Elaborazione da fonte: Al Jazeera, 06 Oct 2013, 17:16
Con la chiusura delle candidature di domenica, circa 20 candidati alla Presidenza risultano iscritti per le elezioni del 5 aprile, il primo voto indipendente organizzato in Afghanistan senza assistenza straniera diretta. Due uomini considerati favoriti per le elezioni presidenziali in Afghanistan sono stati gli ultimi a presentare le loro candidature, rientrando nei termini per poche ore.
Tra scene caotiche al di fuori della sede della Commissione Elettorale Indipendente a Kabul, Qayum Karzai (nella foto), fratello maggiore di Hāmid Karzai, ha presentato i suoi documenti solo qualche momento prima, mentre la polizia bloccava i suoi sostenitori a causa del sovraffollamento. È stato l’ultimo dei principali candidati ad iscriversi, arrivando ore dopo che un altro candidato importante, il politologo e antropologo pashtun Ashrāf Ghani Aḥmadzai, aveva presentato i documenti. Il Presidente Karzai, che non ha il diritto di correre per un terzo mandato consecutivo, al fratello dovrebbe tuttavia preferire l’islamista Ustad ʿAbd ar-Rabbi Rasūl Sayyaf, leader dell’Organizzazione della Da’wa Islamica di Afghanistan. Anche il medico riformista ‘Abdullāh ‘Abdullāh, già Ministro degli Esteri e secondo classificato dopo Karzai nelle elezioni del 2009, è tra i favoriti sin dall’inizio.
I candidati alle elezioni sono un mix di personaggi afghani di potere del passato e del presente, signori della guerra con una inconfessabile storia, tecnocrati e alcuni outsider politici. Devono aver ricevuto almeno 100.000 firme di appoggio alle candidature, le quali saranno esaminate l’11 novembre dalla Commissione Elettorale Indipendente prima dell’approvazione definitiva. Sono inoltre tenuti a indicare due Vice Presidenti. Tutti i candidati hanno cercato di formare tickets che tentano di unificare una scena politica etnicamente litigiosa e caratterizzata da clientelismo e alleanze tra l’élite, che può rastrellare voti tra i vari gruppi etnici del Paese.
La popolazione di 31 milioni di abitanti è all’incirca pashtun per il 42 %, tadzhika per il 27 %, hazara e uzbeka per il 9 % ciascuna, con la presenza di altre etnie minori.
Miliardi di dollari promessi all’Afghanistan sono finalizzati acché il governo promuova elezioni trasparenti e credibili, una sfida per un Paese affetto da clientelismo e corruzione e con una persistente insurrezione talebana.
Da parte loro, i Tālibān hanno suggerito agli Afghani di non votare e hanno dichiarato di non riconosce il processo elettorale.