Elaborazione da fonte: South China Morning Post, Monday, 15 July, 2013, 5:20am
Le Filippine hanno annunciato di aver raggiunto un accordo-chiave “di condivisione della ricchezza” con i ribelli islamici, avvicinandosi alla cessazione di una decennale ribellione che ha mietuto decine di migliaia di vittime.
Miriam Coronel-Ferrer, Capo negoziatore di pace, ha detto che il governo è cautamente ottimista circa un patto di pace definitivo entro poche settimane, dopo che un accordo di compromesso con il Fronte Moro di Liberazione Islamica (MILF) era stato raggiunto nella tarda giornata di sabato, dopo sei giorni di trattative estenuanti. “Questa firma indica che entrambe le parti sono davvero impegnate a completare i negoziati di pace. Nessuno vuole che questi non vadano a buon fine” ha detto Ferrer dopo che è stato firmato l’accordo sulla distribuzione della ricchezza.
Secondo questo accordo, il governo ha lasciato ai ribelli una quota del 75 per cento dei proventi delle risorse naturali e minerali della proposta Regione Autonoma per la minoranza musulmana nell’isola meridionale di Mindanao. Per le risorse energetiche le parti hanno deciso di dividere equamente gli utili, seguendo le risultanze dei colloqui ospitati dalla vicina Malaysia. Il governo aveva inizialmente negoziato per una quota maggiore della ricchezza, sostenendo di volere un accordo capace di prevenire le contestazioni davanti alla Corte Suprema.
La guerriglia secessionista si era intensificata dal 1970 ad opera del Fronte Moro di Liberazione Nazionale (MNLF), da cui si è staccato il Fronte Moro di Liberazione Islamica (MILF, oggi forte di circa 12.000 uomini), combattente per uno Stato Islamico indipendente a Mindanao.
Il governo del Presidente Benigno Aquino e il MILF hanno firmato un accordo preliminare in ottobre, delineando i termini generali di un Trattato di Pace che dovrebbe essere firmato prima che il suo mandato di sei anni termini nel 2016. Ferrer, tuttavia, ha osservato ieri che entrambe le parti devono ancora accordarsi sul modo di disarmare i ribelli, nonché sull’estensione dei poteri della Regione Autonoma.
Ghazali Jaafar, Vice Presidente per gli affari politici del MILF, ha detto che il gruppo prevede una partita di negoziati futuri “più controversa”. “I combattenti del MILF non disarmeranno se non saranno soddisfatte condizioni chiare e modalità per salvaguardare la loro incolumità” ha detto. “Ci deve essere anche una garanzia che i combattenti, ove mai fossero disarmati, siano esenti da persecuzioni da parte delle truppe”. Ha aggiunto che i ribelli avevano originariamente richiesto almeno un sistema di ripartizione 60-40 delle risorse energetiche, tra cui il gas naturale, che si ritiene essere abbondante nel sud.
Il territorio autonomo proposto comprende le aree che la minoranza musulmana considera il suo “Dominio Ancestrale” a Mindanao, la principale isola meridionale del Paese. Si ritiene abbia una fetta consistente di oro, rame ed altre riserve minerarie, ricchezza stimata nel Paese 840 miliardi di dollari USA.
“Non tutti noi siamo rimasti totalmente soddisfatti del risultato [delle trattative]” ha detto Jaafar. Ma Ferrer ha avvertito che la mancata messa a punto del patto potrebbe essere utilizzato dalla fazione secessionista dei Combattenti Islamici per la Libertà del Bangsamoro (BIFF), come giustificazione per seminare ulteriore violenza. Il BIFF si è staccato dal MILF nel 2011 e fa riferimento al Bangsamoro (in lingua Malay, Nazione dei Moro), comprendente la porzione meridionale di Mindanao, l’Arcipelago delle Sulu, Palawan, Basilan e le isole vicine.
“Un fallimento dell’accordo potrebbe essere utilizzato da gruppi come il BIFF, che non vogliono il processo abbia successo, che dicono che non sortirà nulla da questi negoziati e che invitano a mobilitarsi per la guerra e a continuare l’uso della violenza” ha concluso Ferrer.