Governo diviso. Militari in subbuglio. L’imbarazzo dell’Occidente e le “lacrime di coccodrillo” dei sostenitori liberali e laici del colpo di stato “democratico”
Sanguinosa repressione al Cairo nei confronti delle masse popolari solidali con la Fratellanza Musulmana.
Le forze di sicurezza egiziane erano state mobilitate mercoledì per disperdere migliaia di sostenitori del Presidente deposto Moḥamed Morsi, che stavano protestando da settimane chiedendo il suo ritorno in due importanti piazze, Rabi`a al `Adawiyya e an‐Nahḍa.
Al momento, secondo il Ministero della Salute, le vittime degli scontri in Egitto sono salite a 700. I Fratelli Musulmani ribadiscono che sono 4.500. (http://www.huffingtonpost.it/2013/08/15/egitto-scontri-scontri-cairo_n_3759564.html?lbid=MjExMA%3D%3D#62_bilancio-delle-vittime-lievita-a-700)
Il dr. `Abdul Mawgoud Dardery, parlamentare ed esponente dell’Alleanza Nazionale Anti-Golpe, ha accusato per il bagno di sangue “elementi corrotti” nell’esercito egiziano, chiamando le loro azioni un “crimine contro l’umanità” e “terrorismo di stato”. (http://edition.cnn.com/2013/08/14/world/meast/egypt-protests/index.html?hpt=hp_t1)
Dopo gli arresti dei giorni scorsi, ieri sono stati arrestati altri leader della Fratellanza Musulmana, tra cui Moḥamed Ibrāhīm al-Beltagy e Essam Moḥamed Ḥuseyn el-Erian, rispettivamente Segretario Generale e Vice Presidente del Partito al-Hurriyya al-ʿAdāla (Libertà e Giustizia).
Il Partito, braccio politico dei Fratelli Musulmani, ha convocato per venerdì una “grande mobilitazione in tutto il Paese”, annunciata dal portavoce Aḥmed Rami, citato dal quotidiano Al-Masry Al-Youm (Egypt Independent). Un altro portavoce, Gehad el-Haddad, dei Fratelli Musulmani, ha detto che “il regime del colpo di stato militare sta ricorrendo all’istigazione alla violenza settaria, esattamente come hanno fatto quando Mubārak era prossimo alla caduta. Stessa retorica idiota” (@gelhaddad).
I pentiti
Il Vice Presidente egiziano Muḥammad Muṣṭafā al-Barādʿī, Premio Nobel per la Pace e leader riformista nel governo di transizione, è stato indotto a rassegnare le dimissioni per protestare contro la repressione violenta, quando la leadership sostenuta dai militari ha imposto lo stato di emergenza per un mese e il coprifuoco notturno. Nella sua lettera di dimissioni ha scritto di non essere disposto a essere considerato responsabile per una “sola goccia di sangue” e ha deplorato il fatto che l’Egitto è più polarizzato rispetto a quando ha assunto l’incarico. (http://bigstory.ap.org/article/egypts-conflict-enters-new-phase-after-assaults)
Al-Barādʿī ha ha anche detto che un percorso pacifico avrebbe potuto essere trovato e che la repressione operata dal governo aiuta gli estremisti.
Infatti, gli Alleati occidentali avevano avvertito fino all’ultimo minuto i leader militari dell’Egitto di non usare la forza per schiacciare i sit-in di protesta dei sostenitori del deposto Presidente islamista Morsi, sostenendo che difficilmente avrebbero potuto permettersi il danno politico ed economico. Dal momento in cui il Presidente Morsi è stato estromesso il 3 luglio scorso, le riserve in valuta estera si sono ridotte di oltre la metà a copertura delle importazioni di meno di tre mesi. L’ultimo appello era stato trasmesso alle autorità egiziane martedì, ore prima che la repressione si scatenasse.
“Avevamo un progetto politico che era sul tavolo, che era stato accettato dall’altra parte (la Fratellanza Musulmana)” ha detto l’inviato dell’Unione Europea Bernardino Leon, che ha condotto gli sforzi di mediazione assieme al Vicesegretario di Stato americano William Burns. “Avrebbero potuto scegliere questa opzione. Quindi, tutto quello che è successo oggi è stato inutile” ha detto Leon in un’intervista telefonica. I diplomatici hanno detto che alcuni dei più duri messaggi USA sono stati indirizzati personalmente al Ministro della Difesa Sīsī dal Segretario della Difesa Chuck Hagel in telefonate quasi giornaliere. (http://preview.reuters.com/2013/8/14/exclusive-west-warned-egypts-sisi-to-the-end-1)
Il Segretario di Stato USA John F. Kerry chiama gli attacchi contro i manifestanti “un duro colpo per la riconciliazione e la speranza del popolo egiziano per una transizione verso la democrazia e l’integrazione”. “Vanno contro le aspirazioni egiziane per la pace, l’inclusione e un’autentica democrazia”.
L’americano Foreign Policy nota come prima di oggi pochi funzionari degli Stati Uniti siano stati favorevoli ai militari egiziani più di Kerry, che ha contestualizzato la decisione di rovesciare il Presidente Moḥamed Morsi in un certo numero di dichiarazioni di sostegno: “In effetti, stanno ripristinando la democrazia” aveva detto Kerry questo mese nel corso di una visita in Pakistan; “I militari non hanno assunto il potere, al meglio del nostro giudizio – finora, fino ad ora – per governare il Paese. C’è un governo civile”. (http://thecable.foreignpolicy.com/posts/2013/08/14/kerry_turns_against_the_egyptian_military_he_once_hailed)
Nel mese di luglio Kerry aveva suggerito che le azioni rapide dei militari potrebbero aver impedito una guerra civile. “C’era una situazione straordinaria in Egitto per la vita e per la morte, per il potenziale di guerra civile e di enorme violenza” aveva detto.
La condanna internazionale
Molti Paesi hanno condannato l’uso della violenza in Egitto, chiedendo di fermare il bagno di sangue. Qatar e Turchia hanno condannato ciò che hanno descritto come “uso eccessivo della violenza” e “giro di vite sulla libertà”.
L’agenzia statale di stampa del Qatar QNA ha citato un funzionario del Ministero degli Esteri che aveva sollecitato le autorità egiziane ad “astenersi dall’opzione militare nell’affrontare proteste pacifiche, per preservare la vita degli Egiziani nei siti di protesta”.
Il Presidente turco Abdullah Gül ha detto mercoledì nella capitale Ankara che l’intervento armato delle forze di sicurezza egiziane contro i manifestanti del Cairo sostenitori del deposto Presidente Moḥamed Morsi è “del tutto inaccettabile”. (http://www.egyptindependent.com/news/smashed-skulls-sectarian-violence-recap-egypt-s-bloodiest-day-years)
Anche il nuovo Presidente iraniano Ḥasan Ruhani condanna l’esercito egiziano per aver sparato contro i sostenitori di Morsi nel corso delle proteste di ieri al Cairo. Secondo la Associated Press, in questi giorni diversi funzionari iraniani si sono pronunciati a favore di Morsi, un islamista che si è fatto promotore del disgelo nelle relazioni tra Tehrān e Il Cairo.
Il Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, che ha in programma un colloquio telefonico con Catherine Ashton, la responsabile della diplomazia dell’Unione Europea, ha ricordato che “l’Esercito serve a proteggere dalle minacce esterne, non a sparare contro la popolazione”. (http://www.huffingtonpost.it/2013/08/15/egitto-scontri-scontri-cairo_n_3759564.html?lbid=MjExMA%3D%3D#62_bilancio-delle-vittime-lievita-a-700)
Gli stop and go della Casa Bianca
“Questa mattina abbiamo notificato al governo egiziano che stiamo cancellando la nostra biennale esercitazione militare congiunta, che era prevista per il mese prossimo” ha detto il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante la sua dichiarazione giovedì da Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, dopo un incontro con il suo team di sicurezza nazionale.
Il Presidente degli Stati Uniti ha condannato “le misure che sono state prese dal governo egiziano ad interim e dalle forze di sicurezza” e “la violenza contro i civili”. “Sosteniamo i diritti universali essenziali per la dignità umana, compreso il diritto alla protesta pacifica”. (http://www.dailynewsegypt.com/2013/08/15/obama-cancels-biannual-joint-military-exercise-with-egypt/)
Ieri il vice addetto stampa Josh Earnest aveva detto che la violenza non costringerebbe l’Amministrazione a cambiare il suo approccio verso il governo militare guidato dal Generale ʿAbd al-Fattāḥ Ḫalīl as-Sīsī.
Earnest aveva tuttavia ammesso che la repressione dei militari mette in discussione il loro impegno a muoversi rapidamente per ristabilire un governo civile: la prima volta che l’Amministrazione è andata così lontano. “La violenza che abbiamo visto durante la notte è un passo nella direzione sbagliata. Si tratta di un’indicazione che non stanno attualmente seguendo la loro promessa di transizione verso un governo civile democraticamente eletto, che non sono impegnati verso un processo inclusivo ” ha detto ancora Earnest. (http://www.washingtonpost.com/world/national-security/white-house-condemns-crackdown-in-egypt/2013/08/14/45cecc5e-04f5-11e3-9259-e2aafe5a5f84_story.html?hpid=z3)