Gaza – Israele ripropone la mattanza del popolo palestinese, violando il cessate il fuoco con Ḥamās

Il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz minaccia di annettere parti di Gaza contro il diritto internazionale, così come già fatto per Gerusalemme e si prevede per gli insediamenti in Cisgiordania

Islamic World Analyzes, in linea con il suo mandato, propone il resoconto, tratto dalle principali fonti internazionali di notizie, di una orribile settimana di massacri che hanno incrementato le indicibili sofferenze di un popolo educato al coraggio, onore e rispetto per la propria Patria. Tutto questo, al di là delle parole, nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale, compresa una parte del mondo arabo e i Paesi europei che dichiarano di avere a cuore i destini del Mediterraneo. L’esibita continuità dell’Asse Tel Aviv-Washington sta destabilizzando, oltre alla Palestina, interi Paesi del Medio Oriente, come il Libano e la Siria. L’inizio di un nuovo corso garantito dal Presidente Trump, con gli USA fuori dai conflitti, crolla immediatamente con i pesanti bombardamenti sullo Yemen, prefigurando l’ennesima guerra non dichiarata. Niente di nuovo nella politica americana, anzi in piena continuità con le guerre asiatiche in Iraq e Afghanistan e quelle europee in Bosnia e Serbia? Gli intendimenti di mediazione sembrano promettenti, ma i fatti ancora non lo dimostrano. Vedremo, è troppo presto per dirlo!

L’ennesima settimana di fuoco per l’estremismo di Israele e di passione per i Palestinesi di Gaza. Martedì 18 è stato uno dei giorni più sanguinosi di una guerra che dura da 17 mesi perché l’Esercito israeliano ha lanciato una campagna di bombardamenti su larga scala. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, almeno 436 Palestinesi, tra cui 183 bambini, sono stati uccisi e 562 feriti da quando Israele ha ripreso i bombardamenti su Gaza nelle prime ore di martedì. Sempre il Ministero della Salute afferma che nella guerra di Israele a Gaza almeno 50 mila Palestinesi sono stati confermati morti e oltre 100 mila feriti. L’Ufficio stampa del Governo di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime a oltre 60 mila, affermando che si presume che migliaia di Palestinesi dispersi sotto le macerie siano morti.

Ḥamās ha affermato che Israele ha violato l’accordo di cessate il fuoco in vigore dalla fine di gennaio, “esponendo i prigionieri di Gaza a un destino sconosciuto”. Il Movimento per il Jihād Islamico in Palestina ha accusato Israele di “sabotare deliberatamente tutti gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco”. Israele e Ḥamās hanno raggiunto un primo accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a metà gennaio, la cui prima fase è scaduta il 1° marzo.

Durante una conferenza stampa, David Mencer, portavoce dell’ufficio del Primo Ministro israeliano, aveva annunciato che l’Esercito israeliano aveva lanciato in tutta la Striscia di Gaza “attacchi precisi e preventivi contro Ḥamās … pienamente coordinati con Washington”. “Quando si tratta della partnership USA-Israele, la forte alleanza tra le nostre due nazioni, tra Israele e gli Stati Uniti, è più forte che mai”, aveva affermato. Il Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, durante un incontro a Gerusalemme con il potente gruppo di pressione filo-israeliano AIPAC, aveva confermato che gli Stati Uniti erano stati avvisati in anticipo degli attacchi israeliani e che li avevano sostenuti. Lo stesso aveva fatto la Casa Bianca. Gli Stati Uniti “hanno la piena responsabilità dei massacri” dei Palestinesi a Gaza di martedì, ha affermato Ḥamās in una dichiarazione. “L’ammissione dell’Amministrazione USA di essere stata informata in anticipo dell’aggressione sionista conferma la sua complicità diretta nella guerra di sterminio contro il nostro popolo”, ha affermato il gruppo militante. “Con il suo illimitato sostegno politico e militare all’occupazione, Washington ha la piena responsabilità dei massacri e dell’uccisione di donne e bambini a Gaza”.

Ḥamās, nonostante il rinnovato bombardamento israeliano della Striscia di Gaza e il coinvolgimento di Washington, ha comunque detto che è ancora disposto a negoziare e che sta studiando le proposte “ponte” di Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente. Il Movimento Islamico di Resistenza punta alla fine permanente della guerra e al ritiro completo delle forze israeliane, secondo i termini dell’accordo originale di cessate il fuoco. Ṭāhir an-Nono, consulente per i media della sua dirigenza, ha affermato che il gruppo insiste sul fatto che non c’è bisogno di nuovi accordi quando ne esiste uno firmato. Izzat ar-Risheq, membro dell’Ufficio Politico di Ḥamās, ha detto in una dichiarazione che “la decisione di Netanyahu di riprendere la guerra” è “la decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e di imporre loro una condanna a morte”.

Secondo fonti di Ḥamās, 11 dei 19 membri del suo massimo organo decisionale sono stati uccisi dall’inizio della guerra nel 2023.

Martedì Ḥamās aveva confermato che nell’ultima tornata di attacchi israeliani sono stati assassinati alcuni suoi alti esponenti, tra cui figure istituzionali e dei servizi di sicurezza interna. I nomi sono: Issam ad-Da’alis, dal 2021 Capo del Comitato Amministrativo del Governo, il Generale Maḥmud Abū Watfa, Vice Ministro dell’Interno e Direttore Generale dei Servizi di Sicurezza, Aḥmed al-Hetta, Vice Ministro della Giustizia, Bahjat Abū Sultan, Direttore dell’agenzia di sicurezza interna. Tra le vittime, anche Yasser Harb e Muḥammad al-Jamasi, componenti dell’Ufficio Politico del movimento.

Domenica un attacco aereo israeliano a Khan Yūnis’, nella Striscia di Gaza meridionale, aveva assassinato Ṣalāḥ al-Bardawil, un importante membro del suo Ufficio Politico, e sua moglie, mentre erano in preghiera nella loro tenda rifugio. L’Esercito israeliano aveva confermato di aver ucciso sabato l’esponente di Ḥamās. Bardawil aveva ricoperto incarichi quali quello di Capo della delegazione di Ḥamās per i colloqui indiretti di tregua con Israele nel 2009. “Il suo sangue, quello della moglie e dei martiri, continueranno ad alimentare la battaglia di liberazione e indipendenza. Il nemico criminale non spezzerà la nostra determinazione e volontà”, aveva affermato il gruppo.

Al-Aqsa News, emittente televisiva collegata a Ḥamās, ha riferito che l’alto funzionario del gruppo Ismā’īl Barhoum è stato ucciso domenica in un altro attacco mirato israeliano. Ḥamās ha confermato la notizia. Il Ministero della Salute di Gaza ha detto che il raid ha colpito il reparto chirurgico dell’ospedale Nasser di Khan Yūnis’, dove Barhoum era ricoverato per le ferite riportate in un precedente attacco. Il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha definito Barhoum “il nuovo premier di Ḥamās a Gaza, che ha sostituito Issam ad-Da’alis, il precedente Primo Ministro eliminato qualche giorno fa”. Barhoum era membro dell’Ufficio Politico del movimento, responsabile di circa 400 organizzazioni assistenziali e quindi sotto sanzioni dell’Unione Europea.

Un altro gruppo militante, il Movimento per il Jihād Islamico in Palestina (PIJ), aveva affermato che negli attacchi israeliani di martedì era stato ucciso Naji Abū Saif, noto come Abū Ḥamza, portavoce della sua ala militare Brigate al-Quds, evento confermato anche dalle Brigate ‘Izz ad-Dīn al-Qassām, l’ala militare di Ḥamās. “Promettiamo a Dio Onnipotente, al nostro popolo e alla nostra nazione di continuare il cammino della resistenza”, aveva affermato il PIJ nella dichiarazione.

Il Segretario di Stato USA Marco Rubio, che domenica ha parlato con il Primo Ministro israeliano Netanyahu, ha espresso sostegno alle azioni di Israele a Gaza. Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha rilasciato questa dichiarazione: “Come il Presidente Trump ha chiarito, Ḥamās, gli Ḥūthi, l’Iran, tutti coloro che cercano di terrorizzare non solo Israele ma anche gli Stati Uniti d’America, vedranno un prezzo da pagare. Si scatenerà l’inferno”.

Durissima la posizione di Tel Aviv. In un discorso televisivo tenuto martedì sera, il Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu (foto sopra) ha detto: “Questo è solo l’inizio. Continueremo a combattere per raggiungere tutti i nostri obiettivi in ​​questa guerra”. Ha affermato che i futuri negoziati con Ḥamās si svolgeranno contestualmente alle azioni militari israeliane. “Da ora in poi, i negoziati saranno condotti solo sotto il fuoco nemico”. Mentre Israele lanciava la sua operazione a Gaza, le sue forze armate hanno continuato con un’operazione nella Cisgiordania occupata e negli ultimi giorni gli aerei israeliani hanno colpito obiettivi nel sud del Libano e in Siria.

Il Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, fondatore del piccolo partito sionista Nuova Speranza – La Destra di Unità Nazionale rappresentato alla Knesset, ha affermato che i nuovi attacchi israeliani che hanno ucciso centinaia di Palestinesi non sono stati un “attacco di un giorno” e che l’operazione militare a Gaza sarebbe continuata nei giorni seguenti. Venerdì il Ministro della Difesa Israel Katz ha minacciato di annettere parti di Gaza. Le truppe israeliane, dopo essersi ritirate il mese scorso come parte dell’accordo di cessate il fuoco, hanno ripreso il Corridoio Netzarim, che divide Gaza a metà, limitando i movimenti dei Palestinesi. L’intenzione potrebbe essere quella di costituire un punto di partenza delle forze di occupazione per implementare operazioni militari nell’area. Inoltre, l’Esercito israeliano ha ordinato ai Palestinesi che vivono in zone di Gaza vicine al confine con Israele di lasciare le loro case, etichettando le aree come “zone di combattimento pericolose”.

“Come avevamo promesso e spiegato, le [Forze di Difesa Israeliane] hanno ripreso intensi attacchi contro Gaza la notte scorsa con l’obiettivo di distruggere Ḥamās, riportare a casa tutti gli ostaggi ed eliminare la minaccia rappresentata dalla Striscia di Gaza per i cittadini israeliani”, aveva scritto su X il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, leader del Partito Nazionale Religioso – Sionismo Religioso. Il ministro, che è un colonizzatore di Cisgiordania, è anche responsabile governativo per l’espansione degli insediamenti nei Territori Occupati. Nega l’esistenza del popolo palestinese e persegue attivamente l’obiettivo di creare una “Grande Israele biblica”.

Il partito sionista ultranazionalista Potere Ebraico, che aveva lasciato il governo per la sua opposizione all’accordo di cessate il fuoco di gennaio, ha annunciato martedì in una dichiarazione congiunta con il partito massimalista Likud del Primo Ministro Binyamin Netanyahu che sarebbe tornato nella coalizione. In precedenza, Itamar Ben Gvir, leader di Potere Ebraico e Ministro della Sicurezza Nazionale, aveva accolto con favore i nuovi attacchi a Gaza.

Le famiglie degli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza hanno dichiarato in una nota che “il governo israeliano ha scelto di rinunciare agli ostaggi”. Hanno chiesto che venga negoziato un accordo per il loro rilascio invece di un ritorno ai combattimenti.

Decisa la posizione delle Nazioni Unite attraverso le dichiarazioni di suoi esponenti. Intervenendo martedì ad un briefing del Consiglio di Sicurezza, il Sottosegretario Generale Tom Fletcher ha detto: “Da un giorno all’altro le nostre peggiori paure si sono materializzate. Gli attacchi aerei sono ripresi sull’intera Striscia di Gaza … ancora una volta, la gente di Gaza vive nella paura più assoluta”. Volker Türk, Alto Commissario per i Diritti Umani, ha espresso il suo orrore per gli intensi attacchi israeliani. “Questo aggiungerà tragedia a tragedia”, ha affermato, aggiungendo che l’uso di una forza militare ancora maggiore da parte di Israele “non farebbe che accumulare ulteriore miseria su una popolazione palestinese che sta già soffrendo condizioni catastrofiche”. Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’Agenzia per i Profughi Palestinesi (UNRWA) ha definito mercoledì “un’altra giornata nera” per l’ONU a Gaza, esprimendo le sue condoglianze per gli operatori ONU uccisi durante l’ultima escalation di Israele. In un post su X, ha scritto: “L’ONU, compresa l’UNRWA, continua a pagare un prezzo elevato mentre svolge compiti umanitari … Gli operatori umanitari devono essere protetti in ogni momento”.

Due settimane fa Israele, esacerbando la crisi umanitaria, aveva bloccato durante il Ramaḍān l’ingresso di tutti gli aiuti nell’enclave come ulteriore mezzo per spingere Ḥamās a tornare al tavolo dei negoziati in ossequio alle condizioni che Israele considera più favorevoli. Un portavoce della Commissione Europea ha detto che il valico di frontiera tra Egitto e Gaza a Rafaḥ è stato chiuso martedì. Il valico è uno dei principali punti di ingresso per gli aiuti umanitari destinati a Gaza. Il coordinatore dei soccorsi d’emergenza dell’ONU ha avvertito che i combattimenti minacciano la completa rottura del cessate il fuoco durato due mesi.

L’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), in un comunicato sul suo sito istituzionale, ha denunciato con forza “la recente decisione del cosiddetto “Gabinetto israeliano” di approvare la separazione di 13 quartieri di insediamenti illegali in Cisgiordania, facilitando di fatto la loro “legalizzazione” come avamposti coloniali. “Questo sviluppo costituisce una palese violazione del diritto internazionale e delle esistenti risoluzioni delle Nazioni Unite che governano il conflitto israelo-palestinese. Inoltre, questa mossa è stata accompagnata da commenti incendiari e a sfondo razziale da parte del Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che ha descritto questa iniziativa come parte di una strategia più ampia per affermare la presunta sovranità israeliana sul territorio della Cisgiordania”. Inoltre, l’OIC ha invitato la comunità internazionale – in particolare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – “ad assumersi i propri doveri nell’affrontare i crimini israeliani, tra cui il genocidio, la creazione di insediamenti coloniali, la demolizione di case, gli sfollamenti forzati e i tentativi di annessione dei Territori Palestinesi”, sostenendo che “queste attività autorizzano sanzioni internazionali immediate contro Israele”.

“Ḥamās deve mostrare compassione per Gaza, i suoi bambini, donne e uomini”, ha detto Munther al-Hayek, portavoce di Fataḥ a Gaza in un messaggio inviato all’AFP. Ha invitato Ḥamās a “farsi da parte dal governo e riconoscere pienamente che la battaglia che ci attende porterà alla fine dell’esistenza dei Palestinesi” se rimarrà al potere a Gaza. Ḥamās ha ripetutamente affermato di essere disposto a lasciare il potere a Gaza una volta finita la guerra, ma esclude categoricamente di rinunciare alle armi. “Siamo pronti ad accettare qualsiasi accordo riguardante l’amministrazione di Gaza (dopo la guerra) e non siamo interessati a parteciparvi”, ha detto sabato in una nota il suo portavoce ’Abdul-Latif al-Qanou. “Ciò che è importante per noi è il consenso nazionale”, ha aggiunto, ricordando che Ḥamās ha appoggiato la proposta egiziana di un comitato indipendente di professionisti e tecnocrati per gestire Gaza nel dopoguerra e supervisionare la ricostruzione. Il Presidente della Palestina Maḥmud ‘Abbās pretende che il comitato debba riferire all’Autorità Palestinese con sede a Rāmallāh, secondo lui l’unica entità legittimata a governare Gaza, ma il governo del Primo Ministro israeliano Binyamin Netanyahu ha respinto questa proposta.

Da parte sua, il mondo sciita è il più risoluto rispetto alla difesa dei diritti dei Palestinesi. Un portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran ha attribuito agli Stati Uniti la responsabilità dell’ultima escalation, affermando che Washington ha una “responsabilità diretta” per la “continuazione del genocidio nei Territori Palestinesi occupati”. Il Consiglio Politico Supremo degli Ḥūthi ha dichiarato in una nota “Condanniamo la ripresa dell’aggressione da parte del nemico sionista contro la Striscia di Gaza … Il popolo palestinese non sarà lasciato solo in questa battaglia, lo Yemen continuerà a fornire sostegno e assistenza e intensificherà le fasi del confronto”. Gli Ḥūthi sono sotto pesanti attacchi militari da parte degli Stati Uniti d’America, dopo avere ripetutamente lanciato droni e missili contro Israele come atti di solidarietà con i Palestinesi di Gaza.

La Turchia ha affermato che gli attacchi costituiscono una “nuova fase nella politica [israeliana] di genocidio” contro i Palestinesi. Martedì il Presidente Recep Tayyip Erdoğan, durante un incontro a Istanbul con gli studenti dell’Università della Difesa Nazionale ha detto che la Turchia intensificherà gli sforzi diplomatici per ripristinare il cessate il fuoco a Gaza e fermare l’uccisione di persone innocenti. “La Turchia è al fianco del popolo di Gaza e dei nostri fratelli Palestinesi … Continueremo ad aumentare i nostri sforzi diplomatici per fermare i massacri e ripristinare la pace e il cessate il fuoco”, ha detto. In una dichiarazione, il Ministero degli Esteri ha affermato che è inaccettabile che Israele provochi un “nuovo ciclo di violenza” nella regione, aggiungendo che “l’approccio ostile” del governo israeliano minaccia il futuro del Medio Oriente. Martedì il Primo Ministro del Qatar, lo Sceicco Moḥammed bin ʿAbd ar-Raḥmān bin Jassim ath-Thānī, ha chiesto un’azione internazionale immediata per costringere Israele ad attuare un cessate il fuoco. Il suo Ministero degli Esteri ha avvertito in una dichiarazione che “le politiche di escalation di Israele finiranno per infiammare la regione e ne mineranno la sicurezza e la stabilità”. Il Qatar ha condotto i negoziati tra le due parti nei mesi successivi all’inizio della guerra di Israele contro Gaza.

Preoccupazione esprimono i Paesi confinanti con Israele. L’Egitto, che funge da mediatore assieme al Qatar e agli Stati Uniti, ha definito gli attacchi aerei di Israele una “flagrante violazione” del cessate il fuoco. Gli attacchi costituiscono una “pericolosa escalation che minaccia di avere gravi conseguenze per la stabilità della regione”, ha affermato il Ministero degli Affari Esteri. “Stiamo seguendo da ieri sera il bombardamento aggressivo e barbaro di Israele sulla Striscia di Gaza”, ha detto martedì Moḥammad Momani, Ministro delle Comunicazioni governative della Giordania, sottolineando “la necessità di fermare questa aggressione”. Il Regno Hāshemita svolge un importante ruolo politico e religioso in Palestina, avendo avuto la sovranità sulla Cisgiordania fino alla sua rinuncia formale nel 1988, ed essendo Custode dei luoghi sacri di Gerusalemme.

Dalla Penisola Arabica arrivano dure parole di condanna verso l’aggressione di Israele contro Gaza. Gli Emirati Arabi Uniti, che pure sono sottoscrittori degli Accordi di Abramo con Tel Aviv, hanno condannato i nuovi attacchi e hanno messo in guardia sulle ripercussioni dell’escalation militare, ha riferito l’agenzia di stampa statale WAM. Una dichiarazione del Ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha espresso “la condanna e la denuncia nei termini più forti per la ripresa dell’aggressione delle forze di occupazione israeliane … e del loro bombardamento diretto di aree popolate da civili disarmati”. Ha inoltre invitato la comunità internazionale a intervenire per porre fine ai crimini contro i Palestinesi.

L’Unione Europea, lungi dall’intervenire sulle questioni politiche, sottolinea la situazione umanitaria della popolazione di Gaza. “L’offensiva militare di Israele ha causato una spaventosa perdita di vite umane”, ha affermato l’estone Kaja Kallas, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e Vice Presidente esecutiva della Commissione Europea. Kallas ha aggiunto che Israele deve rispettare le vite dei civili e che le minacce di annettere parti di Gaza sono inaccettabili. La belga di origini algerine Hadja Lahbib, Commissario per la Cooperazione Internazionale, gli Aiuti Umanitari e la Risposta alle Crisi, in un post su X, ha detto che “la rinnovata escalation a Gaza è devastante. I civili hanno sopportato sofferenze inimmaginabili. Tutto questo deve finire … È fondamentale tornare immediatamente a un cessate il fuoco per prevenire ulteriori perdite di vite umane e distruzione”.

Non dissimili i toni della dichiarazione congiunta dei Ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito (E3). Il nuovo “format” dei tre Paesi europei è frutto della politica di interventismo militare in Ucraina attraverso la “coalizione dei volenterosi” entro il quadro NATO, seppure superando i limiti formali dell’Unione Europea. Nella dichiarazione su Gaza pubblicata venerdì si afferma tra l’altro: “La ripresa degli attacchi israeliani a Gaza segna un drammatico passo indietro per il popolo di Gaza, per gli ostaggi, per le loro famiglie e per l’intera regione. Siamo sconvolti dalle vittime civili e chiediamo con urgenza un ritorno immediato al cessate il fuoco … Ulteriori spargimenti di sangue non sono nell’interesse di nessuno. Israele dovrebbe rispettare pienamente il diritto internazionale e consentire immediatamente il flusso di aiuti. I civili dovrebbero essere protetti e non esclusi dagli aiuti o dall’assistenza essenziali. Chiediamo a Israele di ripristinare l’accesso umanitario, compresi acqua ed elettricità, e di garantire l’accesso alle cure mediche e alle evacuazioni mediche temporanee in conformità con il diritto umanitario internazionale”.

L’importanza del “format E3” per la politica europea in Medio Oriente è sottolineata anche dal Ministro degli Esteri del Regno Unito David Lammy durante un aggiornamento alla Camera dei Comuni sul conflitto a Gaza: “Il Regno Unito sta ora lavorando a stretto contatto con partner come Francia e Germania, per inviare un messaggio chiaro”. E aveva continuato: “È difficile vedere come negare l’assistenza umanitaria a una popolazione civile possa essere compatibile con il diritto umanitario internazionale … Ci opponiamo fermamente alla ripresa delle ostilità da parte di Israele. Vogliamo urgentemente vedere un ritorno al cessate il fuoco… Abbiamo accelerato il lavoro sul percorso verso la ricostruzione, sostenendo la recente, graditissima iniziativa dei nostri partner arabi”. Anche il portavoce ufficiale del Primo Ministro Keir Starmer aveva affermato: “Continuiamo a chiedere al governo di Israele di rispettare i suoi obblighi internazionali quando si tratta di assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza”. E Lord Collins di Highbury aveva dichiarato alla Camera dei Lord, di cui è Vice Leader: “Non vogliamo vedere un ritorno ai combattimenti. La nostra priorità è esortare tutte le parti a ritornare urgentemente al dialogo e a garantire che l’accordo di cessate il fuoco venga pienamente attuato e diventi permanente”.

La Francia aveva già condannato gli attacchi e il Ministero degli Esteri del Paese aveva chiesto la cessazione immediata delle violenze. In una dichiarazione rilasciata martedì, aveva affermato che la rinnovata campagna di bombardamenti di Israele sta minacciando la vita di coloro che vivono nella Striscia di Gaza e mettendo a repentaglio gli sforzi per liberare gli ostaggi rimasti.

Tra gli altri Paesi dell’Unione Europea, il Ministro degli Esteri belga Maxime Prevot ha denunciato su X “i nuovi attacchi israeliani e il loro pesante tributo di vite umane”, aggiungendo che il blocco israeliano degli aiuti umanitari ai Palestinesi è “una grave violazione del diritto internazionale”. Il Ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha condannato gli attacchi di Israele a Gaza e ha detto che “non riesce a trovare le parole per descrivere la situazione a Gaza”. “Dobbiamo piangere e respingere questa nuova ondata di violenza e questi nuovi bombardamenti, che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile”, ha detto all’emittente radiofonica Onda Cero. Il Primo Ministro irlandese Micheal Martin ha affermato in una dichiarazione pubblicata su X: “Per il bene di tutti i civili di Gaza, che hanno già sopportato difficoltà inimmaginabili, è necessario porre fine urgentemente a tutte le ostilità”.

La portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Mao Ning, ha affermato che Pechino è “fortemente preoccupata” per la situazione, invitando le parti a “evitare qualsiasi azione che possa portare ad un’escalation della situazione e prevenire un disastro umanitario su larga scala”.

Il Council on American-Islamic Relations (CAIR), un’organizzazione per i diritti civili e la difesa dei diritti dei Musulmani con sede a Washington, D.C., ha affermato in una dichiarazione di condannare il governo Netanyahu “per aver ripreso i suoi orribili e genocidi attacchi contro uomini, donne e bambini di Gaza, uccidendo centinaia di civili nel giro di poche ore … Netanyahu preferirebbe chiaramente massacrare i bambini palestinesi nei campi profughi piuttosto che rischiare la disintegrazione del suo gabinetto, scambiando coloro che sono detenuti da entrambe le parti e ponendo fine in modo permanente alla guerra genocida, come richiesto dall’accordo di “cessate il fuoco” che il Presidente Trump ha contribuito a mediare e che deve salvare”, ha affermato l’organizzazione.

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