IWA MONTHLY FOCUS

STATI UNITI: IDENTITÀ DEI MUSULMANI, DIRITTI CIVILI E TIMORI POLITICI INCOMBENTI

Le dichiarazioni di Trump sono in linea con le caratteristiche costitutive di una democrazia? Oppure indicano un processo di radicalizzazione in una parte della politica americana?

di Glauco D’Agostino

“Ci complimentiamo con la Direzione Didattica di Clifton per aver fatto questo importante passo verso l’inclusione e il riconoscimento dei diritti civili degli studenti musulmani”. Così il 15 marzo scorso Jim Sues, Direttore Esecutivo della sezione New Jersey del Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche (CAIR), ha manifestato soddisfazione per la decisione adottata dalle scuole pubbliche della città dell’opulento stato medio-atlantico di includere ‘Īd al-’Aḍḥā (la Festa del Sacrificio) nel calendario scolastico 2016-17.

La scelta è ritenuta in linea con i compiti del Distretto scolastico di Clifton, i quali, “in una partnership di comunità aperta e reciproca, sono quelli di offrire a tutti gli studenti un’istruzione di qualità per sviluppare le competenze necessarie a diventare allievi colti per tutta la vita, che siano cittadini responsabili e produttivi e che contribuiscano a una società democratica in un mondo in continua evoluzione”, così come si legge sul suo sito. Il CAIR, per parte sua, è l’organizzazione di alto profilo nata nel 1994, ritenuta affiliata ai Fratelli Musulmani, la cui missione “è di migliorare la comprensione dell’Islam, favorire il dialogo, proteggere le libertà civili, responsabilizzare i Musulmani americani e costruire coalizioni che promuovano la giustizia e la comprensione reciproca”, come essa stessa si descrive sul sito ufficiale.

A questi toni di conciliazione tra soggetti pubblici e minoranze religiose si contrappongono proprio in questi giorni negli Stati Uniti le indisponenti dichiarazioni del candidato presidenziale Donald Trump (nella foto sotto). Dopo che il 19 novembre aveva assentito all’idea di registrare i Musulmani in una banca dati che li avrebbe individuati con uno speciale ID, e dopo che l’8 dicembre aveva chiesto per loro un divieto temporaneo d’ingresso negli Stati Uniti, il 9 marzo scorso il miliardario presbiteriano così si è espresso: “Credo che l’Islam ci odi … C’è un enorme odio. Dobbiamo andare fino in fondo. C’è un odio incredibile verso di noi … e dobbiamo essere molto vigili, dobbiamo essere molto attenti e non possiamo accettare gente che entra in questo Paese e che ha questo odio per gli Stati Uniti”. Alla domanda se ci sia una guerra tra Occidente e “Islam radicale” o tra Occidente e “Islam in quanto tale”, Trump ha dichiarato: “È radicale, ma è molto difficile da definire. È molto difficile separare, perché non si sa chi è chi”.

A loro volta, queste dichiarazioni indicano un processo di radicalizzazione in una parte della politica americana, certamente non positivo per la pacifica convivenza nell’Unione. Questo tentativo di radicalizzazione dovrebbe forse essere contrastato sul piano della cultura, anzi con l’acculturazione di quella scheggia impazzita della società che, basandosi su un non ben definito concetto di superiorità, rifiuta la compatibilità tra etnie e religioni che ha dato vita agli Stati Uniti d’America.

Lungi da noi voler entrare nella campagna elettorale americana, ma se il possibile candidato presidenziale repubblicano si esprime in questi termini nei confronti dell’Islam e offende cittadini americani appartenenti ad una minoranza religiosa così composita come quella musulmana, proprio i Musulmani americani devono riflettere sulle scelte che andranno a fare alle prossime elezioni di novembre. Qui non si tratta di scegliere l’atteggiamento ideologico verso un campo o l’altro (i Democratici o i Repubblicani), qui si tratta di non gettarsi la zappa sui piedi!

Come documenta la rivista The Atlantic in un articolo di David A. Graham del 9 dicembre scorso, non è che i Musulmani americani siano compatti nel votare un partito o un altro, ma è innegabile che la loro opzione si sia indirizzata via via verso i Democratici, dopo che nel 2000 avevano votato in maggioranza per George Bush. Nel 2004 un sondaggio del progetto Muslims in the American Public Square di Georgetown “rilevava che tre quarti dei musulmani intendeva votare per il democratico John Kerry e solo il 7 per cento sosteneva Bush … Un sondaggio Pew del 2011 rilevava che il 46 per cento dei Musulmani si identificava come democratico, con un altro 24 per cento propenso verso questo atteggiamento. Solo l’11 per cento si dichiarava repubblicano”.

Come è stato possibile questo? Eppure i Musulmani americani (specialmente quelli immigrati) generalmente tendono ad essere conservatori dal punto di vista dei costumi e dei regimi di vita. The Atlantic suggerisce diverse interessanti argomentazioni, che sintetizzeremo così:

  • I Musulmani non hanno gradito le politiche di guerra supportate dalla Casa Bianca in Medio Oriente;
  • Hanno a cuore le libertà civili e disapprovano gli eccessi di provvedimenti restrittivi giustificati dalla sicurezza nazionale;
  • Nel contrasto che oppone Israeliani e Palestinesi propendono per questi ultimi e, visto il favore che i Repubblicani hanno accordato a Israele in misura tale da raggiungere ormai l’unanimità, questo ha creato maggior distacco dal GOP;
  • La crescita dell’islamofobia e la persistenza di retorica anti-musulmana fra i Repubblicani non hanno aiutato l’avvicinamento dell’elettorato;
  • Legislatori statali repubblicani hanno proposto e spesso hanno approvato leggi che vietano l’uso della Sharī’a e, più recentemente, attivisti hanno appoggiato proposte per vietare l’insegnamento dell’Islam fino al liceo:
  • Governatori repubblicani hanno chiesto al governo federale di non reinsediare i rifugiati siriani nei loro Stati e candidati repubblicani hanno presentato progetti di legge in Congresso per chiudere il programma per i rifugiati;
  • Nelle politiche sociali sono favorevoli ad un governo più ampio che offra più servizi.

Ora, senza necessariamente invocare la “clausola di libero esercizio” del Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti (“Il Congresso non potrà fare alcuna legge … per proibire il libero esercizio [di una religione]”), forse sarebbe utile sottolineare che caratteristica costitutiva di una democrazia è il rispetto per le minoranze religiose, sempre nell’ambito dei principi costituzionali e delle leggi vigenti. Per questo, dichiarazioni tendenti ad emarginare un’intera componente religiosa non sono costituzionalmente corrette, specie se pronunciate da chi ha il potere di influenzare l’opinione pubblica e indirizzarla verso comportamenti discriminatori. Ogni accusa nei confronti dei Musulmani americani di coltivare odio e seminare violenza è smentita dalle istruzioni impartite dal Fiqh Council of North America, che è una delle più attendibili associazioni dei Musulmani preposta all’interpretazione della Sharī’a nel Nord America. Così recitano riguardo a temi sensibili come violenza e terrorismo:

  1. “Tutti gli atti di terrorismo, compresi quelli che hanno come obiettivo la vita e la proprietà della popolazione civile, sia perpetrati tramite suicidio o qualunque altra forma di attacco, sono haram (proibiti) nell’Islam;
  2. È haram (proibito) per un Musulmano cooperare con qualsiasi individuo o gruppo che sia coinvolto in qualsiasi atto di terrorismo o di violenza proibita;
  3. È dovere civico e religioso per i Musulmani avviare misure complete per proteggere la vita di tutti i civili e garantire la sicurezza e il benessere dei connazionali”.

(Nella foto a destra dal sito ufficiale della Casa Bianca, il Presidente Barack Obama partecipa a una tavola rotonda con leader musulmani americani il 3 febbraio 2016 alla Moschea dell’Islamic Society of Baltimore e Al-Rahmah School di Baltimora, nel Maryland)

D’altra parte, è anche comprensibile che non sia possibile tenere sotto controllo l’intera comunità musulmana americana, vista la sua variegata composizione. Le varie statistiche e le analisi conseguenti, pur nelle loro differenziazioni a seconda delle fonti, ci restituiscono questa immagine:

  • La consistenza demografica varia tra 3,3 milioni (Pew Research Center, 2015) a 4,7 milioni (Britannica Book of the Year, 2005) a 6-7 milioni (CAIR, 2007), con la maggiore concentrazione relativa negli Stati di Illinois, Virginia, New York e New Jersey;
  • La maggior parte sono immigrati di prima generazione (65%) provenienti da quasi 70 Paesi, mentre quelli di seconda generazione rappresentano un ulteriore 7% della popolazione musulmana complessiva;
  • Tra i primi, il gruppo più consistente è quello di lingua araba immigrata dai Paesi del Medio Oriente e Nord-Africa, seguito da quello proveniente dall’Asia Meridionale, con una prevalenza in termini assoluti di nati in Pakistan e Iran, seguiti da India, Libano e Yemen;
  • Il numero di immigranti musulmani attualmente rappresenta circa il 10% di tutti gli immigranti regolari che arrivano negli Stati Uniti e una percentuale significativamente inferiore di tutti gli immigrati non autorizzati;
  • Tra le ragioni dell’immigrazione spiccano l’istruzione e le opportunità economiche, mentre le motivazioni politiche (conflitti, persecuzioni) rappresentano il 20% del totale;
  • Il 20% dei Musulmani americani adulti sono cresciuti aderendo ad una diversa fede oppure nessuna. Allo stesso tempo, altrettante persone che si sono formate da Musulmani non si identifica più con la fede;
  • Dal punto di vista del culto, la maggioranza dei Musulmani è, come è ovvio, sunnita, con punte percentuali tra Pakistani e Sud-Asiatici di prima e seconda generazione, mentre gli Sciiti, con altissima prevalenza tra gli Iraniani, rappresentano quasi un quarto dei Musulmani americani. Tra i nativi, che assieme ai Pakistani risultano i più presenti alle funzioni religiose, prevalgono i Sunniti, con vasta presenza di Sciiti e appartenenti alla Nation of Islam;
  • Dal punto di vista razziale, la maggior parte si definisce bianco, seguito da nero e asiatico, mentre tra i nativi americani le percentuali si invertono, con più della metà che si definisce nera;
  • Le moschee negli USA sono più di 2.000 (quasi raddoppiate rispetto ad inizio secolo), distribuite principalmente in California, New York, Texas, New Jersey e Michigan. Soltanto Alaska e Vermont ne sono prive;
  • I Musulmani degli USA (diversamente che in Europa) sono prevalentemente integrati e parte della classe media;
  • Nonostante le politiche avverse successive all’11 settembre, la comunità musulmana americana si è dimostrata resiliente, rispondente alle sfide con una saggia combinazione di appoggio alla politica nazionale, attivismo popolare e divulgazione interreligiosa.

Tutto questo rappresenta la sedimentazione di una presenza che data ai primi anni del XVI secolo, con la tratta degli schiavi importati in parte da Paesi in cui era praticato l’Islam. Il primo importante Anglo-Americano a convertirsi all’Islam negli Stati Uniti d’America fu nel 1888 lo scrittore Alexander Russell Webb, in precedenza aderente al Cristianesimo Protestante. La prima organizzazione musulmana negli Stati Uniti nacque nel 1907 a New York, ad opera di immigrati Tartari da Russia, Polonia e Lituania. Dopo l’immigrazione dal Medio Oriente a partire dal 1880, i Musulmani che resistettero alle difficoltà economiche del primo dopoguerra furono sottoposti ad un clima di intolleranza generale che favorì la nascita di raggruppamenti di immigrati in Iowa, Nord Dakota e Indiana, ancora oggi esistenti. Nel 1924 l’Asian Exclusion Act e la legge sull’immigrazione Johnson-Reed bloccarono l’ingresso dei non-Europei, in particolare gli Arabi (designati come “Asiatici”), e bisognerà aspettare la Legge sull’Immigrazione e la Nazionalità del 1965 perché le politiche restrittive siano completamente invertite e siano incoraggiate pratiche di reclutamento di manodopera specializzata: questo produsse nuova immigrazione di Musulmani nel Paese, compresa quella proveniente dalla Palestina occupata da Israele e quella dai Paesi Arabi vittime delle spietate dittature di ispirazione nasseriana.

Nel frattempo, alcune comunità musulmane si erano organizzate attorno al concetto di Nazionalismo Islamico Nero e avevano dato vita ad associazioni basate su orgoglio e superiorità razziale afro-americana: nel 1913 nel New Jersey il Nobile Profeta Drew Ali fondò il Moorish Science Temple of America e, dopo la sua morte nel 1929, l’anno dopo a Detroit, nel Michigan, il predicatore Wallace Fard Muhammad fondò la Nation of Islam, autodefinitasi setta islamica militante. Quando nel giugno del 1934 egli sparì misteriosamente, il georgiano Elijah Poole, nuovo leader del movimento con il nome di Elijah Muhammad, lo proclamò Allah in terra e iniziò a predicare la completa separazione dalla società bianca (con l’obiettivo di creare all’interno degli Stati Uniti una nazione filo-islamica esclusivamente nera). Alla Nation of Islam aderirono fra gli altri (per poi separarsene) anche Malcolm X e il pugile campione del mondo dei pesi massimi Muhammad Ali. Alla morte di Elijah Muhammad nel 1975, gli succedette quale Ministro Supremo il figlio Warith Deen Muhammad, che, in contrapposizione con Louis Farrakhan, si uniformò all’Islam Sunnita. Muhammad capeggiò l’American Society of Muslims dal 1988 fino al 2003, quando, nonostante avesse 55 sedi in oltre 35 Stati dell’Unione, l’abbandonò per fondare The Mosque Cares. A quel punto, già dal 1997 anche la nuova Nation of Islam di Farrakhan, rinata nel 1981, era entrata nell’orbita dell’Islam sunnita, adottando la festività del Venerdì, il digiuno rituale ed altri obblighi islamici; ma, con un colpo di scena, l’8 maggio 2010 Farrakhan annunciò pubblicamente la sua adesione alla Dianetica e incoraggiò i membri dalla Nation of Islam ad avvicinarsi alle pratiche della Chiesa di Scientology di Ronald Hubbard.

Questo riguarda la storia dell’Islam afro-americano, ma oggi la presenza dei Musulmani negli Stati Uniti è rappresentata da una miriade di associazioni e organizzazioni che radunano i fedeli per gli scopi più vari e nei diversi campi di operatività, dalla politica alla dottrina, dall’attività legale a quella sociale e comunitaria, dalla ricerca alla professione, anche raggruppandosi in organizzazioni-ombrello, quasi sempre per scopi elettorali. Di seguito ne diamo un quadro, non certamente esaustivo, ma che mira ad orientare la comprensione di una proliferazione associativa non facile da seguire nella sua evoluzione.

Le organizzazioni-ombrello

A)   L’U.S. Council of Muslim Organizations (USCMO), nato a marzo 2014, ha come mission offrire comunicazione e coordinamento a tutte le organizzazioni musulmane americane e come intenzione condurre un censimento dei Musulmani americani per creare un database da utilizzare per migliorare la partecipazione civica e politica alle elezioni. Comprende tra gli altri:

  • Due associazioni di derivazione afro-americana: la già citata The Mosque Cares, basata nell’area metropolitana di Chicago, Illinois, e retta da Wallace D. Mohammed II, figlio e successore del fondatore; e la Muslim Alliance in North America (MANA), con sede a Lexington, Kentucky, nata per affrontare i problemi sociali ed economici che affliggono le comunità musulmane, in particolare quelle dei centri urbani;
  • L’Islamic Shura Council of Southern California (ISCSC), fondata nel 1995 per favorire la coesione della comunità e la cooperazione e oggi basata a Garden Grove, California;
  • L’American Muslim Alliance (AMA), fondata l’anno prima da Agha Saeed per promuovere la partecipazione dei Musulmani nel sistema elettorale americano attraverso l’organizzazione di unità di mobilitazione degli elettori. Ha sede a Newark, California, con diramazioni a New York, Washington, D.C., e un centinaio di altre sedi decentrate in 31 Stati dell’Unione. Spesso agisce in partnership con la California Civil Rights Alliance (CCRA);
  • L’Islamic Circle of North America (ICNA), fondata nel 1971 da immigrati del sub-continente indiano per sostenere, educare e responsabilizzare i Musulmani americani secondo gli insegnamenti del Corano e del Profeta. Ha sede nel Queens, New York, con sedi decentrate negli USA a Detroit, Michigan, e in Canada a Oakville, Ontario. Opera anche in connessione con l’organizzazione di beneficenza ICNA Relief, che fornisce servizi sociali, documenta casi di violazione dei diritti civili e offre servizi di gestione delle cause giudiziarie per i membri della comunità;
  • Due associazioni vicine alla Fratellanza Musulmana: il Council on American-Islamic Relations (CAIR), fondato a giugno 1994 dal giordano ‘Omar Aḥmad come associazione per i diritti civili che promuove una prospettiva islamica presso l’opinione pubblica americana e che favorisce l’attivismo sociale e politico fra i Musulmani d’America. Basato a Washington, D.C., possiede altre 32 sedi in 20 Stati dell’Unione; e la Muslim American Society (MAS) (nella foto sotto il suo Direttore Esecutivo Mazen Mokhtar), nata l’anno prima da individualità coinvolte nelle attività dell’Islamic Society of North America (ISNA) e della sua affiliata Muslim Students’ Association of the United States. La MAS, con sede a Falls Church, Virginia, e oltre 50 sedi decentrate, ha tra i suoi scopi quello di rafforzare il rapporto della comunità musulmana con l’America tradizionale e convenzionale e opera anche attraverso la sua derivazione MAS Freedom Foundation.

È interessante notare come i rapporti tra queste associazioni o tra i loro membri siano abbastanza intercambiabili e flessibili e come l’appartenenza ad un’organizzazione-ombrello non impedisca l’affiliazione ad un’altra, anche perché qualche volta una deriva dall’altra.

B)   L’American Muslim Taskforce on Civil Rights and Elections (AMT) è nata a febbraio 2004 nell’ambito della Fratellanza Musulmana per “incentivare la partecipazione politica dei Musulmani su base comunitaria e per la difesa contro l’erosione dei diritti civili nell’ambiente sociale del post-11 settembre”. Accoglie molte delle sigle già presenti nella organizzazione-ombrello precedente (MANA, AMA, ICNA, CAIR, MAS), ma comprende, tra le altre, anche le seguenti:

  • L’Islamic Society of North America (ISNA), con sede a Plainfield, Indiana, e nata nel 1982 per fungere da struttura di coordinamento delle associazioni islamiche, si rivolge alla comunità musulmana immigrata, fornendole servizi di istruzione e divulgazione culturale, agendo in partnership con The Mosque Cares. L’ISNA annovera tra i suoi fondatori l’Islamic Medical Association (IMA), l’Association of Muslim Social Scientists (AMSS) e l’Association of Muslim Scientists and Engineers (AMSE). Tuttavia, ha le sue radici nella Muslim Students’ Association of the United States and Canada (MSA National), fondata a gennaio del 1963 da membri della Fratellanza Musulmana e del movimento teo-democratico Jamā‘at-e-Islami con il compito di istituire e sostenere società islamiche nei campus universitari di Canada e USA, e che oggi conta 150 sedi autonome;
  • Il Muslim Public Affairs Council (MPAC), nato nel 1988 per promuovere “i diritti civili dei Musulmani, l’integrazione dell’Islam nel pluralismo americano e un rapporto positivo e costruttivo tra i Musulmani americani e i loro rappresentanti”. Ha il suo quartier generale a Los Angeles e una sede a Washington, D.C.

Altre associazioni operano prevalentemente nei seguenti campi, senza la pretesa che questa classificazione implichi un’esclusività di competenza per ciascuna:

Comprensione giuridico-teologica

  • L’Islamic Supreme Council of America (ISCA), basata a Fenton, Michigan, mantiene rapporti con ambienti neo-conservatori non-Islamici. Fondata nel 1998 dal Libanese-Americano Shaykh Hisham Kabbani (aderente al Sufismo Naqshbandī), è finalizzato ai seguenti obiettivi: presentare l’Islam “come una religione di moderazione, tolleranza, pace e giustizia”, cooperando strettamente e attivamente con persone e organizzazioni non-musulmane; accrescere “il rispetto reciproco tra tutte le culture e le religioni”, sottolineando “il comune retaggio di Islam, Cristianesimo ed Ebraismo”; integrare la dottrina tradizionale nel risolvere i problemi contemporanei che incidono sul mantenimento della fede islamica nella moderna società laica. Per questo, respinge esplicitamente le forme islamiche puritane, come l’Islam wahhābita praticato in Arabia Saudita, i Tālibān e le organizzazioni terroristiche che sposano ideologie islamiste;
  • Karamah (Dignità): Muslim Women Lawyers for Human Rights, insediata a Washington, D.C., e fondata nel 1993 dalla filosofa e accademica americana Azizah al-Hibri, fornisce una guida giuridica islamica con i seguenti obiettivi: educare le donne musulmane ad essere competenti nel diritto islamico e leader capaci all’interno delle loro comunità; contribuire allo sviluppo della comunità musulmana americana in generale, e delle donne in particolare; e fungere da risorsa per i professionisti americani del diritto su questioni di giurisprudenza islamica.

Difesa dei principi americani

  • L’American Islamic Forum for Democracy (AIFD) nasce a marzo 2003 come forum online ad opera di professionisti, tra cui l’ex comandante militare della Marina degli Stati Uniti Mohamed Zuhdi Jasser. Basato a Phoenix, Arizona, propugna idee politiche molto nette: separazione tra Stato e religione; contrasto all’Islamismo politico; economia di libero mercato;
  • La Free Muslim Coalition Against Terrorism (FMCAT), con sede a Washington, D.C., fu fondata a maggio 2004 dal Palestinese-Americano Kamal Nawash per contrastare il ricorso alla violenza da parte di alcuni Musulmani. Paradossalmente, rispetto alla questione israelo-palestinese mantiene una posizione neutrale, nonostante le origini del suo fondatore;
  • L’American Islamic Congress (AIC) nasce nel novembre 2001 da un gruppo di Americani, tra cui Zainab Al-Suwaij, nata a Baṣra e nipote dell’Āyatollāh di questa città iraqena. Basato a Washington, D.C., e con sede supplementare a Boston, Massachusetts, sin dall’inizio ha ricevuto dalla Casa Bianca una porzione significativa dei suoi finanziamenti;
  • L’American Society for Muslim Advancement (ASMA) è frutto della volontà di due Imām, Fayṣal ʿAbd ar-Raʾuf (nella foto sotto) e Faiz Khan, che la fondarono nel 1997 “per coltivare l’identità musulmana americana e al contempo migliorare le relazioni tra Musulmani e le altre comunità degli Stati Uniti” (cit., Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs). Ha sede a New York e ha origini sufi, essendo denominata alla fondazione come American Sufi Muslim Association.

Giustizia sociale e servizi comunitari

  • La Women’s Islamic Initiative in Spirituality and Equality (WISE) esordisce come programma dell’ASMA nel novembre 2006 ad opera dell’Americana nata in Kashmir Daisy Khan, moglie dell’Imām Fayṣal ʿAbd ar-Raʾuf e lei stessa Direttore Esecutivo dell’Associazione di riferimento. Il suo scopo è di rafforzare una leadership di donne e giovani che sia basata sulla fede, al fine di promuovere un Islam più pacifico ed equo;
  • Due organizzazioni, entrambe con sede in Illinois, sono particolarmente dedite a fornire servizi sociali: la Human Development Foundation of North America (HDF USA), con sede a Schaumburg, nasce nel 1997 come movimento non-politico finalizzato al cambiamento sociale e al rafforzamento delle condizioni della comunità, soprattutto “attraverso l’alfabetizzazione di massa, una maggiore qualità dell’istruzione, sanità di base per tutti e sviluppo economico dal basso”; la Inner-City Muslim Action Network (IMAN), basata a Chicago e fondata l’anno prima, oltre che fornire servizi sociali diretti, ha dato vita a programmi per incentivare le arti nelle comunità urbane;
  • L’American Muslims Intent on Learning and Activism (AMILA), fondata nel 1992 da nativi americani e Musulmani cresciuti negli USA, ha come mission l’integrazione delle attività delle moschee e delle organizzazioni musulmane locali attraverso eventi e progetti di loro interesse.

Informazione e Ricerca

  • L’Islamic Information Center, basato a Washington, D.C., e concentrato sugli aspetti spirituali e filosofici dell’Islam, fu fondata nel 2002 dal teologo sciita Mawlānā Naqvi per assicurare un’autentica informazione islamica alla politica, ai media e agli ambienti interconfessionali. Possiede sedi decentrate a New York, Miami, Atlanta e St. Louis, Missouri;
  • Tre organizzazioni incentrate sullo studio del pluralismo e della democrazia negli Stati Uniti, ma nate in contesti temporali diversi: l’Institute for Social Policy and Understanding (ISPU), fondato da un gruppo di studiosi e filantropi a seguito degli attacchi dell’11 settembre, studia l’impatto della politica interna ed estera degli Stati Uniti sui Musulmani americani. Diretto dalla studiosa di origini egiziane Dalia Mogahed, ha sede a Washington, D.C., con estensione a Dearborn, Michigan; il Center for the Study of Islam and Democracy (CSID), sempre basato a Washington, D.C.; l’Institute on Religion and Civic Values (IRCV), fondato nel 1991 dall’immigrato indiano Shabbir Mansuri con il nome di Council on Islamic Education (CIE), mira ad accrescere la conoscenza delle religioni del mondo e l’apprezzamento per la libertà religiosa e il pluralismo;
  • L’International Strategy and Policy Institute (ISPI), con sede a Oak Brook, Illinois, nasce nel 1994 “per spiegare agli Americani le posizioni etico-morali dell’Islam e dei Musulmani”;
  • L’International Institute of Islamic Thought (IIIT), fondato nel 1981 in Pennsylvania e finanziato da membri vicini alla Fratellanza Musulmana, ha il suo quartier generale a Herndon, Virginia.

Attività professionale

  • L’American Muslim Chamber of Commerce (AMCC) fu fondata nel 2008 da un gruppo di professionisti americani “per promuovere lo sviluppo di opportunità commerciali e di investimento tra gli Stati Uniti e tutto il mondo musulmano”;
  • Il Council for the Advancement of Muslim Professionals (CAMP) nasce nel 1994 “per agevolare lo sviluppo dei professionisti musulmani e renderli leader esemplari”. Operando in partnership con l’AMCC, ha la sua sede principale a Orland Park, Chicago, Illinois, con 14 sedi decentrate negli Stati Uniti e Canada, tra cui quelle del New Jersey, New York, Philadelphia e Washington, D.C.;
  • La National Association of Muslim Lawyers (NAML), nata nel 2000, ma che affonda le sue radici nella fondazione della MuslimJD nel 1996, promuove l’accesso all’assistenza legale per i Musulmani e la loro piena integrazione nel sistema giudiziario americano. Ha sede a Washington, D.C., e ha dato vita ad alcune iniziative affiliate: nel 2005 all’organizzazione di patrocinio legale Muslim Advocates, che fornisce da Oakland, California, sofisticate competenze giuridiche e politiche ai leader di governo e alla comunità musulmana americana; nel 2002 alla National Muslim Law Students Association (NMLSA), fondata per “stimolare la crescita della comunità musulmana nella professione forense, mantenendo solide radici educative e spirituali”.

Attività comunitarie locali Innumerevoli altre organizzazioni operano localmente con l’intento di presentarsi come piattaforma per promuovere il dialogo e facilitare la cooperazione tra le organizzazioni musulmane, per incoraggiare l’impegno attivo nella società civile e per offrire una visione musulmana unitaria alla collettività in generale. Tra queste, si segnalano: il Northern California Islamic Council, con sede a Newark, California; l’Islamic Society of Greater Houston (ISGH), fondata nel 1969; e il Council of Islamic Organizations of Greater Chicago (CIOGC).

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Questo un quadro semplificato della presenza politica e sociale musulmana negli Stati Uniti. A queste organizzazioni la responsabilità di offrire un’indicazione chiara e precisa (anche nella scelta della rappresentanza istituzionale) sul cammino futuro delle comunità cui si rivolgono, in termini di diritti e doveri delle minoranze religiose e in termini di difesa delle libertà civiche sancite dalla Costituzione!

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