L’opposizione e i sostenitori di Morsi mettono in dubbio i risultati elettorali. Gli Stati Uniti non commentano ancora la vittoria di Sīsī.
Elaborazione da fonti: Stephen Kalin and Maggie Fick in Reuters, Thu May 29, 2014, 4:30 pm EDT; Hagar al-Dosoki in Anadolu Agency, 29 May 2014, 17:15; The Daily Star Lebanon, May 30, 2014, 12:11 PM
Le prime elezioni presidenziali egiziane post-Morsi si sono concluse in ritardo mercoledì, dopo tre giorni di votazioni. Le elezioni presidenziali erano il secondo passo sulla tabella di marcia della transizione egiziana, che è stata dichiarata il 3 luglio, al momento del rovesciamento del Presidente Moḥammed Morsi, il primo Presidente liberamente eletto dell’Egitto.
L’ex Capo delle Forze Armate egiziane ʿAbd al-Fattāḥ Ḫalīl as-Sīsī ha conseguito una vittoria schiacciante, ma una bassa affluenza alle urne minaccia di privarlo del chiaro mandato di cui ha bisogno per stabilizzare l’economia, oltreché sollevare domande circa la credibilità di un uomo idolatrato dai suoi sostenitori come un eroe che può assicurare stabilità.
I risultati di tutti i 13.893 seggi elettorali egiziani hanno mostrato che Sīsī ha vinto con circa 23,5 milioni di voti. Secondo un riscontro dell’Agenzia Anadolu, Sīsī ha ottenuto un travolgente 96,7% dei voti validi, mentre il suo concorrente Ḥamdīn Ṣabāḥī, candidato del movimento di sinistra Corrente Popolare Egiziana e capofila del laicista Fronte di Salvezza Nazionale, ha conquistato solo 791.153 voti (il 3,3%). Il 3,7% dei voti è stato dichiarato nullo.
Sīsī e Ṣabāḥī erano gli unici due candidati in gara.
I risultati ufficiali dovrebbero essere annunciati dalla Commissione Elettorale Presidenziale entro il 5 giugno.
Secondo il governo, l’affluenza alle urne è stata del 46% circa sui 54 milioni di elettori, meno di 40 milioni di voti, ossia l’80% dell’elettorato che Sīsī aveva chiesto la settimana scorsa. È stata anche inferiore al 52% di affluenza garantito nelle elezioni presidenziali del 2012 da Moḥammed Morsi, il leader islamista che Sīsī ha spodestato l’anno scorso.
Tuttavia, il blocco favorevole alla democrazia ha messo in dubbio i risultati, dicendo che solo il 10% degli elettori iscritti è andato alle urne. Molti Egiziani dicono che gli elettori sono rimasti a casa a causa del malcontento tra i giovani liberali per la soppressione delle libertà e della richiesta di boicottaggio da parte degli Islamisti. La Fratellanza Musulmana ha respinto l’elezione, descrivendola come un’estensione della presa del potere da parte dell’Esercito. L’elezione è stata ampiamente boicottata anche dai gruppi giovanili contrari alla candidatura presidenziale del Generale dell’Esercito.
Nel tentativo di incoraggiare il voto, il governo aveva dichiarato giorno festivo il martedì, secondo giorno di votazione. In seguito, la Commissione Elettorale aveva esteso di un giorno supplementare il voto di due giorni, iniziato lunedì. Subito dopo, sulle elezioni è caduta una cortina e migliaia di sostenitori di Sīsī sono scesi in piazza in tutto il Paese per festeggiare.
Ṣabāḥī ha ammesso la sconfitta, ma ha respinto le cifre ufficiali di affluenza come troppo elevate, chiamandole “un insulto all’intelligenza degli Egiziani”.
La posta in gioco è alta per Sīsī, in un Paese dove le proteste di piazza hanno contribuito a rovesciare due Presidenti in tre anni. Lo scorso luglio Sīsī aveva condotto l’Esercito a spodestare Morsi. Mentre gli oppositori descrivono il rovesciamento di Morsi come “golpe militare”, i sostenitori di Sīsī lo chiamano “rivoluzione sostenuta dai militari”.
Dopo una serie di interviste televisive che ha rilasciato prima del voto, molti Egiziani ritengono che Sīsī non abbia enunciato una chiara visione di come avrebbe affrontato i problemi dell’Egitto, effettuando, invece, un appello generale a lavorare sodo e ad essere paziente. Ha presentato piani vaghi per assestare l’economia, la quale soffre per la corruzione, l’elevata disoccupazione e un ampliamento del deficit di bilancio, aggravato da sovvenzioni ai combustibili che potrebbero costare quasi 19 miliardi di dollari nel prossimo anno fiscale. Gli investitori vogliono che Sīsī ponga fine alle sovvenzioni energetiche, imponga un regime fiscale chiaro e dia indicazioni sulla direzione dei tassi di cambio.
“Nel complesso, l’affluenza debole alle urne renderà più difficile per Sīsī imporre quelle dolorose riforme economiche che le istituzioni internazionali e gli investitori reclamano” ha detto Anna Boyd, analista londinese di IHS Jane’s, la casa editrice britannica specializzata in trasporti e mondo militare.
L’indice azionario .EGX30, che mercoledì è sceso del 2,3% mentre alcuni operatori affermavano che l’affluenza è stata una delusione, giovedì ha chiuso a -3,45%, dopo che il Ministro delle Finanze aveva approvato una tassa del 10% sui profitti del mercato azionario. Sul mercato nero la sterlina egiziana si è leggermente indebolita.
I critici temono che Sīsī sarà un altro autocrate, che salvaguarderà gli interessi dell’Esercito, annullerà le speranze di democrazia e amministrerà male l’economia.
Sīsī gode dell’appoggio delle Forze Armate e del Ministero dell’Interno, così come quello degli uomini d’affari che hanno prosperato sotto Mubārak e sono ancora molto influenti. Ha anche il sostegno di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait, che vedono la Fratellanza Musulmana di Morsi come una minaccia esistenziale. Gli Stati arabi del Golfo hanno immesso miliardi di dollari in Egitto per mantenere a galla l’economia.
“L’Egitto e l’Arabia Saudita possono lavorare insieme per affrontare le minacce, sia interne come la Fratellanza Musulmana, sia esterne come l’Iran e i suoi sostenitori nell’area” ha detto Moḥammed Zulfa, membro del Consiglio della Shura dell’Arabia Saudita, un organismo designato che consiglia il governo. L’Arabia Saudita ha anche formalmente dichiarato la Fratellanza Musulmana come organizzazione terroristica, con una mossa che ha aumentato la pressione sul Qatar, il cui sostegno per il gruppo ha scatenato una lite con le Monarchie del Golfo. Riyāḍ teme la Fratellanza, le cui dottrine islamiste sfiderebbero il principio saudita di dominio dinastico e che è sospettata di creare consenso all’interno del Regno sin dalle rivoluzioni arabe.
La Fratellanza, bandita in Egitto come gruppo terroristico ma che si ritiene abbia circa un milione di affiliati, è stata devastata da una delle repressioni più dure della sua storia. I suoi principali leader, tra cui Morsi, sono sotto processo e potrebbero subire la pena di morte.
Giovedì gli oppositori delle autorità provvisorie egiziane hanno espresso dubbi sui risultati preliminari delle elezioni presidenziali appena concluse. Alcuni critici hanno descritto l’elezione come “satira”, dicendo che i risultati ufficiosi degli scrutini contraddicono la situazione sul terreno.
Venerdì mattina i sostenitori del deposto Presidente Morsi hanno organizzato manifestazioni per protestare contro i risultati ufficiosi delle elezioni presidenziali. Manifestanti, sventolando bandiere tra cori contro la polizia e i militari, hanno messo in scena diverse manifestazioni nelle Provincie centrali di al-Minyā e Banī Suwaif. I manifestanti innalzavano il simbolo di Rabi`a, che commemora l’uccisione di centinaia di sostenitori di Morsi a metà agosto, durante la dissoluzione violenta dei loro accampamenti di protesta al Cairo. Manifestazioni simili e catene umane sono state organizzate nelle città sul Canale di Ismā’īliyya e Suez e nella città costiera di Alessandria.
Le manifestazioni di venerdì facevano parte di una settimana di dimostrazioni indette dall’Alleanza Nazionale per la Difesa della Legittimità (pro-Morsi). “Sīsī e quelli che sono con lui devono ammettere che l’Egitto è contro di loro e il dr. Moḥammed Morsi è il loro Presidente e il Presidente di tutti gli Egiziani” recita un comunicato. “L’esito elettorale annunciato contraddice l’ affluenza alle urne. La maggior parte della popolazione, insieme con i sostenitori dell’Alleanza, ha boicottato le elezioni” ha detto Magdi Qorqor, portavoce dell’Alleanza, rendendo noto che stime dell’Alleanza hanno valutato l’affluenza alle urne solo tra il 10 e il 12%. “Questa elezione ha usurpato la volontà della popolazione, così come il colpo di stato aveva fatto prima con tutte le elezioni svoltesi in Egitto fin dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011” ha detto.
Nel frattempo, Libertà e Giustizia, il partito della Fratellanza Musulmana, ha detto che la popolazione ha manifestato la sua opposizione alle attuali autorità, rimanendo lontano dalle urne. Il Partito ha detto che il boicottaggio pubblico delle elezioni ha inferto un duro colpo alle richieste da parte delle autorità provvisorie, che avevano il monopolio sul sostegno pubblico.
Lo stesso messaggio è stato diffuso dal partito centrista Forte Egitto di ʿAbdel-Munʿim Abū’l-Futūḥ, il quale ha detto che il boicottaggio pubblico delle elezioni ha messo in dubbio affermazioni dei media che l’opinione pubblica si sia unita sugli ultimi sviluppi politici in Egitto. “Ciò dimostra che questa unità non è altro che realizzazione mediatica” ha detto il partito in un comunicato. “Le persone non possono più accettare le menzogne dei media, che provano a glissare sulla realtà in campo” ha aggiunto il partito.
Il movimento giovanile di protesta civile 6 aprile, che si oppone alle attuali autorità, ha descritto i dichiarati risultati elettorali come “bugie”. “I rapporti della società civile in merito alle elezioni dicono che 12 milioni di persone al massimo hanno partecipato all’evento” ha detto Moḥamed Youssef, membro dell’Ufficio Politico del movimento. Ha detto che il suo movimento continuerà a mantenere la campagna Against You – che ha lanciato contro Sīsī poche settimane fa – anche dopo che questi si sarà insediato ufficialmente come Presidente.