Elaborazione da fonte: Stabroek News, May 15, 2015; Guyana Chronicle, May 14, 2015; CP24 Toronto’s Breaking News, Thursday, May 14, 2015 4:39PM EDT
I risultati preliminari indicano che l’alleanza multietnica di opposizione A Partnership for National Unity/Alliance for Change (APNU/AFC) ha vinto le elezioni dell’11 maggio scorso con un margine di poco più di 5.000 voti. In precedenza deteneva la maggioranza di un solo seggio e spesso si era scontrata con il Presidente uscente Donald Rabindranauth Ramotar, il quale ha costretto alle elezioni anticipate dopo la sospensione e lo scioglimento del Parlamento per evitare una mozione di sfiducia.
Ma ieri il Presidente Ramotar (nella foto a lato) ha rifiutato di riconoscere che il suo People’s Progressive Party/Civic (PPP/C), ufficialmente di osservanza marxista-leninista e al governo per quasi 25 anni, abbia perso, affermando che il processo è stato truccato e chiedendo un nuovo conteggio manuale di tutte le schede: “Non posso ammettere la sconfitta in queste elezioni” ha detto. Alla domanda se si sarebbe rifiutato di cedere il potere, ha risposto: “Non ho ancora escluso alcuna opzione”.
Secondo i risultati diffusi poco dopo mezzogiorno di ieri da Keith Lowenfield, responsabile della Commissione Elettorale della Guyana (Gecom), la coalizione di opposizione ha vinto le elezioni con 206.817 voti (50.40%) contro 201.457 voti (49.09%) del PPP/C, comportando una differenza di 5.360 voti. Le altre liste hanno ottenuto questi risultati: il conservatore The United Force (TUF) 880; United Republican Party (URP) 338; National Independent Party (NIP) 561; Independent Party (IP) 338.
Funzionari hanno detto che il 69enne ex Generale dell’Esercito David Arthur Granger (nella foto di apertura), leader del People’s National Congress – Reform di orientamento socialista e sostenuto soprattutto dalla comunità afro-guyanese, si avvia a diventare il nuovo Presidente della Guyana, diventando l’ottavo capo del governo della Guyana da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1966.
Ha promesso di porre fine alla politica razziale che ha a lungo definito la Guyana, un Paese di quasi 746 mila abitanti, principalmente di origine indiana e africana. “È giunto il momento dell’unità razziale e nazionale” ha detto Granger prima delle elezioni. “È giunto il momento di porre fine al vincitore pigliatutto, alla corruzione, al nepotismo e allo sperpero delle nostre risorse”.
Granger è figlio di un poliziotto e ha studiato in una scuola militare della Gran Bretagna nel 1960, prima di tornare a servire nell’Esercito della Guyana. Si è ritirato alla fine del 1980 da generale a una stella e più tardi divenne un consigliere del governo per la sicurezza. È anche un noto storico.
Granger sovrintenderà ad un Paese la cui economia dipende in larga misura dalle esportazioni di prodotti come oro, zucchero, bauxite e riso.
Il partito di Ramotar era al governo dal 1992 ed era alla ricerca di un sesto mandato consecutivo, dovendo affrontare accuse di corruzione e di cattiva gestione. Ha per lungo tempo ricevuto il sostegno soprattutto da cittadini di origine indiana. Ramotar aveva sconfitto Granger e un’altra coalizione nel 2011.
L’ambasciata statunitense ha detto che le accuse di irregolarità sono infondate, ritenendo le elezioni “libere e giuste”. L’annuncio ha innescato i festeggiamenti dei sostenitori della coalizione vincente e alcuni hanno organizzato una parata improvvisata.