Alla base della sua cinica eliminazione sembra emergere il ruolo del Comandante della Brigata Gerusalemme nella lotta al terrorismo. L’episodio fa riflettere sulle reali protezioni di cui gode l’estremismo violento in Medio Oriente. Nancy Pelosi: “Azioni provocatorie e sproporzionate”.
Elaborazione da fonti:
16:57 GMT and 18:44 GMT; The GuardianUna dichiarazione delle forze di contro-insurrezione al-Ḥashd ash-Shaʿbī (Unità di Mobilitazione Popolare, PMF), parte delle Forze armate iraqene, ha reso noto che anche Abū Māhdī al-Muhandis (al secolo Jamāl Jafaar Moḥammed ‘Alī al-Ebrāhīm) – Vice Capo delle PMF – è stato ucciso. Secondo la dichiarazione Sulaimānī (foto sopra e, in basso, con l’Āyatollāh Khāmene’i) e al-Muhandis “sono stati martirizzati da un attacco americano”.
Iraj Masjedi, Ambasciatore dell’Iran in Iraq, ha confermato che l’attacco ha colpito veicoli che trasportavano Sulaimānī e al-Muhandis e che tutti i passeggeri sono stati uccisi, almeno sei persone secondo quanto ha detto alla CNN una fonte della sicurezza iraqena in condizione di anonimato.
Tre giorni di lutto nazionale sono stati dichiarati in Iran, dove Sulaimānī era venerato come un eroe nazionale. L’agenzia di stampa ufficiale iraniana IRNA ha riferito che cortei funebri si sarebbero svolti sia in Iran sia in Iraq.
Migliaia di manifestanti hanno marciato a Tehrān e in altre città iraniane per protestare contro l’attacco. Uomini, donne e bambini portavano immagini del Comandante ucciso, molti gridavano “Morte all’America” e “Vendetta, vendetta, vendetta”. I manifestanti hanno anche strappato una bandiera degli Stati Uniti e bruciato una israeliana.
I manifestanti antigovernativi iraqeni, che hanno organizzato per mesi una manifestazione in Piazza Tahrir a Baġdād, hanno condannato l’America per aver violato la “sovranità” dell’Iraq e “aver commesso omicidi di personaggi iraqeni”. Una delle loro richieste principali è la fine dell’influenza iraniana di alto livello in Iraq, ma hanno chiarito che ciò non equivale a sostenere le azioni degli Stati Uniti.
Secondo una dichiarazione pubblicata sul suo sito ufficiale, la Guida Suprema della Rivoluzione Islamica, l’Āyatollāh Sayyed Ali Khāmene’i, ha promesso “dura vendetta”. “Il suo sangue puro è stato versato nelle mani del più depravato degli esseri umani”, ha detto. Secondo una dichiarazione del suo ufficio pubblicato dall’IRNA, Khāmene’i ha nominato il Generale Ismael Qaani come sostituto di Sulaimānī. Ha aggiunto che Qaani è stato per anni al fianco di Sulaimānī e che l’agenda della Brigata Gerusalemme (il suo emblema nella foto sotto) rimarrà invariata. Il neo-nominato in un tweet ha consigliato agli Iraniani di “avere pazienza, presto sarete testimoni dei corpi degli Americani in tutto il Medio Oriente”.
Un atto di “terrorismo internazionale”, ha detto oggi il Ministro degli Esteri iraniano Moḥammad Javad Zarif alla TV di stato, riferisce l’Associated Press. “È stata un’escalation estremamente pericolosa e stupida … [Sulaimānī, N.d.T.] era la forza più efficace nella lotta contro i terroristi dello Stato Islamico e di al-Qā‘ida“, ha detto Zarif. Inoltre, poche ore fa ha annunciato che la Nazione lancerà varie misure legali contro gli Stati Uniti a livello internazionale perché Washington renda conto dell’uccisione di Sulaimānī. A sua volta, Abbas Araghchi, il vice di Zarif nella funzione ministeriale, ha twittato: “Un giorno gli Americani sapranno quante vite il Generale Sulaimānī ha salvato – compresi Americani ed Europei – sconfiggendo DAESH (ISIS) in Medio Oriente”.
Secondo un tweet del suo ufficio stampa, il Primo Ministro iraqeno ʿĀdil ʿAbd al-Mahdī al-Muntafikī ha dichiarato di considerare l’uccisione di al-Muhandis un “attacco allo stato, al governo e al popolo dell’Iraq”.
Il teologo sciita Sayyed Muqtadā aṣ-Ṣadr (foto sopra), genero del 5° martire sciita Moḥammad Baqir aṣ-Ṣadr e guida della coalizione elettorale Saairun (Avanti), la più grande del Parlamento iraqeno, in una nota ha detto di aver ordinato la rinascita di Jaysh al-Mahdī (Esercito del Mahdī), che ha combattuto le truppe USA durante l’invasione del 2003. Ha anche invitato gli Iraqeni a esercitare “saggezza e accortezza”.
Un altro religioso iraqeno filo-iraniano, Qais al-Khazali (foto a lato), Segretario Generale di Asa’ib Ahl al-Ḥaqq (Lega dei Giusti), ha chiesto la rimozione delle forze USA dall’Iraq e la “fine” di Israele come risposta alla morte di Sulaimānī e al-Muhandis. Naturalmente, come ulteriore attacco alla resistenza popolare, il Dipartimento di Stato USA intenderebbe designare i fratelli Khazali, leader iraqeni della Lega dei Giusti, come SDGT (ossia Terroristi Stranieri Espressamente Designati), ha detto un alto funzionario della Casa Bianca.
Sayyed Ḥasan Naṣrallāh, Segretario Generale del gruppo politico libanese Ḥizb Allāh, ha promesso di vendicare gli omicidi.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato: “Questo è un momento in cui i leader devono esercitare la massima moderazione. Il mondo non può permettersi un’altra guerra nel Golfo”.
Il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione sulla conversazione tra il Ministro Sergei Lavrov e il Segretario di Stato USA Mike Pompeo in merito all’attacco a Sulaimānī. La dichiarazione (che alle 00:43 del 4 gennaio l’italiana Sky TG24 sembra ancora ignorare, adombrando inesistenti prese di distanza da parte di Mosca) afferma che l’attacco degli Stati Uniti viola “i principi del diritto internazionale” ed è “carico di gravi conseguenze per la pace e la stabilità regionale”. “Mosca esorta Washington ad abbandonare i metodi di potere illegale per raggiungere i suoi obiettivi sulla scena internazionale e risolvere eventuali problemi al tavolo dei negoziati”.
Dal suo splendido resort di Mar-a-Lago, questa sera il Presidente Donald Trump ha rivendicato alla sua personale responsabilità l’assassinio di Sulaimānī. “Ieri sera, dietro mia direttiva, le Forze Armate degli Stati Uniti hanno eseguito con successo un attacco di precisione impeccabile che ha ucciso il terrorista numero uno in tutto il mondo: Qāsim Sulaimānī … Sulaimānī stava pianificando attacchi imminenti e sinistri nei confronti di diplomatici e personale militare americani, ma l’abbiamo colto in flagrante e lo abbiamo finito”. Ma il New York Times riporta che “funzionari dell’Amministrazione Trump non hanno fornito dettagli specifici su ciò che hanno affermato essere minacce imminenti e alcuni funzionari del Dipartimento della Difesa hanno affermato di conoscere solo minacce generalizzate che non sembravano essere imminenti”.
In uno spericolato equilibrismo che mostra un Paese in chiara difficoltà, il Vice Presidente Mike Richard Pence ha giustificato l’attacco a Sulaimānī affermando (platealmente senza alcuna prova) che l’Iran abbia appoggiato gli aggressori dell’11 settembre, suscitando critiche da parte di esperti di politica estera, che hanno definito inaccurata e pericolosa la sua affermazione.
Nancy Pelosi, leader democratica della Camera dei Rappresentanti, ha rilasciato una dichiarazione che chiede al Presidente di informare il Congresso su come ha intenzione di affrontare le conseguenze del suo omicidio di Qāsim Sulaimānī. Ha detto: “La massima priorità dei leader americani è proteggere le vite e gli interessi americani. Ma non possiamo mettere ulteriormente a rischio la vita dei militari, dei diplomatici e di altri Americani impegnandoci in azioni provocatorie e sproporzionate. L’attacco aereo di stasera rischia di provocare un’ulteriore pericolosa escalation di violenza. L’America – e il mondo – non possono permettersi di aumentare le tensioni fino al punto di non ritorno”.
Dagli Stati Uniti, l’ex Vicepresidente Joe Biden (foto sotto, nel Complesso Base della Vittoria a Baġdād nel 2011), un capofila nella corsa presidenziale democratica, ha avvertito che l’attacco USA potrebbe scatenare un conflitto in Medio Oriente e che l’Iran quasi certamente si vendicherà con propri attacchi. “Il Presidente Trump ha appena lanciato un candelotto di dinamite in una polveriera e deve al popolo americano una spiegazione della strategia e del piano per proteggere le nostre truppe e il personale di Ambasciata, la nostra gente e i nostri interessi sia qui in Patria sia all’estero e i nostri partner in tutta la regione e oltre”, ha twittato Biden.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sta esortando i suoi cittadini a lasciare immediatamente l’Iraq. Le Ambasciate USA in Bahrein, Kuwait e Pakistan hanno emesso avvisi di sicurezza per i dipendenti governativi e i cittadini degli Stati Uniti. Questa mattina due funzionari della difesa USA hanno detto che il livello di protezione per tutte le Forze Armate USA nell’area di operazione del Comando Centrale è stato aumentato nelle ultime 24 ore.
Altri funzionari della difesa USA, che hanno parlato in condizione di anonimato su una decisione non ancora annunciata dal Pentagono, hanno detto all’Associated Press che gli Stati Uniti stanno inviando quasi 3.000 truppe delle Forze Armate nel Medio Oriente che si aggiungono a circa 700 soldati che si sono schierati in Kuwait all’inizio di questa settimana. I funzionari hanno affermato che le truppe provengono dall’82a Divisione aviotrasportata di Fort Bragg, nella Carolina del Nord.
John Robert Bolton, lo sprovveduto e inadeguato Consigliere per la Sicurezza Nazionale silurato dal Presidente Trump quattro mesi fa, ha svelato inopportunamente gli intendimenti americani. Dopo aver formulato i “complimenti a tutti coloro che hanno partecipato all’eliminazione di Qāsim Sulaimānī”, ha twittato: “Nel lungo processo, questo è stato un colpo decisivo contro le attività maligne dell’Iran in tutto il mondo. Spero che questo sia il primo passo per il cambio di regime a Tehrān”.
Israele sta valutando la sua sicurezza a seguito degli attacchi, anche nelle sue missioni diplomatiche in tutto il mondo.
L’Arabia Saudita, alleato USA e dichiarato acerrimo nemico della Repubblica Islamica dell’Iran, ha chiesto moderazione sulla scia dell’attacco [terroristico, N.d.T.], che ha dichiarato derivare da “atti terroristici” che il Regno aveva precedentemente denunciato.
Nessuna condanna dell’assassinio terroristico, neppure una velata disapprovazione di un atto irresponsabile, giunge da parte dell’Unione Europea.
Lo spagnolo Josep Borrell i Fontelles, successore di Federica Mogherini come Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, ha chiesto de-escalation in Iraq nel tentativo di stabilizzare la regione dopo l’attacco con drone.
In una dichiarazione così si espresso: “L’attuale ciclo di violenza in Iraq deve essere fermato prima che sfugga al controllo. L’UE invita tutti gli attori coinvolti e quei partner che possono avere un’influenza per esercitare la massima moderazione e mostrare responsabilità in questo momento cruciale. Un’altra crisi rischia di compromettere anni di sforzi per stabilizzare l’Iraq. Inoltre, l’attuale escalation minaccia l’intera regione, che ha sofferto immensamente e le cui popolazioni meritano una vita in pace. Sono necessari ulteriori dialoghi e sforzi per migliorare la comprensione reciproca per offrire soluzioni a lungo termine alla stabilizzazione del Medio Oriente. L’UE è pronta a continuare il suo impegno con tutte le parti al fine di contribuire a disinnescare le tensioni e invertire la dinamica del conflitto”.
Insomma, niente più che una dichiarazione dal tono piuttosto adatto ad un capo religioso che per sua funzione invoca una auspicabile pace …