Tunisia – Bājī Qāʾid as-Sabsī, politico della vecchia guardia, a 88 anni è eletto Presidente della Repubblica con il  55,68%

Elaborazione da fonti: Al Huffington Post

A 88 anni Bājī Qāʾid as-Sabsī (nella foto a sinistra), veterano della politica tunisina, è il primo Presidente della Repubblica eletto a suffragio universale libero nella storia della Tunisia. Ministro dell’Interno, della Difesa e degli Affari Esteri sotto il primo Presidente tunisino Habib Bourguiba, poi Presidente del Parlamento nel 1990-91 sotto Ben Ali, è accusato dai suoi avversari di essere un prodotto del serraglio che cerca di riprodurre il vecchio regime.

All’indomani di queste elezioni storiche, l’Autorità Superiore Indipendente per le Elezioni (ISIE) ha annunciato i risultati preliminari del secondo turno: Bājī Qāʾid as-Sabsī ha ottenuto il 55,68% (1.731.529 voti) contro il 44,32% del Presidente uscente Munṣif al-Marzūqī (1.378.513 voti).

L’affluenza alle urne ha raggiunto il 59,04% al secondo turno, in calo rispetto al 64,4% del primo turno. Inoltre, l’ISIE ha registrato 3.189.672 schede invalide, di cui 50.585 schede nulle e 28.755 schede bianche.

Ma l’elezione ha rivelato profonde divisioni. Al primo turno gran parte della popolazione della capitale e della costa orientale ha votato per as-Sabsī, mentre la parte meridionale e l’interno, le più povere del Paese, hanno votato per Marzūqī, che è del sud.

Inoltre, mentre Ḥizb an‐Nahḍa non aveva un candidato Presidente e non sosteneva alcun candidato, i suoi sostenitori hanno in gran parte appoggiato Marzūqī, il cui partito social-democratico al-Muʾtamar min ajl al-Jumhūriyya (Congresso per la Repubblica) è stato un partner di coalizione. Molti di loro esprimono preoccupazioni circa legami di as-Sabsī con il governo di Bourguiba.

Nato a Sīdī Bū Saʿīd nel novembre 1926, il nuovo Presidente ha infatti lavorato sia per Bourguiba sia per Ben Ali (i due leaders nella foto sotto), prima di imporsi come principale avversario degli islamisti nella Tunisia post-rivoluzionaria. Ritornato al centro della scena grazie alla rivoluzione che ha spodestato il Presidente Zine el-Abidine ben Ali nel gennaio 2011, questo avvocato di formazione, il cui partito secolarista Nidāʾ Tūnis (L’Appello della Tunisia) ha vinto le elezioni parlamentari del 26 ottobre scorso davanti agli islamisti di an‐Nahḍa, era stato nominato Primo Ministro ad interim nel febbraio 2011.

Padre di quattro figli, nato in una famiglia di Tunisi, aveva 30 anni quando la Tunisia ottenne l’indipendenza nel 1956. Sostiene di seguire il pensiero di Bourguiba, che chiama “visionario” e “fondatore dello stato moderno” e questo anche se aveva instaurato un regime autoritario che non tollerava alcuna critica. Durante le elezioni presidenziali l’ex Primo Ministro è stato il campione del “prestigio dello Stato”.

Ha al suo attivo l’aver condotto il Paese verso le prime elezioni libere della sua storia nell’ottobre del 2011, vinte da Ḥizb an‐NahḍaMa nel 2012 una denuncia che lo citava è stata presentata da rappresentanti di un movimento contrario a Bourguiba, gli Youssefisti (dal nome dell’indipendentista Ṣāliḥ ben Yūsuf), torturati all’epoca in cui Qāʾid as-Sabsī era Ministro dell’Interno. Lui spazza via queste critiche e giura di lavorare nel quadro rigoroso della Costituzione adottata a gennaio e che limita i poteri presidenziali per evitare un ritorno alla dittatura. “La Costituzione ci governa tutti. L’uomo di fronte a voi non è pronto ad uscire dai poteri che la Costituzione gli conferisce” ha assicurato.

Di fronte agli attacchi circa la sua età, poco rappresentativa di una rivoluzione guidata dai giovani, continua a ripetere che “la gioventù non è uno stato civile, ma uno stato d’animo”, assicurando ancora una volta di essere “in buona salute”. Tuttavia, ha rifiutato un dibattito con il suo avversario e la sua richiesta di esibire un certificato medico.

Il suo partito Nidāʾ Tūnis è una formazione eterogenea che ha richiamato uomini d’affari, intellettuali, sindacalisti e militanti di sinistra, ma anche uomini vicini al vecchio regime accomunati dall’opposizione agli islamisti. Gli ex membri del Tajammuʿ ad-Dustūrī ad-Dīmuqrāṭī (Raggruppamento Costituzionale Democratico), il partito neo-liberista disciolto di Ben Ali, “sono cittadini che (…) hanno il diritto di partecipare alla vita politica del nostro Paese. In caso contrario, è come aver tolto loro la nazionalità” ha detto Qāʾid as-Sabsī all’AFP.

Fondato appena due anni fa, Nidāʾ Tūnis si è rapidamente imposto sulla scena politica come il principale avversario di an‐NahḍaIl partito ha infatti incentrato la sua campagna per le legislative sull’opposizione agli islamisti, martellando durante le sue riunioni sulla tesi che an‐Nahḍa aveva “riportato indietro la Tunisia”. “Vogliamo uno Stato del 21° secolo, uno Stato di progresso. Ciò che ci separa da queste persone, sono 14 secoli” ama ripetere per scherzo, ma non senza disdegno, Qāʾid as-Sabsī.

Nidāʾ Tūnis, tuttavia, non ha escluso una collaborazione occasionale con loro dopo le elezioni; il suo leader ha comunque riconosciuto che “an‐Nahḍa è parte integrante della vita politica tunisina”. E Qāʾid as-Sabsī, che cosparge i suoi discorsi di versetti del Corano e di antichi proverbi tunisini, spesso tiene a ribadire che gli islamisti non hanno il monopolio dell’Islam in Tunisia.

Nonostante il suo successo alle legislative, Nidāʾ Tūnis è accusato dai suoi avversari di non avere altro programma che di far eleggere Qāʾid as-Sabsī, senza avere nessuna visione per il Paese. I suoi sostenitori, loro, vedono l’ex Primo Ministro come un uomo di Stato, l’unico a potere “bloccare” gli islamisti e ripristinare la stabilità e la sicurezza.

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