Le persone, i gruppi e perfino i partiti politici sarebbero giudicati esclusivamente per le intenzioni che sottendono il loro pensiero, piuttosto che per le proprie azioni
di Ahmad Al-Hilah
Libera traduzione da: Middle East Monitor, January 24, 2017, 3:23 pm, già tratta dall’edizione araba di Alkhaleejonline, 18 January, 2017
Con la fine dell’era Obama, due cose hanno già mostrato che ci saranno cambiamenti nella politica americana. Suggeriscono il tipo di politiche che potrebbero dominare sotto il Presidente Donald Trump per quanto riguarda il Medio Oriente.
La prima è stata una relazione pubblicata il 9 gennaio dal National Intelligence Council degli Stati Uniti, la quale ha indicato che si prevede un aumento dei conflitti globali nei prossimi cinque anni. L’aumento della violenza viene attribuito a diversi fattori-chiave, tra cui i passi avventurosi intrapresi da Cina e Russia e il sorgere di conflitti regionali, il terrorismo, i cambiamenti climatici e le disparità economiche nei Paesi di tutto il mondo. Se si tiene conto che il NIC esiste principalmente per formulare valutazioni delle 17 agenzie di intelligence americane, dovremmo considerare che non tutto ciò che si pubblica è considerato importante per l’Amministrazione degli Stati Uniti nel considerare i possibili cambiamenti delle variabili globali.
Quello che è degno di nota nella relazione del NIC è l’accento posto sulla ritrovata prossimità degli Stati Uniti a Russia e Cina e lo sviluppo di questo rapporto al fine di affrontare le crisi globali e la “guerra contro il terrorismo”. Questo conferma le dichiarazioni già fatte dal Presidente Trump, il quale ha sottolineato l’importanza di migliorare le relazioni con la Russia e la cooperazione nella lotta contro il terrore.
Inoltre, due senatori repubblicani, Ted Cruz e Mario Diaz-Balart, stanno lavorando per collocare la Fratellanza Musulmana sulla lista delle organizzazioni terroristiche. La Commissione Giustizia della Camera è pronta ad approvare la questione il 25 febbraio. Il disegno di legge preme perché il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti designi la Fratellanza come organizzazione il cui “obiettivo è la distruzione della civiltà occidentale”. Questa mossa coincide con le affermazioni fatte da Rex Tillerson, che è destinato a diventare il designato di Trump per la Segreteria di Stato americana. Tillerson ha detto al Congresso degli Stati Uniti che il suo obiettivo, dovesse assumere l’incarico, sarà distruggere sia lo Stato Islamico sia la Fratellanza Musulmana.
Entrambi i punti hanno il potenziale per pericolose e sensibili implicazioni sul futuro del nostro mondo, in particolare del Medio Oriente. Le carte sono state mescolate e le differenze di civiltà e le intese umaniste si sono miscelate, quindi abbiamo bisogno di fare un po’ di luce sul tema.
Se l’Amministrazione Trump farà classificare la Fratellanza Musulmana come un’organizzazione terroristica in base alla sua ideologia, sarà un pericoloso precedente, in contrasto sia con i diritti collettivi sia con quelli dei privati individui. Le persone, i gruppi e perfino i partiti politici saranno giudicati esclusivamente per le intenzioni che sottendono il loro pensiero, piuttosto che per le proprie azioni. Sarà un’oscura spirale discendente; una forma di terrorismo politico contro un’ideologia moderata cui afferiscono molti gruppi islamici, in particolare la Fratellanza Musulmana, che si è vantata a lungo della sua ricerca intellettuale di contributi ideologici e filantropici alla società come un modo per raggiungere la comunità musulmana; soprattutto, il movimento crede anche nei processi democratici come mezzo per conseguire posizioni politiche.
L’approccio moderato della Fratellanza Musulmana è stato confermato dalla relazione del 2015 commissionata dal governo britannico, che, dopo una lunga indagine, ha rifiutato di classificare il movimento come organizzazione terroristica. La base di una tale classificazione da parte degli Stati Uniti dovrebbe quindi essere discutibile. Comunque, le leggi anti-Fratellanza colpirebbero individui, ONG e aziende in tutto il mondo, con il pretesto della loro presunta appartenenza al gruppo. Migliaia saranno minacciati negli Stati Uniti, in Europa e in altre parti del mondo, per non parlare del Medio Oriente. Sulla base di rapporti di intelligence su esperienze politicizzate dopo la guerra in Iraq, una tale classificazione creerebbe una grave crisi in seno alle società occidentali che servono da asilo per milioni di Musulmani. Il concetto stesso di convivenza ed integrazione sarebbe andato perduto e sarebbe eretto un muro di apartheid ideologica di matrice razzista sulla base della religione o dell’identità culturale. Caos e movimenti nazionalisti estremi si scatenerebbero in tutta l’Europa e in Occidente.
Questa minaccia non è insignificante. In base a dati diffusi nel 2011, ci sono 16 milioni di Musulmani nell’Unione Europea e 44 milioni di Musulmani in Europa in senso lato, ad esclusione della Turchia. Rappresenta circa il 6 per cento dell’intera popolazione europea. Uno studio condotto dalla New York University dice che negli Stati Uniti ci sono circa 3 milioni di Musulmani provenienti da vari ambiti.
L’intersecazione Russia-Stati Uniti nella “guerra al terrore” – vedendo gli Islamisti in conformità all’immagine standard e stereotipata – darà luogo ancora una volta ad uno scontro di civiltà, non da ultimo perché la Russia ha classificato la Fratellanza Musulmana come organizzazione terroristica già nel luglio 2008. Sarà ripristinata la memoria delle Crociate e questo influenzerà il rapporto tra Cristiani e Musulmani, andando a incidere sulle piattaforme moderate dei partiti islamici, tra cui la Fratellanza. In particolare, i settori giovanili di tali gruppi saranno costretti a riconsiderare le proprie posizioni in termini di approccio ai loro stili e strumenti sul fronte interno. Saranno costretti ad affrontare crescenti crisi interne in maniera diversa, in quanto saranno giudicati come gruppi terroristici.
Le propensioni attuali nel Congresso degli Stati Uniti, se tradotte in nuove decisioni politiche, acuiranno le crisi attuali della religione e della libertà nel Medio Oriente in generale. Dichiarare che il più grande movimento islamico formale al mondo è organizzazione terroristica creerà ancora certamente più tensione nei Paesi che l’hanno già fatto – la Siria, l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno agito così a seguito della pressione americana. Gli Stati Uniti hanno versato solo più benzina sul fuoco che sta infuriando a partire dalle Rivoluzioni Arabe.
L’espansione e il continuo attacco verso ciò che è noto come Islam moderato nella regione approfondirà solo la frattura tra i regimi, il popolo e i partiti islamici moderati. E distruggerà qualsiasi speranza di coesistenza e qualsiasi possibilità per i veri governi nazionalisti. Entreremo nel regno dell’incertezza che verrà come risposta alle politiche aggressive degli Stati Uniti.
Il tentativo di condurre il Medio Oriente in un ulteriore caos regionale, distruggendo ciò che resta di piattaforme politiche moderate, darà luogo a una transizione di potere nella politica israeliana. Israele sarà senza dubbio un beneficiario di quello che sta succedendo nella regione. Sta attendendo con ansia la decisione di Trump di trasferire l’Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, con il riconoscimento da parte della sua Amministrazione della sovranità israeliana sulla città. Tale mossa eliminerà qualsiasi prospettiva di uno Stato Palestinese e i punti di riferimento costituiti sulla base delle Risoluzioni ONU 242 e 338. La possibilità di una statualità attuabile è già stata resa impraticabile dopo l’annessione virtuale e occupazione effettiva di quasi il 60 per cento della Cisgiordania, rendendo impossibile immaginare il Diritto Palestinese al Ritorno per i rifugiati. Israele sta approfittando del caos regionale e della preoccupazione globale per gli avvenimenti e le crisi nei Paesi arabi.
Le politiche del governo degli Stati Uniti con il Presidente Obama hanno alimentato conflitti settari in Iraq, Yemen e Siria. Washington ha preso di mira il governo turco con il fallito colpo di stato, nel tentativo di indebolire la sua stabilità attraverso aspetti relativi alla sicurezza e alla sua difficile situazione economica. L’obiettivo è quello di minare l’esperienza del partito di governo Giustizia e Sviluppo (AKP). C’è tanto motivo di preoccupazione per le politiche degli Stati Uniti sotto il Presidente Trump, in particolare quelle relative all’Islam, l’Islam politico e gli interessi dei Paesi a maggioranza musulmana (e, possiamo aggiungere, i Musulmani che vivono negli stessi Stati Uniti).
Non bisogna farsi ingannare dal discorso morbido usato per riferirsi alla regione, perché il concetto di “terrorismo” è stato a lungo utilizzato nella psiche collettiva americana per distruggere il Medio Oriente ed eliminare qualsiasi opportunità di crescita e sviluppo. Questo è il costo del continuo dominio occidentale e dell’opera del suo alleato, Israele.