Gerusalemme – Trump la dividerà in tre sezioni?

di Daniel Pipes*

Fonte: BBC

Editor’s note

Islamic World Analyzes provides its readers with an Italian translation of an article from Middle East Forum, the American conservative think tank advocating close ties with Israel and proudly promoting its lobby. The choice is not unusual for this site, which is always attentive to remarks from the Jewish world and is never managed in a spirit of polemic antagonism. Even in this case, Islamic World Analyzes gives an account of stances from other sources in a spirit of service, following its own correct information approach and taking aside its opinions on the matter. The aim is to encourage debate, especially in the Islamic world, about hypotheses and options that certainly will not find it united and unanimous. Islamic World Analyzes is fully aware of it and consequently does not escape its ethical task.

N.B.: The choice of photos is the responsibility of Islamic World Analyzes.

Nota dell’editore

Islamic World Analyzes offre ai suoi lettori la traduzione di un articolo tratto da Middle East Forum, il think tank conservatore americano che propugna stretti legami con Israele e orgogliosamente ne promuove la lobby. La scelta non è insolita per questo sito sempre attento alle riflessioni provenienti dal mondo ebraico e mai condotto con spirito di opposizione polemica. Anche in questo caso Islamic World Analyzes, seguendo la propria impostazione di informazione corretta e prescindendo dalle opinioni nel merito, dà conto di posizioni da altre fonti con spirito di servizio. Lo scopo è quello di incoraggiare un dibattito soprattutto nel mondo islamico circa ipotesi e opzioni che certamente non lo troveranno unito e unanime. Islamic World Analyzes ne è pienamente consapevole e proprio per questo non si sottrae al proprio compito etico.

N.B.: La scelta delle foto è responsabilità di Islamic World Analyzes.

Libera traduzione da: Middle East Forum, December 24, 2018

Questo articolo è stato scritto e pubblicato prima che fossero indette le elezioni anticipate in Israele

Ben Caspit in Al-Monitor ha fatto trapelare i dettagli dell'”accordo definitivo” dell’Amministrazione Trump per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Citando un’anonima “fonte diplomatica di alto livello”, scrive che il piano ancora segreto di Trump

include una chiara partizione di Gerusalemme in tre sezioni e “non si tratta di una capitale palestinese ad Abū Dīs (un villaggio palestinese nell’area governativa di Gerusalemme) ma di sezioni significative di Gerusalemme Est”. Secondo la fonte, ci saranno due capitali a Gerusalemme: la capitale israeliana a Gerusalemme Ovest, compreso il controllo sul Muro Occidentale e i quartieri ebraici nelle sezioni orientali della città, e la capitale della Palestina nella sezione orientale. Inoltre, ci sarà una terza regione, all’interno del Sacro Bacino [la Città Vecchia di Gerusalemme e i territori adiacenti, N.d.T.], sotto il controllo internazionale.

Bene, “interessante se vero”, dovrebbe essere la prima risposta, come per le precedenti indiscrezioni che si sono rivelate inaccurate. Ma supponiamo che questa fonte diplomatica anonima di alto livello sappia di cosa parla. Allora?

– Qualsiasi idea di area “sotto controllo internazionale” si richiama curiosamente al Piano delle Nazioni Unite di partizione della Palestina del 1947 relativo allo sfortunato, ma duraturo concetto di Gerusalemme come Corpus separatum [separazione della sovranità statale fra un territorio e il suo territorio circostante, N.d.T.]. In altre parole, è anacronistico.

– L’idea è anche follemente pericolosa: immagina di collocare una delle località più sensibili del mondo sotto il controllo dell’Assemblea Generale dell’ONU o del Quartetto per il Medio Oriente [creato a Madrid nel 2002 e composto da ONU, Stati Uniti, Unione Europea e Russia, N.d.T.]. La sua inevitabile malizia potrebbe scatenare il prossimo round di combattimenti.

– Il piano di Trump contende le aree sovrane a Israele e le consegna ai Palestinesi.

– Così facendo, ricompensa i Palestinesi nonostante non rispettino sostanzialmente nessuno dei loro precedenti impegni risalenti agli accordi di Oslo del 1993. In altre parole, incoraggia ulteriormente il cattivo comportamento palestinese.

– Certo, rendere Gerusalemme est “la capitale della Palestina” implica che il governo degli Stati Uniti riconosca lo Stato di “Palestina”. I commenti di Trump dell’ultimo anno probabilmente implicano che chiederà anche al governo di Israele di riconoscerlo, scatenando un ampio dibattito in Israele.

– Presumibilmente, quella “Palestina” includerà parti di Gerusalemme, la maggior parte della Cisgiordania e tutta Gaza. Dove i confini dovrebbero passare tra le prime due aree condurrà ad una grande contesa. Una seconda [contesa, N.d.T.] seguirà quando i Palestinesi decideranno inevitabilmente addirittura che “la Palestina” include anche tutto Israele.

– Come sottolinea Caspit, una proposta per dividere Israele in tre irriterà la politica israeliana e danneggerà Netanyahu, che non potrà più soddisfare né la sua base nazionalista né il Presidente degli Stati Uniti.

– Come in altri casi in cui Donald Trump ha seguito i suoi istinti contro il consenso repubblicano (imponendo tariffe, il ritiro delle truppe dalla Siria), l’ala sinistra del partito democratico (molto debolmente) applaude. Questa volta, lo stesso farà l’Unione Europea.

– Al contrario, molti degli ammiratori israeliani e sionisti di Trump, inclusi gli Evangelici, saranno bruscamente scioccati dalla sua proposta e si scateneranno. Dati i modelli precedenti (di nuovo, tariffe e Siria), si può sicuramente prevedere cosa succederà dopo: Trump risponderà con rabbia e rilancerà, facendo svanire la luna di miele Stati Uniti-Israele degli ultimi due anni. I sostenitori di Trump si divideranno aspramente su questo tema, indebolendo ulteriormente il movimento conservatore e diminuendo le possibilità di rielezione di Trump.

In breve, se Caspit ha ragione sul fatto che Trump stia proponendo di dividere Gerusalemme in tre, le conseguenze saranno serie e dureranno a lungo.

Addendum del 24 dicembre 2018: la decisione inaspettata di tenere elezioni in Israele in aprile implica probabilmente che il piano Trump sarà ritardato di mesi o più. Questo potrebbe non essere una sventura; come scrive Michael Wilner nel Jerusalem Post, “il desiderio dell’Amministrazione di andare avanti con il suo processo di pace potrebbe aver preso in considerazione l’appello [di Netanyahu] per elezioni sette mesi prima del necessario”.

* Presidente di Middle East Forum

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