di Kieron Monks
Libera traduzione da: CNN, June 29, 2018, 20:42 GMT (04:42 HKT)
I bronzi del Benin sono universalmente riconosciuti come un risultato imponente nella storia dell’arte.
Gli artisti del Regno del Benin, un tempo poderoso e attualmente situato nello Stato nigeriano di Edo, affinarono tecniche sofisticate nel corso dei secoli per creare dettagliate rappresentazioni della vita nel Regno, dalle scene di corte ai soldati stranieri.
Migliaia dei migliori esempi sono stati esposti al Palazzo Reale.
La collezione fu depredata in blocco nel 1897 quando l’esercito britannico saccheggiò il Palazzo e rase al suolo il Regno durante una spedizione punitiva.
I bronzi furono venduti e sparsi nei musei occidentali, dove incontrarono stupore e suggerirono revisioni dei presupposti razzisti sull’arte africana.
Dopo l’indipendenza il governo nigeriano ha avanzato a intermittenza richieste di restituzione dei bronzi, a cui i musei hanno resistito.
Ma una soluzione all’impasse potrebbe essere a portata di mano.
Il Gruppo di Dialogo del Benin (BDG) è stato costituito nel 2007 con il compito di agevolare un’esibizione permanente dei bronzi a Benin City [la capitale dello Stato di Edo, N.d.T.].
Il BDG ha comprato tipici esemplari dalla Commissione Nazionale Nigeriana per i Musei e i Monumenti (NCMM), dalla Corte Reale del Benin e da diversi musei europei con collezioni in bronzo.
Le opere più significative sono ospitate al British Museum di Londra e al Museo Etnologico di Berlino.
Il gruppo sta ora esplorando la possibilità che i manufatti siano restituiti alla Nigeria.
Un portavoce del British Museum ha detto che un recente incontro del BDG si è concluso con una proposta “di lavorare per una mostra permanente, ma a rotazione, di oggetti in prestito” in Nigeria.
Il British Museum e altri sono aperti a contribuire a questa collezione. Le trattative sono in una fase iniziale senza tempi stabiliti.
Crusoe Osagie, Consigliere Speciale del Governatore dello Stato di Edo Godwin Obaseki, ha detto alla CNN che l’Amministrazione privilegia la restituzione permanente, sebbene abbia aggiunto che “nel caso in cui non si realizzino i nostri desideri, dobbiamo negoziare”.
“Un prestito non è quello che vogliamo né la scelta migliore”, ha detto. “Ma, in assenza di un’altra scelta, possiamo iniziare con quello”.
Un accordo di prestito può offrire un modo per aggirare la problematica questione della proprietà.
Il British Museum ha respinto le richieste di restituzione permanente dei bronzi, citando le leggi sui musei che dispongono di beni.
I funzionari hanno anche sostenuto che il Museo può opporre un maggiore accesso e una migliore cura per i bronzi come giustificazione per mantenerli in Gran Bretagna.
“Il punto di vista degli Amministratori è che ci sia un grande valore nel presentare gli oggetti provenienti dal Regno del Benin in un contesto globale, accanto alle storie di altre culture”, ha detto il portavoce del Museo.
Osagie non accetta l’affermazione del Museo sui bronzi.
“La domanda è: di chi è la proprietà?”, dice. “Di chi è questa cultura e quale storia racconta? L’Europa è più accessibile alla maggior parte delle persone di tutto il mondo, ma questi oggetti appartengono a noi”.
Osagie aggiunge che il governo nigeriano potrebbe perseguire l’indennizzo per il secolo che i bronzi hanno passato all’estero.
“Se questi elementi hanno generato ricavi e proventi per qualcuno negli ultimi decenni – elementi che non appartengono a loro, che sono stati forzatamente rimossi con la violenza – è giusto dire che loro ci sono debitori”.
Il ritorno a casa dei bronzi potrebbe essere spianato da un nuovo museo “di classe mondiale” proposto a Benin City.
Ad aprile il Governatore Obaseki ha annunciato progetti per una nuova struttura adiacente al Palazzo Reale e ha espresso la speranza che ciò “incoraggi i curatori in tutta Europa e in altre parti del mondo a essere fiduciosi e a sostenere la difesa dei manufatti del Regno del Benin rubati”.
Martin Bailey, corrispondente senior per The Art Newspaper, afferma che la mancanza di una sede d’élite a Benin City è stata un ostacolo per riconquistare ciò che definisce “probabilmente le migliori opere d’arte create nell’Africa sub-sahariana”.
“Fino ad ora non c’è stato davvero un luogo adatto al prestito di oggetti di tale importanza”, spiega Bailey. “Il British Museum dovrà riflettere più attentamente se e quando verrà costruito il museo (di Benin)”.
Ma aggiunge: “non tutti i progetti sono realizzati – e sospetto che molto poco accadrà fino a quando il museo non sia effettivamente costruito”.
Il caso dei bronzi del Benin potrebbe costituire un precedente significativo.
Molti musei in Gran Bretagna e in Europa conservano preziosi manufatti arraffati in epoca coloniale e subiscono crescenti pressioni per la loro restituzione. I prestiti potrebbero offrire una via d’uscita.
Il governo etiope sta richiedendo [la restituzione, N.d.T.] dei Tesori di Magdala [11 tavolette con significato religioso e culturale per molti Etiopi, N.d.T.], tra cui gioielli antichi, vestiti e manoscritti presi dall’esercito britannico nel 1868 e ora conservati al Victoria & Albert Museum di Londra.
Il Direttore del Museo Tristram Hunt ha proposto un prestito a lungo termine dei manufatti.
Il governo egiziano sta perseguendo un prestito della Stele di Rosetta dal British Museum, che si è offerto di prestare alla Grecia i marmi di Elgin [raccolta di sculture greche di età classica, per lo più opera di Fidia e dei suoi assistenti, iscrizioni ed elementi architettonici che in origine facevano parte del Partenone e di altri edifici collocati sull’Acropoli di Atene, N.d.T.].
Ma pochi governi sono stati disposti ad indebolirsi di fronte alle loro richieste di perdita di tesori accettando un prestito.
Anche i leader politici occidentali esprimono sostegno per la restituzione permanente.
Il Presidente francese Emmanuel Macron si è impegnato a restituire reperti depredati in Africa. Jeremy Corbyn, leader del Partito Laburista del Regno Unito, ha chiesto che i Marmi di Elgin vengano restituiti alla Grecia – “come qualsiasi cosa rubata o prelevata da occupazione o possesso coloniale”.
Con le crescenti richieste del ritorno dei manufatti da parte dei Paesi espropriati e il crescente riconoscimento della dubbia provenienza di tali opere nelle ex Nazioni coloniali, i musei affrontano una lotta per giustificare il mantenimento della proprietà delle collezioni contestate.
Molti tesori rubati potrebbero tornare a casa attraverso la restituzione permanente o il compromesso creativo.