Elaborazione da fonte: Chidanand Rajghatta, in TNN, Jul 24, 2013, 07.54 AM IST
Hindu e Musulmani del subcontinente indiano hanno portato la loro decennale faida partigiana in America, come se la politica a Washington e negli Stati Uniti non fosse già sufficientemente divisiva.
Una lettera fatta trapelare da 65 parlamentari indiani (molti dei quali musulmani) per il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, per indurlo a non revocare il divieto di visita negli Stati Uniti per Narendra Modi, Primo Ministro del governo del Gujarat, a causa del suo presunto ruolo (o comunque inerzia) nelle sommosse comunali del 2002, è solo l’ultima stoccata nello scontro in corso tra le due parti. In un contesto differente, 27 legislatori degli Stati Uniti hanno scritto al Segretario di Stato John Kerry, esprimendo ”profonda preoccupazione per la crescente violenza e intolleranza verso le minoranze religiose in Pakistan, tra cui Hindu, Cristiani, Aḥmadi e Musulmani sciiti”.
Le due lettere sono indipendenti, ma sono emblematiche del crescente attivismo politico in America dei gruppi hindu e musulmano provenienti dall’India. Anche se scritta già da diversi mesi nel 2012, la lettera a Obama dei parlamentari indiani è stata opportunamente fatta trapelare ai media solo questa settimana dal Consiglio dei Musulmani Indiano-Americani (nella foto il logo), un gruppo di pressione dei Musulmani indiani d’America. La fuoruscita, alla vigilia della visita nella capitale degli Stati Uniti di Rajnath Singh, Capo del Bharatiya Janata Party (Partito Popolare Indiano), è apparentemente volta a far fallire i tentativi dei gruppi del BJP e hindu di far revocare il divieto per Modi, che viene sempre più considerato il candidato premier del BJP.
Simpatizzanti e attivisti del BJP hanno già incitato troppo i legislatori americani, tanto che almeno tre parlamentari americani si sono schierati contro l’attuale politica dell’Amministrazione e hanno sollevato un caso per ospitare Modi negli Stati Uniti. La stessa comunità d’affari degli Stati Uniti è stata attirata da qualche mese da Modi e dal suo summit Vibrant Gujarat ed ha discretamente premuto sull’Amministrazione per riesaminare la questione. Ma la sinistra, i gruppi per i diritti umani, attivisti delle libertà civili e ora i Musulmani indiano-americani hanno unito le forze per ritardare qualsiasi modifica.
Il fatto che i parlamentari indiani abbiano portato la loro contesa politica interna sulla scrivania del Presidente Obama ha sorpreso molti commentatori. ”È quasi impensabile che i legislatori indiani abbiano fatto appello agli Stati Uniti di prendere posizione su una loro questione interna. La maggior parte dei politici indiani, molti dei quali ancora nutrono un sospetto da Guerra Fredda nei confronti di Washington, si arrabbierebbero al solo pensiero” ha osservato il Washington Post in una relazione sugli sviluppi.
Ma gli attivisti musulmani indiano-americani che hanno pubblicato la lettera difendono la loro azione, sostenendo che” i diritti umani sono universali” e che loro hanno ben il diritto di fare pressione contro Modi negli Stati Uniti, perché il BJP sta cercando di favorire la sua visita in America. ”L’India ha preso una posizione di principio in «affari interni» di altri Paesi, come ad esempio contro l’apartheid in Sud Africa, quindi perché non può essere coinvolto il Presidente Obama? Dopo tutto Rajnath Singh ha portato la questione negli Stati Uniti, arrivando con una ciotola per l’elemosina per ottenere il visto e un sacchetto della lavanderia con la biancheria sporca di Modi” ha detto Shaykh ‘Ubayd, dell’Indian Minorities Advocacy Network.
Alla domanda su alcuni parlamentari come Sitaram Yechuri, del Bhārat kī Kamyunisṭ Pārṭī (Partito Comunista-Marxista dell’India), che negano di aver firmato la lettera a Obama, ‘Ubayd ha detto di avere previsto che alcuni parlamentari non sarebbero stati in grado di sopportare gli attacchi del BJP, ma ha insistito sull’autenticità delle firme e sul fatto che altri parlamentari ne siano stati testimoni. Tuttavia, anche Shantaram Naik, parlamentare di Goa, ha negato di aver firmato la lettera e si è detto sconcertato di come il suo nome sia stato collegato alla lettera. “Le mie opinioni su Narendra Modi sono ben note e io l’ho criticato molte volte. Ma non ho firmato alcuna lettera al Presidente Obama” ha detto alla TNN.
Almeno 12 dei 25 deputati del Lok Sabha (Camera del Popolo, la Camera bassa del Parlamento) che pare abbiano firmato la lettera sono parlamentari musulmani; e nel caso del Rajya Sabha (Consiglio degli Stati, la Camera alta del Parlamento) almeno 10 dei 40 le cui firme sarebbero sulla lettera sono parlamentari musulmani.