Egitto – Amnesty International: in centinania fatti sparire con la forza per stringere il cappio sul dissenso

Studenti, attivisti politici e manifestanti sono scomparsi senza alcuna spiegazione nel corso dell’ultimo anno

di Jack Moore*

Forze speciali di polizia pattugliano le strade del Cairo nel quinto anniversario della rivolta del 2011

Libera traduzione da: Newsweek, 7/13/16 AT 8:05 AM

Le forze di sicurezza egiziane stanno rapendo, torturando e forzatamente facendo scomparire persone, nel tentativo di intimidire gli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico. Lo ha dichiarato Amnesty International in un nuovo rapporto pubblicato mercoledì.

Il rapporto, intitolato «Egitto: “Ufficialmente, non esisti”: scomparsi e torturati in nome della lotta al terrorismo», fa luce sulle presunte violazioni dei diritti umani da parte del regime di ʿAbd al-Fattāḥ as-Sīsī, un partner chiave per la sicurezza di molti Paesi occidentali nella regione, in particolare gli Stati Uniti.

Si ritiene che più di 1.000 persone siano state uccise per mano delle forze di sicurezza egiziane e decine di migliaia imprigionate da quando Sīsī a luglio 2013 ha rovesciato il leader dei Fratelli Musulmani Moḥamed Morsi, il primo leader democraticamente eletto del Paese. Ma il governo egiziano nega le accuse di sparizioni forzate, torture e maltrattamenti.

Le accuse di sparizioni forzate non sono limitate solo a cittadini egiziani. All’inizio di quest’anno il corpo del dottorando italiano Giulio Regeni è stato ritrovato a lato di una strada alla periferia del Cairo con segni di tortura sul suo corpo dopo essere scomparso da giorni. I funzionari italiani hanno puntato il dito contro i servizi di sicurezza egiziani, ma il governo ha difeso le sue forze, asserendo che l’omicidio sia stato commesso da criminali.

Riccardo Noury, Amnesty International Italy

“Questo rapporto rivela le tattiche scioccanti e spietate che le autorità egiziane sono disposte a impiegare nei loro sforzi per terrorizzare manifestanti e dissidenti e ridurli al silenzio”, ha dichiarato Philip Luther, Direttore del Programma Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International.

“La sparizione forzata è diventata uno strumento chiave della politica statale in Egitto. Chiunque osi parlare è a rischio, mentre la lotta al terrorismo viene usata come pretesto per rapire, interrogare e torturare persone che sfidano le autorità “, ha continuato.

Ha detto che mentre le autorità egiziane hanno negato l’impiego di sparizioni forzate, c’è collusione ad alto livello tra le “forze” e la magistratura egiziana, che “sono state preparate a mentire per coprire le loro tracce [le prime, N.d.T.] o evitare di indagare sulle accuse di tortura [l’altra, N.d.T.], rendendoli complici di gravi violazioni dei diritti umani”.

In un caso, Amnesty sostiene che Mazen Moḥamed ‘Abdallāh, arrestato all’età di 14 anni a settembre 2015 per sostegno ai Fratelli Musulmani, ha subito abusi tra cui l’essere ripetutamente violentato con un bastone di legno per estorcere una falsa “confessione”, Amnesty dice nel rapporto.

In un altro caso descritto nel rapporto, le forze di sicurezza egiziane pare abbiano arrestato per 34 giorni a gennaio 2016 ʿAser Moḥamed, 14 anni, presso gli uffici dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale egiziana [in precedenza nota come Servizi d’Investigazione per la Sicurezza dello Stato, N.d.T.] nell’Area Metropolitana del Cairo. Amnesty dice che lo hanno percosso, gli hanno somministrato scariche elettriche su diverse aree del corpo e lo hanno appeso per gli arti al fine di estrarre una falsa confessione. Un procuratore statale della sicurezza, poi, lo ha minacciato con ulteriori scosse elettriche dopo che aveva tentato di ritrattare le sue “confessioni”.

 

* Jack Moore è un giornalista di Newsweek Europa, con sede a Londra.

Prima di approdare a Newsweek, è stato ricercatore della redazione esteri al Times di Londra, ha fondato il sito web di affari internazionali The World Outline ed è apparso su BBC World Service. Ha conseguito il Master in Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Studi di Guerra al King’s College di Londra.

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