Elaborazione da fonte: brisbanetimes.com.au, April 11, 2014. Original writing by Dominic Berger
Il 9 aprile gli Indonesiani hanno votato per la quarta volta in elezioni parlamentari dopo la caduta del Presidente Mohamed Suharto nel 1998.
Rapidi conteggi di mercoledì scorso suggerivano che il Partito Democratico Indonesiano di Lotta (PDI-P), il principale partito di opposizione dato per vincente, sia sceso ben al di sotto delle previsioni, conquistando la fiducia solo del 19% circa degli elettori indonesiani. In un sistema partitico molto frammentato, dove 12 partiti si contendevano i 560 seggi della Camera dei Rappresentanti, alcuni sondaggi avevano suggerito che il PDI-P avrebbe potuto raggiungere quasi il 30% del voto popolare. La vittoria per il PDI-P è comunque dovuta in gran parte all’entusiasmo che circonda il suo popolare candidato presidenziale, il Governatore di Jakarta Joko Widodo, noto come Jokowi.
Il Partito Democratico (PD) al governo, a causa dell’arresto di alcuni suoi membri anziani da parte della Commissione Anti-Corruzione, è caduto dal 21% dei voti nel 2009 al 10% nel 2014.
Allo stesso tempo, nonostante le previsioni di influenza declinante, i partiti islamici sembrano aver aumentato il loro voto complessivo dal 29% nel 2009 a circa il 32% odierno: in contrasto con i successi dei partiti islamici moderati, però, il voto combinato di due partiti islamisti al governo ha ristagnato rispetto al 2009, attestandosi attorno al 13,5%.
Finora la reazione del PDI-P per l’elezione è stata di sorpresa e delusione per non aver conseguito un mandato più forte per quello che molti di loro speravano potesse essere un governo riformista guidato da Jokowi. Invece, il governo che prenderà forma nelle prossime settimane sarà probabilmente una coalizione moderata, che potrebbe invertire una tendenza ritenuta ostile nei confronti delle minoranze religiose.
Ora le élites dei partiti sono occupate a cementare le rispettive coalizioni. Per designare ufficialmente un candidato Presidente / Vice-Presidente alle elezioni presidenziali del 9 luglio un partito, o una coalizione di partiti, deve raggiungere il 25% del voto popolare o il 20% dei seggi della Camera Bassa. I sondaggi avevano suggerito che il PDI-P avrebbe ampiamente potuto superare questa soglia, ma ora sembra che potrebbe cadere alquanto al di sotto. La mancata capitalizzazione della popolarità di Jokowi nelle elezioni legislative potrebbe influenzare le elezioni presidenziali di luglio, quando Jokowi si troverà di fronte l’ex Generale Prabowo Subianto Djojohadikusumo.
Mentre le coalizioni per le elezioni presidenziali sono importanti, in poche settimane i partiti dovranno anche formare una coalizione in grado di avere la maggioranza dei seggi alla Camera dei Rappresentanti. È ormai quasi certo che il PDI-P deterrà il maggior numero di seggi alla Camera, ma il suo insufficiente risultato lo rende più dipendente dai partner di qualsiasi possibile coalizione.
Il PDI-P considera sé stesso un legatario di Ahmad Sukarno, 1° Presidente dell’Indonesia, ed è uno strenuo difensore della sua filosofia Pancasila – un insieme di idee che impone la fede in Dio, ma implica anche le virtù della diversità e della tolleranza. Nel contesto indonesiano queste tendenze sono spesso descritte come “laico-nazionaliste”, in contrasto con i partiti che difendono un programma più esplicitamente islamico. Dall’opposizione il PDI-P ha contrastato parecchie parti conservatrici della legislazione e ha criticato l’inerzia del governo di fronte a violenti attacchi contro le minoranze religiose, come i Musulmani sciiti e aḥmadi. Una volta al governo, è probabile che continuerà ad attingere a questo patrimonio ideologico pluralista.
Secondo resoconti dei media indonesiani, il PDI-P è fortemente propenso a lavorare con il Partito del Risveglio Nazionale (PKB) e il Partito del Mandato Nazionale (PAN), che hanno superato ogni aspettativa dei sondaggisti, ottenendo rispettivamente circa il 9% e il 7,3% dei voti nazionali. Entrambi sono collegati a due delle più antiche e grandi organizzazioni islamiche dell’Indonesia, la moderata Nahdlatul Ulama (Rinascita degli ‘Ulamā’) e la Muhammadiyah, di origini salafite: le loro basi di decine di milioni di aderenti costituiscono la stragrande maggioranza della comunità musulmana dell’Indonesia. Una coalizione con questi due partiti potrebbe ancorare saldamente il “laico-nazionalista” PDI-P al centro musulmano pluralista.
Mentre la probabile coalizione tra PDI-P, PKB e PAN sarebbe di per sé una forza centrista, è improbabile che il PDI-P prenda nel nuovo governo il Partito della Giustizia e della Prosperità (PKS) e il Partito per l’Unità e lo Sviluppo (PPP), entrambi parte della coalizione di governo dell’attuale Presidente Susilo Bambang Yudhoyono, avendo gestito ministeri chiave.
Ma una coalizione del PDI-P solo con i due partiti islamici moderati non sarebbe sufficiente a formare una maggioranza di governo stabile. Avrà bisogno del sostegno di uno dei partiti di medie dimensioni: il Partito del Movimento Grande Indonesia (Gerindra), il partito di Prabowo; il Partito dei Gruppi Funzionali (Golkar), l’ex veicolo elettorale di Suharto; o il Partito Democratico (PD), quello del Presidente uscente Yudhoyono.
Per una serie di motivi sembra improbabile che PDI-P e Gerindra possano collaborare. In primo luogo, Prabowo ha recentemente accusato il Presidente del PDI-P Megawati Setyawati Sukarnoputri, figlia di Sukarno, di tradire un accordo risalente al 2009 tra PDI-P e Gerindra, secondo cui Megawati avrebbe dovuto sostenere Prabowo per la Presidenza nel 2014, dopo che questi aveva corso come suo Vice-Presidente nel 2009. In secondo luogo, Jokowi rischia di spezzare l’ambizione di Prabowo di diventare Presidente nel mese di luglio, dopo che Gerindra ha contribuito a lanciarlo sulla scena nazionale, sostenendo la sua vittoriosa candidatura come Governatore di Jakarta nel 2012. Infine, e soprattutto, nei prossimi tre mesi, quando la corsa presidenziale contrapporrà Jokowi e Prabowo, PDI-P e Gerindra rischiano di gettarsi contro sporcizia a vicenda.
Per quanto riguarda un accordo tra PDI-P e Partito Democratico, la nota ostilità personale tra il Presidente del PDI-P Megawati e il mentore del Partito Democratico Yudhoyono significa che anche il Partito Democratico è un improbabile partner di coalizione per il PDI-P.
Questo lascia Golkar come l’unico partito che possa offrire sufficienti seggi alla Camera dei Rappresentanti favorevoli al PDI-P nell’attività legislativa. E quale miglior partito con cui governare di quello che in più di quattro decenni della sua esistenza deve ancora trascorrere un solo giorno all’opposizione! Nonostante la notte delle elezioni esprimesse una timida ambiguità sulla prospettiva che Golkar aderisse ad una coalizione guidata dal PDI-P, il Presidente e candidato presidenziale del Golkar Aburizal Bakrie ha già indicato che il suo è un “partito di governo”.
Mentre il Golkar, oggi secondo partito di Indonesia e accreditato del 14,7%, ha una storia in difesa dei diritti delle minoranze, l’assenza di PPP e PKS è destinata a trascinare il governo lungo un percorso molto più tollerante. L’immagine più forte del cambio di tono che il prossimo governo probabilmente adotterà verso le minoranze sarà la sostituzione dell’attuale Ministro per gli Affari Religiosi, il Presidente conservatore del PPP Suryadharma Ali, che attualmente sta fronteggiando una reazione dei maggiorenti del proprio partito perché la scorsa settimana, a loro insaputa, era apparso sul palco con Prabowo ad un raduno di Gerindra. Sarà presto sostituito con una figura più moderata, quasi certamente del Partito del Risveglio Nazionale (PKB).