Elaborazione da fonte: Dawn.com, December 11th , 2014
L’Emiro del movimento teo-democratico Jamā‘at-e-Islami (Comunità Islamica), Siraj ul-Ḥaq Khan (a sinistra nella foto sopra, a destra il suo predecessore Syed Munawar Ḥasan), condannando il trattamento dei prigionieri da parte della CIA, ha detto mercoledì che vorrebbe sapere quanti Pakistani siano ancora sotto la custodia degli Stati Uniti nella Baia di Guantánamo e nella base aerea afghana di Bagram e ha esortato il governo a raccontare alla Nazione quali misure abbia assunto per rimpatriare i prigionieri pakistani detenuti.
Commentando un rapporto della Commissione d’Intelligence del Senato degli Stati Uniti sulle tattiche di interrogatorio della CIA, Ḥaq ha detto che l’ex Ambasciatore afghano in Pakistan Mullāh ‘Abd us-Salām Zaif aveva ricordato nel suo libro il trattamento riservato a lui e ad altri prigionieri a Guantánamo.
Ḥaq ha anche detto di aver conosciuto un uomo di Bajaur (nelle Aree Tribali di Amministrazione Federale del Pakistan) che ha trascorso tre anni e mezzo a Guantánamo. “È stato sottoposto a tale brutale tortura che ha perso la vista. Ha dovuto essere operato dopo il suo rilascio per ripristinare parzialmente la vista”. Il leader della Jamā‘at-e-Islami ha detto che l’uomo era andato in Afghanistan insieme con il leader di Tehrik-e-Nafaz-e-Sharī’at-e-Moḥammadi (Movimento per l’Applicazione della Legge Islamica) per combattervi gli invasori.
“Nessuno può nemmeno pensare di infliggere agli animali il tipo di trattamento che (gli Americani) hanno riservato agli esseri umani” ha detto Ḥaq, aggiungendo che gli Americani hanno dimenticato i diritti umani e la democrazia quando si è trattato di servire i propri interessi. Ha aggiunto che la CIA sfida persino il diavolo sottoponendo i prigionieri a tale tortura continua come il water-boarding e gli abusi fisici e negando loro il sonno. “Hanno umiliato e insultato l’umanità”.
Il Capo della Jamā‘at-e-Islami ha chiesto al Presidente Barack Obama, alla CIA e a tutti coloro che sono coinvolti in tali pratiche di presentare le scuse alle vittime di tortura e di garantire che questo non accada di nuovo. Ha anche invitato gli Stati Uniti a chiudere “i centri di tortura” e ha sollecitato gli attivisti per i diritti umani ad alzare la voce contro la tortura dei prigionieri.