di Elisabete Azevedo-Harman, Research Fellow, Africa Programme
Libera traduzione da: Chatam House, The Royal Institute of International Affairs, Tuesday 20 May 2014
Le recenti elezioni in Guinea-Bissau hanno mantenuto la promessa di portare a termine un lungo periodo di instabilità. I compiti imperativi del Paese sono ora di costruire un governo inclusivo, di mettere ordine nelle sue Forze Armate e di impegnarsi nuovamente con la comunità internazionale.
La Guinea-Bissau colleziona notizie di colpi di stato e di traffico di stupefacenti, ma il 18 maggio circa il 78% dei suoi elettori ha votato nel secondo turno di elezioni presidenziali inclusive e pacifiche. Il mese prima, l’89% dei votanti ha eletto un nuovo Parlamento. L’elezione di José Mário Vaz come Presidente e Domingos Simões Pereira come Primo Ministro è un’opportunità per la Guinea-Bissau di allontanarsi da instabilità e stagnazione economica. Un’elevata affluenza in queste elezioni ha dimostrato la determinazione dell’elettorato a porre fine all’instabilità pluridecennale, incluso un colpo di stato nel 2012 che aveva inaugurato un governo di transizione, rivelatosi impopolare e inefficace nel corso degli ultimi 25 mesi.
Un governo inclusivo, non necessariamente condivisione del potere
Il Presidente Mário Vaz e il Primo Ministro Domingos Simões Pereira sono stati eletti con il sostegno del PAIGC (il partito della liberazione dai Portoghesi). Anche se il PAIGC è il chiaro vincitore, deve evitare il trionfalismo. Per affrontare le molteplici sfide che ha ereditato, il nuovo governo dovrà essere inclusivo, attingendo a tutta la società di Bissau, anche ai gruppi religiosi, ai gruppi giovanili ed etnici, come i Balanta (coloro che resistono, n.d.t.), che ritengono che vi sia discriminazione politica nei loro confronti e in queste elezioni hanno sostenuto principalmente i candidati perdenti.
La necessità di un governo inclusivo non significa un accordo di condivisione del potere. Il partito al governo e l’opposizione devono essere tenuti distinti. In questo contesto fragile i partiti politici e l’Assemblea Nazionale devono essere rafforzate. Un approccio inclusivo, in cui governo e partiti di opposizione convivono all’interno delle istituzioni politiche esistenti, offre la migliore speranza di cementare le fragili conquiste realizzate nelle urne e di consentire un governo più capace di proporre in modo efficace le sue politiche di sviluppo.
Raggiungere un equilibrio tra l’impunità e l’immunità dei militari
Una questione particolarmente spinosa rimane quella dei militari, che hanno svolto un ruolo destabilizzante nella politica di Bissau nel recente passato. Alcuni di loro sono stati anche associati con la criminalità organizzata transnazionale. Nelle ultime settimane ci sono stati appelli nazionali e internazionali ai militari ad accettare i risultati delle elezioni. Questo non è sufficiente, in quanto i militari dovranno essere certi che non saranno oggetto di una caccia alle streghe politica.
Le Forze Armate sono state accusate di colpi di stato, di violazioni dei diritti umani e di coinvolgimento in attività come la pesca illegale e il narcotraffico. Il Capo delle Forze Armate Antonio Indjai è accusato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di presunta agevolazione del traffico di cocaina tra Colombia, Europa e Stati Uniti. Indjai teme la transizione del potere e potrebbe ancora destabilizzare il Paese. Si dice che disponga di gruppi armati di giovani miliziani sotto il suo comando che possono essere indotti a fomentare violenza e instabilità.
Una sorta di compromesso politico dovrà essere faticosamente raggiunto. Le Forze Armate dovranno offrire garanzie che non continueranno a intervenire nella politica interna e che non manterranno i loro legami con la criminalità organizzata. Non è un compito facile e solo un governo con un solido mandato nazionale, appoggiato dal sostegno regionale e internazionale per la riforma del settore della sicurezza, trova una possibilità di successo. Potrebbe essere necessario un ammorbidimento del mandato di cattura statunitense su Antonio Indjai, magari segnalando attraverso i canali diplomatici che non sarà perseguito attivamente finché rimane a Bissau.
Il ruolo della comunità internazionale
Il sostegno della comunità internazionale al processo elettorale è stato esemplare, soprattutto attraverso il coinvolgimento di diplomatici africani di alto rango, tra cui gli ex Presidenti Amos Sawyer della Liberia, António Mascarenhas Monteiro di Capo Verde e, guidando la missione dell’Unione Africana, Joaquim Chissano del Mozambico. Queste persone eminenti hanno fornito mediazione e prevenzione dei conflitti, oltre che osservazione.
Il prossimo passo per la comunità internazionale è quello di impegnarsi in modo coordinato con il nuovo governo. Le questioni da affrontare comprendono la rinegoziazione del debito, la riforma del settore della sicurezza, la ripresa degli aiuti e il sostegno complessivo alla costruzione delle strutture statali. C’è una chiara urgenza con cui devono essere soddisfatte queste esigenze, che sarebbe meglio esaudire attraverso uno sforzo coordinato e chiaramente assegnato da parte di tutti i competenti organismi regionali e internazionali. La competenza di questi sforzi, tuttavia, deve essere assegnata al nuovo governo della Guinea-Bissau.
Nonostante sforzi internazionali già parsimoniosamente dispensati in tutta la regione e una stanchezza comprensibile, con precedenti false partenze a Bissau, questa è un’opportunità da non perdere. L’alternativa rischierebbe che la fragile Guinea-Bissau sia ancora una volta emarginata e sfibrata, aperta alla rinnovata penetrazione della criminalità organizzata transnazionale, ponendo di nuovo una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale. L’affluenza elettorale eccezionalmente elevata è un appello inequivocabile ad un nuovo inizio, che la comunità internazionale non dovrebbe ignorare.
