Elaborazione da fonti: Shafaq News, 2021-10-12, 00:12; Al Jazeera, 11 Oct 2021; Evidence in Governance and Politics (EGAP), October 4, 2021
Secondo i primi risultati, la coalizione elettorale nazionalista del leader religioso musulmano sciita Muqtadā aṣ-Ṣadr [foto sopra] è la vincitrice delle elezioni parlamentari iraqene, aumentando il numero di seggi e la sua influenza nella formazione di un governo.
I gruppi sciiti iraqeni hanno dominato i governi e la loro formazione a partire dall’invasione guidata dagli Stati Uniti del 2003, che ha rovesciato il leader sunnita Ṣaddām Ḥusayn e catapultato al potere la maggioranza sciita e i Curdi. Ma aṣ-Ṣadr ha aumentato il suo potere in Iraq da quando la sua coalizione ha vinto le elezioni del 2018 conquistando 54 seggi. Da allora si è opposto a ogni ingerenza straniera in Iraq, sia degli Stati Uniti, contro i quali aveva combattuto nella seconda insurrezione di Najaf nel 2004, sia del vicino Iran, che ha criticato per il suo stretto coinvolgimento nella politica iraqena. Aṣ-Ṣadr, che ha chiesto il ritiro delle truppe USA dall’Iraq (dove Washington mantiene una forza di circa 2.500 uomini in una sedicente lotta contro lo Stato Islamico), secondo funzionari a lui vicini, sarebbe presente in Iran con regolarità.
Dati preliminari della Commissione Elettorale mostrano che il blocco di Muqtadā aṣ-Ṣadr ha conquistato 73 seggi parlamentari. Un portavoce dell’ufficio di aṣ-Ṣadr e i notiziari locali hanno comunicato la stessa cifra. Seguono l’Alleanza sunnita Taqadum [Progresso] dell’ex Presidente filo-saudita del Parlamento Moḥammed al-Halbousi con 41 seggi, la I’tilāf Dawlat al-Qānūn [Coalizione dello Stato di Diritto] dell’ex Vice Presidente dell’Iraq ed ex Primo Ministro Nūrī al-Mālikī con 37 seggi e il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) di Mesûd Barzanî con 32 seggi.
I candidati indipendenti hanno conquistato 20 seggi parlamentari, battendo blocchi politici che fino a poco tempo fa avevano avuto peso politico e popolare, come la social-democratica Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) del clan Ṭālabānī con i suoi 17 seggi, nonostante la sua alleanza con il Movimento Gorran [Cambiamento] di ‘Omar Sa’īd ‘Alī, i cui candidati, a loro volta, non sono riusciti a conquistare un solo seggio.
La sunnita Alleanza dell’Asse Nazionale [anche nota come al-Azm] guidata dall’imprenditore Khamis al-Khanjar, Segretario Generale del Mashru’ al-Arabi [Progetto Arabo] in Iraq, ha conquistato 15 seggi, seguita dall’Alleanza sciita al-Fatḥ [Conquista] guidata dal Presidente dell’Organizzazione Badr Hādī al-Amiri con 14 seggi, dal Movimento Emtidad emerso dalle manifestazioni di ottobre – guidato dall’attivista Alaa ar-Rikābī – con 9 seggi, e dal Movimento Jil Jadid [Nuova Generazione] guidato dall’uomo d’affari curdo Shaswar Abdulwahid con 9 seggi.
Inoltre, la lista Ishraqat Qānūn [Splendore della Legge] ha conquistato 6 seggi nella sua prima partecipazione politica ed elettorale, mentre il Movimento cattolico caldeo Babilonia dell’assiro Rayan al-Kaldani ne ha conquistati 4. Da parte sua, la sciita Alleanza delle Forze Statali Nazionali, che comprende il filo-iraniano Movimento della Saggezza Nazionale di Sayyid Ammar al-Ḥākim e l’Alleanza della Vittoria dell’ex Primo Ministro Ḥaidar al-ʿAbādī, ha conquistato 5 seggi, di cui 3 per il primo e 2 per la seconda.
La lista Tasmeem [Progetto], anch’essa nuova entità politica, ha conquistato 3 seggi parlamentari, come l’Unione Islamica del Kurdistan, partito nazionalista curdo affiliato alla Fratellanza Musulmana.
Un seggio ciascuno è stato conquistato dalle seguenti liste: Gruppo Al-Adel (ex Jemā’a Islamiyya); Partito della Virtù Islamica guidato dall’Āyatollāh Moḥammad al-Yaqubi, esponente della scuola di ash-Shahīd-e-Khamis (5° martire sciita) Grande Āyatollāh Moḥammad Baqir aṣ-Ṣadr; Ḥarakat Hoquq [Movimento dei Diritti] guidato dall’ex leader delle khomeiniste Kata’ib Hezbollah [Brigate del Partito di Dio] Ḥusayn Moanes; e Movimento Iktidar Watan [Potere della Patria] guidato da ’Abdul Ḥusayn Abtan, ex leader del Movimento della Saggezza ed ex Ministro della Gioventù e dello Sport.
Abbastanza sorprendentemente, durante le recenti elezioni leader politici che hanno occupato un’ampia area della politica, dei media e dello spazio pubblico e altri che si prevedeva vincessero non hanno ottenuto un seggio che potesse riportarli nel processo politico. Secondo i risultati preliminari annunciati, sono fuori dall’arena politica: lo stesso ’Abdul Ḥusayn Abtan appena citato; il Capo della Commissione Parlamentare Finanze Haitham al-Jubouri; i membri delle Commissioni parlamentari Sicurezza e Difesa, Katia’ Najman ar-Rikābī, e Affari Esteri, Zafer al-Ani; i capigruppo parlamentari dell’Alleanza dell’Asse Nazionale, Moḥammed al-Karbouli, e del blocco dell’Unione Patriottica del Kurdistan, Alaa Ṭālabānī; il leader dell’alleanza elettorale filo-turca Progetto di Salvezza Nazionale ed ex Vice Presidente dell’Iraq, ʾUsāma ʿAbd al-ʿAzīz an-Najaifī; il leader del Congresso Nazionale Iraqeno, Aras Habīb; l’ex Vice Primo Ministro Baha al-Araji; gli ex Ministri dell’Edilizia Abitativa e delle Costruzioni, Moḥammed Ṣāḥib ad-Daraji, della Difesa, Khāled Yāsīn al-Obaidi, e della Pianificazione, Salmān al-Jumaili; l’ex Presidente del Parlamento Salīm ‘Abdullāh al-Jubouri; l’influente parlamentare Muzahim at-Tamīmī, leader di una delle più grandi tribù di Baṣra; Adnan az-Zurfi e Khalaf ʿAbdul Samad, ex Governatori rispettivamente di Najaf e Baṣra; Adnan Dirjal, neo-eletto Presidente della Federazione Calcistica Iraqena ed ex Ministro della Gioventù e dello Sport; e la figlia Sarah dell’ex Vice Presidente dell’Iraq Iyād ʿAllāwī.
Le elezioni di domenica si sono svolte con diversi mesi di anticipo in base a una nuova legge presentata dal Primo Ministro Muṣṭafā al-Kāẓimī, già Capo del Servizio Nazionale di Intelligence, come un modo per allentare la morsa dei partiti politici consolidati e aprire la strada a candidati indipendenti e favorevoli alle riforme. Le circoscrizioni elettorali sono state ridotte e la pratica di assegnare seggi a liste di candidati sponsorizzate dai partiti è stata abbandonata. Ma molti Iraqeni non hanno creduto che il sistema potesse essere cambiato e hanno scelto di non votare. La cifra ufficiale dell’affluenza alle urne di appena il 41% suggerisce che il voto non è riuscito a catturare l’immaginazione del pubblico, in particolare dei più giovani Iraqeni che due anni fa hanno manifestato tra grandi folle.
Il risultato di lunedì non dovrebbe alterare drasticamente l’equilibrio di potere in Iraq o nella più ampia regione.
Parlando ad Al Jazeera da Baġdād, l’analista iraqeno ‘Alī Anbori, fondatore e AD di International Consultants (IC), ha affermato che la vittoria di aṣ-Ṣadr non è stata una sorpresa. “Muqtadā ha lavorato molto per conquistare un vantaggio nelle elezioni. Loro [i Ṣadristi] hanno una buona macchina elettorale e usano tutti i mezzi per raggiungere i loro obiettivi”, ha detto Anbori. “Inoltre, Muqtadā non è così lontano dallo stesso Iran. Alla fine, tutti i gruppi si siederanno insieme e formeranno un governo sotto l’egida del regime iraniano … Muqtadā è il principale attore politico in Iraq dal 2005″, ha aggiunto Anbori, spiegando che nessun primo ministro iraqeno ha assunto l’incarico senza il tacito consenso di aṣ-Ṣadr.