La fine del dominio di Blaise Compaoré, durato 27 anni, era in vista da tempo. Venerdì il colpo di stato dopo due giorni di protesta
Elaborazione da fonti: Le Monde.fr, ; Hayes Brown, in BuzzFeed News, Oct. 31, 2014, at 5:37 p.m.
Il Burkina Faso ha avuto tre leader in meno di ventiquattro ore tra venerdì 31 ottobre e sabato 1 novembre, a seguito delle dimissioni del Presidente Blaise Compaoré.
In una dichiarazione televisiva Compaoré (nella foto sopra) aveva annunciato: “Al fine di preservare le conquiste democratiche, così come la pace sociale, dichiaro un vuoto di potere per consentire una transizione verso elezioni libere e corrette entro un massimo di 90 giorni”.
Lo stesso Compaoré aveva preso il potere con un colpo di stato e, secondo la World Politics Review, si era guadagnato la reputazione di abile negoziatore, contribuendo a mediare la fine delle crisi in Togo, Costa d’Avorio e Mali.
Non appena le dimissioni del Presidente sono state ufficializzate, a seguito delle violente manifestazioni nel Paese che hanno portato allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e del governo, è incominciata la lotta per il potere tra due rami delle Forze Armate, su un terreno lasciato vuoto dall’opposizione politica.
Per un attimo era sembrato che l’ex Capo di Stato Maggiore e Ministro della Difesa, il Generale a riposo Kouamé Lougué estromesso nel 2004 per un presunto tentativo di colpo di stato, sarebbe stato colui che avrebbe preso le redini del Paese. Giovedì i manifestanti sostenevano l’idea del suo rientro.
Sembrava che le Forze Armate avessero scelto da che parte stare. Ma venerdì, mentre il Tenente Colonnello Isaac Yacouba Zida (a sinistra nella foto sopra), numero due del Regimento di Sicurezza Presidenziale, iniziava una riunione di crisi, da parte sua il Capo di Stato Maggiore, il Generale di Divisione Honoré Nabéré Traoré (nella foto sotto), annunciava il proprio subentro. “Conformemente con le disposizioni costituzionali e tenuto conto del vuoto di potere … assumo da oggi le responsabilità di Capo dello Stato” aveva detto Traoré in una dichiarazione. E aveva aggiunto: “Mi impegno solennemente a procedere senza indugio alle consultazioni con tutti i partiti del Paese, in modo da avviare il processo di ritorno all’ordine costituzionale nel più breve tempo possibile.”
Queste dichiarazioni provocavano scompiglio nell’ufficio che ospitava Zida e una manciata di altri ufficiali, assieme ad alcuni leader di organizzazioni giovanili, i quali erano stati presi di sorpresa. Il gruppo allora convocava la stampa e dichiarava la sospensione della Costituzione del 1991, annunciando la creazione di un organismo di transizione in accordo con le “forze vive della Nazione”.
Dopo parecchie ore di braccio di ferro fra il Generale Traoré e il Tenente Colonnello Zida, era quest’ultimo che sembrava aver preso il sopravvento, apparendo assieme a personalità del mondo dei giovani e moltiplicando i comunicati: l’uno richiamando la popolazione a mantenere la calma, visto che i saccheggiatori venerdì avevano preso di mira molte aree di Ouagadougou; l’altro proclamando un nuovo coprifuoco e la chiusura delle frontiere terrestri e aeree.
Nella notte tra venerdì e sabato il Tenente Colonnello Isaac Zida si è auto-proclamato Capo dello Stato in un comunicato trasmesso su una radio burkinabé. “Assumo le responsabilità di capo di questa transizione e di Capo dello Stato al fine di garantire la continuità dello Stato” ha affermato nella dichiarazione in cui ha anche invitato la CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) e la comunità internazionale “a sostenere le nuove autorità”.
Sabato, nel primo pomeriggio, l’Esercito ha emesso un comunicato in cui afferma di supportare il Tenente Colonnello Zida come Presidente ad interim. “Il Tenente Colonnello Issac Zida è stato scelto all’unanimità per guidare il periodo di transizione aperto dopo la partenza del Presidente Compaoré” dall'”alta gerarchia (militare), previa consultazione con lo Stato Maggiore delle Forze Armate”, secondo questo comunicato sottoscritto dal Capo di Stato Maggiore Traoré, che pure aspirava al potere e quindi oggi riconosce la vittoria del suo rivale.
Zida ha anche assicurato che l’ex Presidente è ormai “in un luogo sicuro” e che la sua integrità “fisica e morale è garantita”. Il deposto presidente burkinabé si trovava sabato a Yamoussoukro, la capitale della Costa d’Avorio, dove si era trasferito la notte prima in una residenza di Stato per gli ospiti stranieri. La presenza di Compaoré è stata confermata dal Presidente della Costa d’Avorio Alassane Dramane Ouattara nella stessa giornata di sabato.
Il motore delle proteste era stato il tentativo di Compaoré di modificare la Costituzione del Burkina Faso per permettergli di presentarsi per un terzo mandato. All’inizio di quest’anno una prima tornata di proteste contro questa possibilità aveva richiamato decine di migliaia di persone.
Le proteste di quest’anno non erano la prima sfida al suo governo. In precedenza, dopo la morte di un adolescente ad opera della polizia nel 2011, i manifestanti erano scesi in strada, ignorando gli appelli alla calma delle autorità religiose e politiche. In seguito, l’ottica delle manifestazioni si era estesa ad esplicite richieste di porre fine alla corruzione del governo. Diffuse proteste infuriavano, mentre, allo stesso tempo, le Forze Armate erano insoddisfatte per una sentenza che puniva alcuni militari accusati di aver aggredito un civile in una contesa per una donna. La crisi era talmente montata, che ad aprile del 2011 diversi membri della Guardia Presidenziale si erano ribellate e avevano sparato contro il Palazzo Presidenziale, costringendo Compaoré a fuggire per breve tempo. I soldati avevano cominciato a manifestare e saccheggiare, prima che, agli inizi di giugno componenti della Guardia Presidenziale fedeli al governo riuscissero a sedare la rivolta. Alla fine, Compaoré riuscì a calmare un po’ la tensione attraverso il dialogo e moderate riforme nell’ambito politico e militare.
Questa dinamica ha reso le Forze Armate in Burkina Faso la chiave per il successo delle proteste contro Compaoré, in quanto il loro sostegno o meno avrebbe potuto facilmente spostare gli equilibri di potere nel Paese.
Il cambiamento non dovrebbe sorprendere del tutto. Il Burkina Faso era in realtà il n° 35 in un elenco, prodotto da politologo USA Jay Ulfelder, dei Paesi con maggiori probabilità di colpo di stato nel 2014.
Ulfelder ha acquisito qualche consapevolezza sul futuro del Burkina Faso dai dati sui colpi di stato. “Dalla fine della guerra fredda la maggior parte dei colpi di stato è stata seguita da elezioni competitive e questo è particolarmente vero in Paesi come il Burkina Faso che sono maggiormente dipendenti dagli aiuti occidentali” ha scritto in una e-mail a BuzzFeed News, indicando un recente articolo giornalistico che sosteneva la stessa cosa. “Speriamo di vedere questo modello confermato anche in questo caso”.