Angola – Il governo smentisce guerra contro l’Islam dopo le accuse di aver distrutto moschee

993463_10151814956632151_1383384569_nElaborazione da fonte: Al Jazeera, 27 Nov 2013, 14:04

Il governo dell’Angola ha negato di aver bandito l’Islam e chiuso moschee nel Paese, dopo le supposizioni mediatiche che avevano suscitato indignazione tra i Musulmani di tutto il mondo. “Non c’è nessuna guerra in Angola contro l’Islam o qualsiasi altra religione” ha detto martedì 26 novembre Manuel Fernando, Direttore dell’Istituto Nazionale per gli Affari Religiosi, parte del Ministero della Cultura. “Non c’è nessuna posizione ufficiale che miri alla distruzione o alla soppressione di luoghi di culto, qualunque essi siano” ha aggiunto.

David Ja, un portavoce dei Musulmani locali, ha contestato la considerazione del governo e ha detto che un certo numero di moschee è già stato chiuso. Ma, secondo il Ministero della Cultura, tali chiusure erano relative alla mancanza dei necessari titoli di proprietà, licenze edilizie o altri documenti ufficiali.

Un testimone della provincia di Uige (la portoghese Carmona) ha detto ad Al Jazeera che le moschee chiuse erano state frettolosamente costruite da comunità di espatriati provenienti dall’Africa occidentale e settentrionale, che necessitavano di un luogo per eseguire le preghiere del venerdì.

“È vero che negli ultimi mesi diverse moschee sono state distrutte (vedi foto) ed altre semplicemente chiuse. La maggior parte delle moschee distrutte era stata costruita senza l’autorizzazione del governo. Due moschee autorizzate a Luanda sono ancora in funzione senza problemi. Non ho sentito parlare di alcuna decisione formale di proibire l’Islam o di vietare le preghiere musulmane nelle moschee” ha detto Aḥmed Ould Taher ad Al Jazeera.

Le ipotesi che l’Angola, una nazione tradizionalmente cattolica, potrebbe reprimere i Musulmani avevano attirato la condanna dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e di altri. In Egitto il Gran Muftī Shawki Ibrāhīm ʿAbd el-Karim Allam ha detto che tale iniziativa sarebbe “una provocazione non solo per i Musulmani angolani, ma per più di 1,5 miliardi di Musulmani in tutto il mondo”.

La questione, che è stata segnalata per la prima volta la scorsa settimana, ha havuto un’enorme copertura mediatica in tutto il mondo e ha generato forti reazioni sui social media. La controversia è stata ulteriormente alimentata da una scarsa comunicazione del governo sulla questione.

Questa nazione dell’Africa meridionale ricca di petrolio ha una popolazione di circa 18 milioni di abitanti, di cui diverse centinaia di migliaia sono Musulmani. Le organizzazioni religiose sono tenute a richiedere l’accreditamento in Angola, la quale ne riconosce attualmente 83, tutte cristiane. Nel mese di ottobre il Ministero della Giustizia ha respinto le richieste di 194 organizzazioni, tra cui una da parte di un gruppo-ombrello della comunità islamica.

Il boom petrolifero dell’Angola ha attratto grandi comunità di espatriati provenienti da tutto il mondo.

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