Mentre l’FFS [Fronte delle Forze Socialiste, di orientamento socialdemocratico e secolarista, N.d.T.] è il primo partito a voltare le spalle alle prossime elezioni presidenziali, in attesa che l’RCD [Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia, social-liberale e berberista, N.d.T.] e il FJD [Fronte Giustizia e Sviluppo, islamista democratico e nazionalista, N.d.T.] facciano lo stesso la prossima settimana, l’MSP [Movimento della Società per la Pace, espressione dei Fratelli Musulmani, N.d.T.] assume la posizione opposta annunciando la partecipazione con il suo Presidente
di Mohamed Kebci
Libera traduzione da: Le Soir d’Algérie, 27.01.2019 , h11:00
Se per il decano dei partiti di opposizione [l’FFS, N.d.T.] la sua decisione è scaturita naturalmente poiché è in linea con la sua posizione che ha sempre sviluppato, per il movimento islamista [l’MSP, N.d.T.], per contro, si tratta, infatti, di un’inversione di tendenza che Abderezzak Makri [il suo Presidente, nella foto sopra, N.d.T.] ha iniziato a operare negli ultimi mesi, prendendo le distanze dall’opposizione cui ha aderito grazie al suo divorzio nel 2012 dall’ex Alleanza Presidenziale [formata nel 2004 con il liberale Raggruppamento Nazionale Democratico e il socialdemocratico Fronte di Liberazione Nazionale, N.d.T.]. Una decisione di partecipazione dell’MSP e la candidatura del suo Presidente su cui non c’era ombra di dubbio, la cui suspense mantenuta intorno era motivata solo dalla preoccupazione di conferire all’opzione una parvenza di formalismo democratico. Come prova, la partecipazione all’appuntamento del 18 aprile e la candidatura di Makri a nome del movimento sono state approvate all’unanimità dai membri del Consiglio Consultivo Nazionale del movimento nel cuore della notte tra venerdì e sabato.
Un conclave in cui si è registrata una pletora d’interventi, oltre un centinaio, prima che tutta questa “bella adunanza” adottasse, alla fine, lo stesso approccio su cui non c’era ombra di dubbio. Per Makri, che parlava in occasione della sessione del Consiglio Consultivo Nazionale dell’MSP, questa partecipazione alle prossime elezioni presidenziali è stata principalmente motivata dal desiderio di contrastare le ambizioni nelle alte sfere di “assumere una posizione neutra del movimento durante le elezioni”, considerando che il futuro dell’Algeria sarebbe “impensabile” senza il movimento da lui presieduto. Tornando alle sue consultazioni con il consigliere del Presidente della Repubblica, che aveva versato fiumi d’inchiostro e parole, Makri ha giustificato il suo approccio con la volontà di utilizzare la crisi senza precedenti del regime, causata dalla malattia prolungata del Presidente della Repubblica [‘Abdelaziz Bouteflika, foto sopra, N.d.T.], per cambiare i rapporti di forza al suo interno. Perché, ha aggiunto, la sua mossa di rinviare le elezioni presidenziali era basata sulla preoccupazione di organizzare la fine di una fase, affrontando il desiderio di estensione del regime attraverso un quinto mandato. Una possibilità che, del resto, il Presidente dell’MSP ha ribadito la sua “convinzione che non si verificherà”. Da parte sua, l’FFS [nella foto sotto il suo Primo Segretario Moḥamed Ḥājj Djilani, N.d.T.] ha adottato il principio di un boicottaggio massiccio e pacifico delle prossime elezioni presidenziali.
Per i membri del Consiglio Nazionale del decano dei partiti di opposizione, riuniti l’altro ieri, le “condizioni per un’elezione democratica, libera, giusta e trasparente, a tre mesi dallo svolgimento delle prossime elezioni presidenziali, non sono soddisfatte”. Sufficiente per decidere che il partito non presenterà un candidato e non sosterrà alcun candidato la cui partecipazione “servirebbe solo a dare una facciata falsamente democratica a un ballottaggio chiuso in anticipo a beneficio del candidato del regime”. E per chiamare la popolazione – che sa già che il suo voto non conterà nulla nei risultati elettorali e che i risultati ufficiali non rifletteranno in alcun modo il livello effettivo di partecipazione – “a boicottare attivamente in maniera massiccia e pacifica un voto che mirerebbe a perpetuare un regime autoritario e liberticida”.
Ma questo prevedibile boicottaggio alla scadenza del 18 aprile, tuttavia, non significa rassegnazione, al contrario le autorità del partito sono state incaricate di continuare e intensificare la loro campagna di mobilitazione degli Algerini e delle Algerine e delle forze vive della Nazione, per imporre al regime un’alternativa democratica e sociale che metta fine all’attuale sistema antidemocratico e antisociale senza prospettiva di porre fine alla crisi.
No, dal momento che il Consiglio Nazionale, dopo la dichiarazione della bancarotta del regime a livello politico, economico e sociale, ha adottato un appello alla mobilitazione della popolazione, a lungo umiliata ed esclusa, per il boicottaggio del voto e alla sua vigilanza per bloccare gli inconfessati piani politici del regime.