La tesi del “rapimento” sostenuta dal Presidente del Consiglio al Cairo viene preceduta e seguita dalla testate italiane, in controtendenza rispetto alla prudenza della stampa internazionale. Così il giornalismo italiano (tranne eccezioni) interpreta la propria indipendenza
Oggi sappiamo che il soldato israeliano Hadar Goldin è morto dopo un’azione nel sud della Striscia di Gaza. Ma per due giorni, l’1 e il 2 di agosto, la maggior parte delle testate italiane (con qualche eccezione come Il Sole 24 Ore, Huffington Post.it e Euronews.it) ha avallato la strana tesi che il soldato in questione fosse stato “rapito”, “sequestrato” o “preso in ostaggio”, probabilmente da Ḥamās. Come se durante una guerra l’eventuale cattura di un combattente di una forza di occupazione in territorio nemico possa mai rientrare nelle categorie del rapimento o del sequestro e non in quella dei prigionieri di guerra. Così facendo, tra l’altro, il militare in questione sarebbe stato sottratto alle tutele previste dalla Terza Convenzione di Ginevra del 1949 sui diritti dei prigionieri di guerra. Perché a Gaza (ma forse ancora non è chiaro) è in atto una guerra, di aggressione per alcuni, di difesa per altri, ma pur sempre guerra con migliaia di vittime.
Veramente irresponsabile! Tanto più quando questa opinione è fatta propria da uno Stato per bocca del proprio Presidente del Consiglio.
Ma quel che è gravissimo è l’omologazione delle testate giornalistiche (da quelle televisive, a quelle online, alla carta stampata) e delle agenzie di stampa a quella che è sembrata una direttiva emanata dagli organi politici. Bell’esempio di indipendenza e di deontologia professionale! Sintomo di un’Italia ormai indirizzata verso l’ininfluenza sul piano internazionale e verso l’acritica replica di slogan imposti da poteri dissimulati e assorbiti da una coscienza civile ormai semi-addormentata.
Islamicworld.it presenta di seguito un quadro esemplificativo di come le suddette testate hanno dato notizia della vicenda del soldato Goldin, definendolo “rapito”, “sequestrato” o “preso in ostaggio”, qualche volta nel titolo, qualche altra nel corpo dell’articolo. A seguire, il quadro di alcune testate internazionali in cui si parla di “captured”, “seized” o “missing soldier”. Da notare che, tra queste, figurano perfino alcuni giornali israeliani e siti o giornali di proprietà ebraica.
Come al solito, la stampa italiana si dimostra più realista del Re! Ma, d’altronde, la paga è buona e comunque … tengono famiglia!
Soldato rapito, sequestrato o ostaggio
Captured, seized or missing soldier