le aree di confine”, ha affermato il servizio che deve anche fronteggiare un imprevisto intoppo: questa settimana Kamchybek Kydyrshaevič Tashiev, Capo del Comitato di Stato per la Sicurezza Nazionale del Kyrgyzstan, sotto la cui competenza opera il servizio di frontiera, è stato ricoverato in ospedale per un sospetto caso di polmonite.
Edil’ Bajsalov [foto sopra], Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, è stato ottimista sulla prospettiva della necessità di adottare precauzioni. “A Bishkek non c’è il minimo dubbio che la nostra nazione sorella sarà […] in grado di risolvere in modo indipendente tutti i problemi che incontra”, ha scritto Bajsalov su Twitter.
La comunità degli affari, tuttavia, è molto meno ottimista. Bakyt Degenbaev, Capo dell’Associazione dei Produttori Nazionali, ha dichiarato al sito web aziendale Tazabek che ciò che sta accadendo avrà senza dubbio ripercussioni sull’economia del Kyrgyzstan, poiché il Kazakhstan è una nazione di transito per il commercio con la Russia. “Se i manifestanti sono decisi ad andare fino in fondo, la crisi in Kazakhstan si trascinerà a causa delle dimensioni del Paese. Tutto questo influenzerà la nostra economia. Prima le persone e le autorità usciranno da questa situazione, meno i nostri legami economici ne soffriranno”, ha detto Degenbaev, aggiungendo: “Ciò che vorrei è che, come risultato di tutti i disordini, qualunque sia il risultato, tutti i malintesi tra [Kazakhstan e Kyrgyzstan] siano rimossi e che il corso degli affari tra la Repubblica del Kyrgyzstan e la Federazione Russa e il transito attraverso il territorio del Kazakhstan diventino più semplici”.
In effetti, il Kazakhstan si è dimostrato un vicino spesso problematico, anche se è membro assieme al Kyrgyzstan di un blocco commerciale dominato dalla Russia, l’Unione Economica Eurasiatica. Nur-Sultan, in grande violazione delle regole di quel blocco, inasprisce periodicamente i controlli alle frontiere per gli esportatori kyrgysi, causando la formazione di enormi file di camion merci sulla loro frontiera comune.
Nydyr Toktorov, Direttore della lobby di autotrasportatori Aidoochu Koom, ha detto a Eurasianet che i suoi colleghi non sono eccessivamente nervosi per la prospettiva della chiusura del confine, perché sono così abituati a dover aspettare giorni e giorni al posto di controllo doganale che un ripetersi di eventi causati da disordini politici non sarebbe niente di nuovo. “I Kazakhi hanno ripetutamente chiuso il confine in passato. Se lo chiudono questa volta, sarà per una settimana, o al massimo 10 giorni”, ha detto. “Allo stato, chiudono il confine due volte l’anno”.
Anche Igor Golubev, Vice Presidente del Sindacato Indipendente degli Autotrasportatori, vede poco il pericolo che le consegne di beni di prima necessità dall’estero siano turbate dalla situazione in corso in Kazakhstan. “I camion merci viaggiano nelle periferie delle città, non attraverso i centri. Nei luoghi in cui stanno andando i camion, è improbabile che ci siano manifestazioni”, ha affermato Golubev. “Il traffico merci non sarà limitato. Abbiamo visto che durante la pandemia abbiamo avuto molte situazioni come questa. Non vedo motivi per preoccuparsi”.
Anche se i beni di base passano, non c’è certezza che i prezzi non ne risentano. E questo proprio mentre l’inflazione sta già causando sofferenza ai lavoratori a basso reddito in Kyrgyzstan, uno dei Paesi più poveri dello spazio ex sovietico. Alcuni degli importanti articoli di base provenienti dal Kazakhstan e dalla Russia includono carne, grano, zucchero e olio di girasole, ha detto a Eurasianet Rustam Baltabaev, Amministratore Delegato dell’Associazione per lo Sviluppo Agroindustriale. “Se la situazione si intensifica e peggiora, ciò influirà sicuramente sui prezzi e sulla disponibilità delle merci”, ha affermato Baltabaev. “Il fatto che sia inverno rende la situazione peggiore che se fosse estate”.
Il Kyrgyzstan dipende dalla Russia in particolare per i sottoprodotti del petrolio relativamente convenienti. Nel 2021 la Russia ha fornito al Kyrgyzstan 460 mila tonnellate di benzina e 485 mila di diesel, tutte esenti da dazi doganali. La proiezione per il 2022 prevede la consegna esente da dazi di altre 650 mila tonnellate di benzina e 550 mila di diesel.
I professionisti della logistica affermano di aver a lungo esercitato pressioni affinché il governo esplorasse un corridoio di trasporto alternativo tra il Kyrgyzstan e la Russia che aggirerebbe il Kazakhstan. “La comunità imprenditoriale ha più volte sollevato l’idea di disporre di più corridoi di trasporto in modo che il nostro Paese non sia così fortemente dipendente da fattori esterni. Penso che la situazione attuale spingerà il governo a compiere ulteriori passi”, ha detto Gulnara Uskenbaeva, Presidente dell’Associazione delle Compagnie di Trasporto Merci, al sito web Tazabek.
Una rotta di transito alternativa utilizzata dagli esportatori kyrgysi, sebbene molto complicata, prevede che le merci vengano trasportate attraverso la Cina in Mongolia e poi in Russia attraverso il confine comune.